Il 23 settembre 2024 si è rivelato un giorno di sciopero su larga scala per la sanità privata, e l’Umbria non è stata da meno. In tutta Italia, lavoratori e lavoratrici hanno aderito allo sciopero indetto da Fp-Cgil, Fp-Cisl e Uil-Fpl, portando alla ribalta la questione dei contratti collettivi nazionali Aiop e Aris, bloccati ormai da anni. Anche in Umbria, una regione dove il settore sanitario privato gioca un ruolo significativo, la risposta è stata compatta e determinata.

Sciopero della sanità privata e del personale in Umbria

Alle 13 di oggi si è conclusa la protesta che ha visto protagonisti circa 600 lavoratori umbri del comparto sanitario privato. Le 12 strutture coinvolte nella regione hanno aderito in massa, rispondendo all’appello dei sindacati. Questi operatori hanno espresso un malcontento che da tempo cresce all’interno del settore, aggravato dall’interruzione delle trattative lo scorso giugno. La richiesta al centro della protesta è netta: “l’apertura immediata di un tavolo negoziale e costringendo le controparti datoriali ad affrontare un confronto volto al riconoscimento dei loro diritti economici e contrattuali”.

Questa richiesta arriva dopo mesi di silenzio e inattività sul fronte del dialogo tra sindacati e associazioni datoriali, con una situazione che si protrae da troppo tempo. Le lavoratrici e i lavoratori della sanità privata si trovano, di fatto, senza un aggiornamento contrattuale che tuteli adeguatamente i loro diritti economici e professionali, e questo ha creato un clima di crescente tensione e frustrazione.

Contratti bloccati e rivendicazioni salariali

Il nodo centrale della protesta, tanto in Umbria quanto a livello nazionale, riguarda il blocco dei contratti della sanità privata e delle Rsa. Le trattative per il rinnovo sono ferme ormai da diversi anni, creando una condizione insostenibile per chi opera in questo settore. “Abbiamo chiesto da mesi l’apertura dei tavoli: quello per il rinnovo del contratto sanità privata Aris Aiop, fermo al triennio 16/18, e quello per il nuovo contratto unico delle Rsa”, affermano le sigle sindacali. Le associazioni datoriali, però, hanno negato entrambe le richieste, adducendo come giustificazione la mancanza di finanziamenti da parte dello Stato. Questa risposta ha ulteriormente esasperato gli animi dei lavoratori e dei loro rappresentanti.

Le rivendicazioni dei sindacati si concentrano, in particolare, sulle differenze retributive tra chi opera nel settore privato e i professionisti della sanità pubblica. Le cifre non lasciano spazio a dubbi: gli operatori socio-sanitari che lavorano nelle strutture pubbliche godono di retribuzioni significativamente più alte rispetto ai loro colleghi del privato.

Un Asa o Ota nel pubblico, ad esempio, percepisce uno stipendio mensile di 1627,08 euro, mentre nella sanità privata sotto Aiop e Aris questa cifra scende a 1544,91 euro, e nelle Rsa il salario è ancora inferiore, attestandosi intorno ai 1315 euro. Anche per gli Oss la situazione è simile, con paghe orarie inferiori nel privato rispetto al pubblico.

Le richieste degli operatori umbri

In Umbria, i lavoratori del settore sanitario privato, sostenuti dalle organizzazioni sindacali, non chiedono soltanto l’adeguamento dei salari, ma anche il riconoscimento della loro professionalità e del ruolo fondamentale che svolgono nel sistema sanitario regionale. “Chiediamo che venga valorizzata l’attività svolta in questo delicato settore”, affermano i sindacati, sottolineando come i lavoratori della sanità privata siano parte integrante del sistema, spesso trattati come ingranaggi di seconda classe rispetto ai colleghi del pubblico.

L’urgenza di un adeguamento contrattuale è ancora più evidente se si considera che molte strutture sanitarie private in Umbria ricevono fondi pubblici per il loro funzionamento. Nonostante ciò, le retribuzioni dei lavoratori continuano a rimanere al di sotto degli standard previsti per il settore pubblico. I sindacati chiedono che venga revocato l’accreditamento alle strutture che non rinnovano i contratti o che applicano condizioni lavorative che non rispettano la dignità e i diritti del personale. Questa richiesta nasce dall’esigenza di mettere fine a una situazione che, per molti lavoratori, è diventata insostenibile.

Un settore sotto pressione

In Umbria, il sistema sanitario privato rappresenta una parte essenziale del Servizio Sanitario Regionale, con un numero significativo di professionisti impegnati quotidianamente nelle strutture. Questi lavoratori, spesso sottopagati rispetto ai colleghi della sanità pubblica, continuano a svolgere un ruolo essenziale nell’assicurare l’accesso alle cure e ai servizi medici per i cittadini.

Il quadro nazionale vede oltre 160.000 lavoratori impegnati nel comparto Aiop e Aris, distribuiti in 204 ospedali e migliaia di posti letto. In Umbria, come nel resto del Paese, l’assenza di un rinnovo contrattuale non fa che acuire le difficoltà di gestione delle strutture, già provate dalla crisi pandemica e dalle sfide legate al finanziamento pubblico. Per i sindacati, è necessario garantire a questi operatori “pari diritti e pari stipendi” rispetto ai colleghi del settore pubblico, ponendo fine a una disparità che mina la qualità del lavoro e, di conseguenza, la qualità dei servizi sanitari offerti.