La burocrazia in Italia. L’inefficienza degli uffici. La lentezza delle pubbliche amministrazioni. Sono alcuni dei topoi che da sempre attorniano il Belpaese ma c’è qualcosa che va ben oltre il luogo comune. E quel qualcosa risiede in una struttura pesante ed antica che, spesso, rende difficili anche le cose più semplici. Come ritirare un passaporto o cambiare una carta d’identità. Un male che riguarda l’Italia in generale e, quindi, anche l’Umbria. Uno studio della CGIA di Mestre, infatti, ha messo in evidenza il flop della burocrazia e la bassa qualità della pubblica amministrazione umbra.
Pubblica amministrazione: flop Umbria
Secondo lo studio portato avanti dall’osservatorio, solamente nell’ultimo anno la produttività della pubblica amministrazione dell’Umbria ha ritrovato ossigeno dopo due lustri negativi. Secondo CGIA su dati Open civitas, infatti, su quattro quadranti che indicano l’indice di qualità della pubblica amministrazione dei comuni, né Perugia e né Terni ottengono la sufficienza. I dati sono riferiti al 2013 ma trovano conferma nel trend registrato negli anni successivi. L’Umbria, nello specifico, la troviamo in fondo alla classifica delle regioni del Centro Nord. Solamente il Lazio fa peggio.
Il confronto
L’edizione odierna del Corriere dell’Umbria incrocia i dati della CGIA di Mestre con altre fonti andando a trovare conferma del dato in oggetto: la pubblica amministrazione dell’Umbria è da bocciare. Secondo l’Institutional quality index dell’Osservatorio sui conti pubblici, che dà voti in base a cinque criteri – partecipazione dei cittadini, infrastrutture, rapporto tra economia e dipendenti della PA, efficienza della giustizia, corruzione – l’Umbria è al penultimo posto del Centro Italia. Peggio, sempre il Lazio.
Il punteggio di questo indice va da 0 a 1 e l’Umbria ha ottenuto un punteggio dell’ 0,71. Un dato non brillante ma comunque in crescita se pensiamo che nel 2004 si attestava intorno allo 0.60. Gli indicatori europei non fanno altro che confermare il dato negativo: l’index del 2021 dice che l’Umbria ha un valore di -0,73 sulla media Ue ed è al sesto quadrante sugli otto complessivi. Quindi, piuttosto in basso.
L’analisi
Ma torniamo all’analisi della CGIA di Mestre. In una nota ufficiale, infatti, leggiamo: “Secondo uno studio dell’OCSE6, l’inefficienza della nostra Pubblica Amministrazione ha delle ricadute negative sul livello di produttività delle imprese private. In buona sostanza, dai calcoli dell’Organizzazione ottenuti attraverso l’incrocio della banca dati Orbis del Bureau van Dijk e dei dati di Open Civitas emerge che la produttività media del lavoro delle imprese è più elevata nelle zone (Nord Italia) dove l’Amministrazione pubblica è più efficiente (sempre Nord Italia)”.
Lo studio restituisce, tra le altre cose, il quadro della riprova del grossolano gap che intercorre tra Nord e Sud Italia: “Sempre tra il 2000 e il 2021 anche le disparità tra il Nord e il Sud Italia sono aumentate. Analizzando il Pil pro-capite e fissando il dato al 2000 pari a 100, nel 2021 nel Centro l’indice è sceso a 93,8, nel Mezzogiorno si è attestato a 94,9, nel Nordest a 98,7 e nel Nordovest a 101,4. Comparando i risultati delle aree più ricche del Paese con quella più in difficoltà, registriamo che rispetto al Nordest, il Sud ha perso 3,7 punti e nei confronti del Nordovest addirittura 6,4 punti”.