In Umbria la pressione fiscale continua a salire, e le tasse sono sempre più alte: lo rivela l’Istat. Nel primo trimestre del 2024, infatti, la pressione fiscale ha raggiunto il 37.1% in tutta Italia, un bell’aumento dello 0.8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nonostante alcune buone notizie riguardanti l’aumento del reddito disponibile e del potere d’acquisto, il peso delle tasse rimane un argomento di grande preoccupazione. In questo articolo, analizziamo la situazione fiscale in Umbria e la confrontiamo con il resto del Paese.

Umbria, come mai si pagano più tasse 

In Umbria, la pressione fiscale si riflette nei dati relativi ai contribuenti Irpef. Terni e Perugia sono le città umbre che guidano la classifica regionale dei contribuenti Irpef, con Terni che supera di poco Perugia. I residenti di Terni dichiarano mediamente 21.504 euro e versano un’Irpef media di 4.721 euro, posizionandosi al 56esimo posto in Italia. Perugia segue al 58esimo posto, con un reddito medio dichiarato di 21.707 euro e un’imposta media di 4.709 euro.

Guardando i dati nazionali, c’è da tirare un sospiro di sollievo. Infatti, in Umbria, c’è sì una pressione fiscale significativa ma comunque inferiore rispetto ad altre regioni italiane. Il confronto tra Terni e Perugia mostra una situazione quasi paritaria, con differenze minime nei redditi dichiarati e nelle imposte versate. Questo può indicare una certa uniformità nella distribuzione del reddito e della tassazione all’interno della regione.

Un’analisi più approfondita dei dati mostra che a Siena, il versamento dell’Irpef sale a 5.167 euro, con un reddito dichiarato di 24.566 euro. Ad Arezzo, i residenti dichiarano mediamente 23.203 euro e versano 4.733 euro di Irpef, mentre a Grosseto si registrano 21.707 euro dichiarati e 4.576 euro versati. Questi dati, provenienti da città vicine e confrontabili con quelle umbre, forniscono un quadro più ampio della pressione fiscale in diverse aree dell’Italia centrale.

La situazione nel resto d’Italia

A livello nazionale, la pressione fiscale varia notevolmente da regione a regione. Milano detiene il triste primato con un’imposta media sui redditi delle persone fisiche pari a 8.527 euro. Seguono Roma con 7.092 euro e Monza-Brianza con 6.574 euro. Bolzano e Bologna completano la top five con rispettivamente 6.472 e 6.323 euro.

I residenti del Sud della Sardegna risultano essere i meno vessati, con un’imposta media di 3.338 euro. Il dato medio nazionale si attesta a 5.381 euro, secondo l’Ufficio studi della Cgia.

Nonostante l’alto livello di imposizione fiscale, ci sono anche segnali positivi per l’economia italiana. Il reddito disponibile delle famiglie è aumentato del 3,5% nel primo trimestre del 2024, mentre la spesa per i consumi è cresciuta dello 0,5%. La propensione al risparmio ha mostrato un incremento del 2,6% rispetto ai tre mesi precedenti, raggiungendo un valore complessivo del 9,5%. Anche il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto del 3,3%, un chiaro segnale che, nonostante la pressione fiscale, le famiglie italiane stanno recuperando terreno.

L’Istat spiega che “nonostante alcune battute di arresto nei trimestri precedenti, il potere d’acquisto delle famiglie prosegue il percorso di ripresa che, grazie al rallentamento della dinamica dei prezzi, era cominciato nel primo trimestre 2023. Prosegue inoltre la ripresa della propensione al risparmio delle famiglie, che aveva toccato il suo minimo storico nell’ultimo trimestre del 2022″.

Confrontando la situazione fiscale delle diverse città italiane, emerge chiaramente come le metropoli e le città del nord abbiano una pressione fiscale significativamente più alta rispetto al sud e ad alcune aree centrali come l’Umbria. Questo potrebbe essere attribuito a vari fattori, tra cui un reddito medio più elevato nelle regioni settentrionali, che si traduce in imposte Irpef più alte.

La differenza nella pressione fiscale tra le diverse regioni e città italiane riflette anche le disparità economiche esistenti nel Paese.