02 Aug, 2025 - 11:45

Umbria, il turismo corre a due velocità: Perugia prende quota, Terni cerca la strada e rincorre

Umbria, il turismo corre a due velocità: Perugia prende quota, Terni cerca la strada e rincorre

La sveglia è suonata. Il turismo umbro ha lasciato alle spalle i numeri neri della pandemia, ma la strada verso una competitività strutturale resta in salita. Perugia corre, Terni rincorre. Due province, due velocità, un sistema che cresce ma fatica ancora a trovare il proprio posto nel panorama nazionale. Il quadro emerge nitido dal report Dataview - Il barometro dell'economia territoriale, realizzato da Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne con la Camera di Commercio dell'Umbria.

Oltre il Covid, ma con fragilità strutturali ancora evidenti

I numeri raccontano di una regione che ha saputo ripartire dopo il Covid, con presenze turistiche in crescita e una destagionalizzazione virtuosa. Ma dietro la facciata positiva si nascondono fragilità che non possono essere ignorate: l'universo AirBnb langue, il peso economico del settore resta modesto, la competitività nazionale è ancora un miraggio.

"Il turismo è una delle leve più potenti della nostra economia", osserva Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell'Umbria. "Se consideriamo anche l'indotto - trasporti, cultura, commercio, servizi - il suo peso sul Pil umbro si moltiplica ben oltre quanto indicano i dati sul solo alloggio e ristorazione".

Perugia cerca l'accelerazione, Terni insegue nella classifica dei numeri assoluti

Il confronto provinciale disegna una mappa precisa delle disparità. Perugia si muove con maggiore agilità, conquistando posizioni di rilievo in alcuni parametri chiave. Nel rapporto tra presenze turistiche e superficie consumata - indicatore che misura l'efficienza del territorio urbanizzato - il capoluogo regionale si piazza al 41° posto nazionale con 16.819 presenze per chilometro quadrato. Un risultato che la colloca nella parte medio-alta della classifica italiana.

Terni, invece, arranca al 63° posto con appena 9.350 presenze, la metà del dato perugino con un terzo del territorio a disposizione. Una distanza che fotografa capacità attrattive ancora sottotono e margini di miglioramento considerevoli. Ma che in valori assoluti rappresenta un dato che può generare fraintendimenti.

Ma è sulla crescita post-pandemica che l'Umbria può sorridere. La variazione delle presenze turistiche 2019-2024 premia entrambe le province: Perugia segna un +15,15% che vale il 23° posto nazionale, Terni risponde con un +11,50% e si posiziona al 33° posto. Numeri che certificano non solo il recupero, ma il superamento dei livelli pre-Covid.

"Tra il 2019 e il 2024 le presenze turistiche sono cresciute in modo netto, segnando un balzo importante per l'intero sistema regionale", sottolinea Mencaroni. "Anche il 2025 sta registrando numeri molto incoraggianti, trainati in parte dal Giubileo".

Il paradosso degli alloggi brevi: tanti spazi, poche prenotazioni

C'è un dato che fa ben sperare: la stagionalità del turismo umbro è contenuta. L'indice di concentrazione - basato sul coefficiente di Gini - misura quanto le presenze si distribuiscono nell'arco dell'anno. Più basso è il valore, meglio è. Perugia si attesta a 0,259 (37° posto), Terni a 0,253 (35° posto). È l'unico parametro in cui il Ternano supera il Perugino, segno di un turismo meno concentrato nei picchi estivi e potenzialmente più resiliente.

Ma è l'universo AirBnb a rivelare le crepe del sistema. Nel 2024, Perugia conta appena 2,02 alloggi medi annui disponibili per chilometro quadrato (50° posto), Terni si ferma a 1,48 (63° posto). Ancora più preoccupante è il tasso di occupazione: 22,21% per Perugia (65° posto), 20,74% per Terni (77° posto).

Tradotto: gli alloggi brevi ci sono, ma restano vuoti. Una inefficienza che lascia sul tavolo opportunità concrete di crescita e reddito.

La destagionalizzazione funziona, ma l'economia del breve periodo balbetta

Il peso economico del turismo sul Pil provinciale completa il quadro delle difficoltà. L'incidenza del valore aggiunto di alloggio e ristorazione si ferma al 3,93% per Perugia (51° posto) e al 3,39% per Terni (70° posto). Numeri che collocano entrambe le province nella parte bassa della classifica nazionale, lontane dalle aree dove il turismo rappresenta davvero un motore economico strutturale.

"La sfida ora è capitalizzare questa fase, puntando su qualità, accoglienza, infrastrutture e promozione", avverte il presidente della Camera di Commercio. "L'Umbria ha potenzialità straordinarie per affermarsi come destinazione stabile, competitiva e sostenibile nel panorama nazionale e internazionale".

Il confronto con le 107 province italiane restituisce un'Umbria in movimento ma ancora alla ricerca della propria dimensione competitiva. La crescita c'è, la domanda aumenta, la destagionalizzazione funziona. Ma la capacità di trasformare i flussi turistici in ricchezza economica strutturale rimane il nodo irrisolto. Non basta esserci nel panorama turistico nazionale: bisogna pesare. E per pesare serve un cambio di passo che trasformi le potenzialità in risultati concreti.

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Federico Zacaglioni
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