14 May, 2025 - 15:30

Un ritorno alle radici: lo chef Sauro Scarabotta di Gubbio porta il Brasile nel cuore dell'Umbria

Un ritorno alle radici: lo chef Sauro Scarabotta di Gubbio porta il Brasile nel cuore dell'Umbria

C'è un filo tenace e profumato che lega Gubbio a San Paolo del Brasile. Non è fatto di seta o d'acciaio, ma di memoria, di sapori, di identità. A tessere questo filo è Sauro Scarabotta, chef eugubino trapiantato da anni nel cuore del Sudamerica, ma sempre legato alla sua terra d’origine con la fedeltà di chi sa da dove viene e cosa vuole raccontare.

Nel 2024, Tag24 aveva già dedicato a lui un articolo incentrato sul piatto simbolo del suo percorso umano e professionale: il friccò, antica pietanza umbra che Scarabotta ha elevato a manifesto culturale aprendo a San Paolo il ristorante omonimo, un angolo di Umbria nel cuore brasiliano. Il friccò, con la sua mescolanza di carni, aromi e lunghe cotture, è diventato per Scarabotta più di un piatto: è un racconto.

Ed è proprio un racconto quello che Scarabotta ha deciso di far vivere in Umbria, portando con sé 18 turisti brasiliani, clienti affezionati del suo ristorante, per un viaggio di 7 giorni che ha avuto in Gubbio il suo cuore pulsante, ma che ha toccato anche Perugia, Assisi, Orvieto, il lago Trasimeno, la Cascata delle Marmore e il lago di Piediluco.

Due giorni a Gubbio: tra pietra, ceramica e tradizione viva

I primi due giorni sono stati interamente dedicati a Gubbio, la città natale di Sauro. I visitatori brasiliani hanno potuto apprezzare la bellezza della città romana e medievale, camminando tra vie di pietra, salendo in funivia sul Monte Ingino, partecipando a una lezione di cucina, visitando botteghe di artigiani ceramisti e scalpellini, per scoprire come la mano dell'uomo continui a plasmare con passione la materia.

Indimenticabile anche la degustazione di vini a Castel d’Alfiolo e la caccia al tartufo, momenti che hanno reso tangibile il legame tra territorio, cucina e identità.

Uno dei passaggi più emozionanti è stato l’incontro con i Serenologhi, custodi del repertorio musicale della tradizione eugubina, che hanno aperto il loro album di brani inediti e antichi, offrendo ai visitatori un’esperienza sonora unica e profondamente locale.

L’Umbria, uno scrigno da aprire

Dopo Gubbio, il gruppo si è spostato alla scoperta delle altre meraviglie dell’Umbria. A Perugia, capitale regionale, arte e storia si sono intrecciate con l’aroma del cioccolato e la grande architettura.

Assisi, la città di San Francesco, ha commosso molti dei partecipanti, molti dei quali cattolici devoti: le basiliche, le pietre rosate, l’atmosfera sospesa tra silenzio e sacralità hanno lasciato un segno profondo.

A Orvieto, è stato il gotico del Duomo e la meraviglia del pozzo di San Patrizio a impressionare gli ospiti, mentre il lago Trasimeno, con i suoi borghi e le atmosfere rilassate, ha offerto un contrappunto dolce e panoramico. Non sono mancati gli scorci mozzafiato della Cascata delle Marmore e il verde tranquillo del lago di Piediluco.

Un ponte tra due mondi

L’iniziativa di Scarabotta non è stata solo un viaggio turistico. È stata una missione culturale, affettiva, educativa. In un mondo dove tutto sembra omologarsi, riportare all’esperienza viva un gruppo di stranieri, attraverso i sensi e le emozioni, è un atto quasi profetico.

In molti, durante il soggiorno, hanno detto di sentirsi "a casa", pur essendo a migliaia di chilometri dalla propria. Merito dell’ospitalità umbra, certo. Ma soprattutto, merito di un cuoco che non ha mai smesso di essere anche un narratore.

Ritorno per la Festa dei Ceri

Dopo 25 anni, Sauro Scarabotta è tornato a Gubbio per vivere la Festa dei Ceri, la celebrazione più intensa e identitaria della città. Non è stato un ritorno nostalgico, ma una riappropriazione viva delle radici, in un momento in cui la città esplode di colori, voci e fede.

I suoi ospiti brasiliani, pur non comprendendo tutto del rito, ne hanno percepito la potenza simbolica, la coralità, la sacralità. È bastato poco per capire che quella non era solo una festa: era una forma di appartenenza incarnata.

Un progetto da ripetere

Il successo dell’iniziativa ha già acceso il desiderio di ripeterla. Scarabotta sta già pensando a una nuova edizione, magari più lunga, più strutturata, con un focus ancor più forte sull’esperienza gastronomica e artigianale umbra. E non solo per brasiliani: l’obiettivo è far dialogare i territori, accorciare le distanze, far viaggiare le identità senza perderle.

In un mondo dove i cuochi diventano star televisive, Scarabotta è rimasto fedele alla sua idea: la cucina come lingua della memoria. E oggi quella lingua ha parlato in portoghese, ma con accento eugubino.

AUTORE
foto autore
Mario Farneti
condividi sui social
condividi su facebook condividi su x condividi su linkedin condividi su whatsapp
ARTICOLI RECENTI
LEGGI ANCHE