Negli ultimi anni, il reddito delle famiglie umbre è aumentato, ma con un'andatura che sembra più quella di una passeggiata domenicale che di una corsa a ostacoli. Nel frattempo, il Nord Italia accelera, allargando il solco già profondo tra le due realtà economiche. L'Umbria ha registrato un incremento dell'11,3% tra il 2021 e il 2023, in linea con la media nazionale, ma questo non è sufficiente a ridurre il distacco dalle province più ricche, che continuano a galoppare.
I numeri del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne e Unioncamere non fanno che confermare ciò che tutti sanno: la regione tiene botta, ma non abbastanza da cambiare la partita. "L'Umbria sta crescendo, ma non abbastanza velocemente per accorciare il divario con le regioni più dinamiche del Nord Italia", commenta Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio dell'Umbria. Una verità che pesa sulle prospettive economiche di un territorio che rischia di restare inchiodato a uno sviluppo sempre troppo tiepido rispetto alle locomotive settentrionali.
Il reddito cresce, ma il potere d'acquisto evapora. In Umbria, tra il 2021 e il 2023, il costo della vita è schizzato del 14,2%, inghiottendo ogni tentativo di miglioramento economico per le famiglie. I salari sono aumentati, sì, ma a un ritmo troppo lento per stare dietro all'inflazione galoppante. I lavoratori dipendenti, già stretti tra stipendi fermi e spese in ascesa, hanno visto le loro retribuzioni crescere del 10,8% nello stesso periodo, un risultato fiacco rispetto all'11,8% della media nazionale e addirittura irrisorio rispetto agli incrementi superiori al 14% registrati in alcune province del Mezzogiorno.
Perugia, capoluogo dell'Umbria, nel 2023 ha registrato un reddito pro-capite di 22.204 euro, una cifra che la piazza al 45° posto tra le province italiane. Numeri che potrebbero sembrare dignitosi, se non fosse che, nel frattempo, il Nord continua a macinare ricchezza a una velocità decisamente superiore. Milano, per dire, si è attestata su un reddito pro-capite di 34.885 euro, mentre Bolzano ha toccato i 31.160 euro. Qui, invece, la crescita economica avanza a piccoli passi, senza mai dare l'impressione di poter fare il grande salto.
Se Perugia cerca almeno di restare in partita, Terni gioca una partita ancora più complicata. Nel 2023 il reddito disponibile pro-capite si è fermato a 19.957 euro, piazzandola al 68° posto nella classifica nazionale. Il reddito complessivo delle famiglie ternane è cresciuto solo del 9,3% tra il 2021 e il 2023, uno degli aumenti più modesti a livello nazionale. Un segnale chiaro di una provincia che arranca, alle prese con un sistema economico che fatica a reinventarsi dopo anni di gloria industriale ormai sbiadita.
"Perugia e Terni rappresentano due facce della stessa medaglia: da un lato, abbiamo una provincia che cerca di mantenere il passo, dall'altro una che fatica a trovare una nuova identità economica", sottolinea la nota della Camera di commercio dell'Umbria. Il rischio è che, senza una spinta decisa, entrambe finiscano ai margini di un'Italia che corre senza voltarsi indietro.
In Italia, i trasferimenti pubblici funzionano come una sorta di paracadute economico per molte regioni, ma il loro impatto varia sensibilmente. Nel Mezzogiorno, queste risorse pesano per il 40% sul reddito disponibile delle famiglie, un'ancora di salvezza che si riduce al 35% su scala nazionale. L'Umbria, invece, gioca con meno aiuti e deve cavarsela con strumenti meno incisivi, rimanendo indietro rispetto alle locomotive settentrionali che viaggiano con ben altri mezzi.
Nel frattempo, il Sud prova a rialzare la testa. In Sicilia, il reddito pro-capite è salito del 12,5% tra il 2021 e il 2023, toccando quota 16.907 euro. Un segnale che alcune regioni meridionali stanno rimettendosi in carreggiata, mentre l'Umbria rischia di restare impantanata in una crescita troppo lenta per chi ambisce a colmare il divario con il resto del Paese.