In Umbria il tema del lavoro nei servizi a rete si accende su due fronti: da una parte V Reti Gas, a Foligno, con i letturisti rimasti senza occupazione e i sindacati pronti al presidio; dall’altra Asm Terni, dove la mancata proroga dei contratti a due lavoratori somministrati accende la polemica sulla precarietà strutturale nelle partecipate pubbliche. Uiltucs e Uil Umbria e, parallelamente, Cgil Nidil e Fp di Terni chiedono l’intervento delle istituzioni e dei soci pubblici per garantire diritti e continuità occupazionale.
Il passaggio di gestione del servizio di misurazione, manutenzione gas e prestazioni accessorie di V Reti Gas Srl si è trasformato in un caso sindacale. Dopo settimane di preoccupazioni, le paure si sono concretizzate: dei sette lavoratori impiegati da anni nel servizio, solo tre sono stati riassorbiti dall’azienda subentrante, e per di più con contratti a tempo determinato di un solo mese e due giorni di prova.
La denuncia arriva dalla Uiltucs e dalla Uil Umbria, che parlano di “manovra scellerata e sconsiderata, in violazione delle regole e delle normative che dovrebbero regolare i cambi d’appalto”. Secondo il sindacato, si tratta di “uno schiaffo in faccia all’esperienza e alle competenze maturate in anni di lavoro”.
Per i quattro esclusi, invece, si sono aperte le porte della disoccupazione. Una vicenda che, secondo le sigle sindacali, non può restare circoscritta a dinamiche aziendali. “Riteniamo tutto questo assurdo e inaccettabile - affermano i rappresentanti della Uiltucs- e per questo invitiamo le Istituzioni, a partire dai Comuni soci di V Reti, a vigilare e intervenire affinché la vita dei lavoratori non venga sacrificata alle logiche del profitto”.
La protesta è stata calendarizzata: mercoledì 1 ottobre dalle 10, davanti alla sede folignate di V Reti in via Palombaro 13, si terrà un presidio dei lavoratori e delle sigle sindacali. L’obiettivo è richiamare l’attenzione delle istituzioni locali e dei soci pubblici della società, perché si assumano le proprie responsabilità su una vicenda che tocca il cuore dei servizi essenziali.
Non meno delicata la situazione a Terni, dove l’attenzione si concentra sulla società partecipata Asm. In questo caso, al centro della contestazione ci sono due lavoratori somministrati che, pur operando in azienda da tempo in modo strutturale, si sono visti negare la proroga del contratto.
A lanciare l’allarme sono i segretari generali di Nidil Cgil, Barbara Silvestrini, e di Fp Cgil, Andrea Pitoni, che hanno parlato di “grande disagio e amarezza per la decisione dell’azienda, dopo le rassicurazioni ricevute a luglio circa il mantenimento dell’attuale quadro occupazionale almeno fino a fine anno”.
I due sindacalisti hanno chiarito che i lavoratori interessati non erano impiegati per sostituzioni temporanee o per coprire picchi di attività, ma inseriti stabilmente nella macchina organizzativa dell’azienda. “La situazione è ancora più spiacevole - hanno aggiunto - perché i livelli assunzionali previsti dalla normativa permetterebbero ampiamente di mantenerli in servizio”.
La vicenda, sottolineano i sindacati, mette in discussione il ruolo stesso delle partecipate pubbliche. “Vogliamo capire - hanno dichiarato Silvestrini e Pitoni- se l’Asm intenda incentivare la precarietà e il turn over o se invece voglia puntare a un lavoro stabile e dignitoso”.
Un precedente positivo era stato registrato lo scorso 1° gennaio, quando alcune stabilizzazioni erano state ottenute proprio dopo sollecitazioni della Cgil. Questa volta, però, la decisione di non prorogare i contratti non solo comporta la perdita immediata di due posti di lavoro, ma alimenta la preoccupazione per tutti i lavoratori somministrati, i cui contratti scadranno a dicembre.
“Se si vuole limitare il ricorso al lavoro somministrato - concludono i segretari - occorre stabilizzare i lavoratori e assumere con selezioni pubbliche, non certo lasciare a casa chi lavora stabilmente. L’Asm, come azienda partecipata, ha il dovere di agire con responsabilità sociale, trattandosi di un servizio sostenuto dalla fiscalità della comunità locale”.
I due casi – Foligno e Terni – hanno in comune lo stesso nodo irrisolto: il futuro del lavoro nelle aziende pubbliche che operano in settori strategici. Da una parte la gestione dei cambi appalto, che spesso scaricano il costo della competitività sui lavoratori più deboli; dall’altra l’uso della somministrazione come strumento che, in assenza di percorsi di stabilizzazione, rischia di consolidare precarietà anziché contrastarla.
Sindacati e lavoratori chiedono risposte chiare e l’intervento delle istituzioni locali. In gioco non c’è solo la sorte di pochi dipendenti, ma la tenuta di un modello di gestione dei servizi pubblici che dovrebbe garantire qualità, continuità e dignità del lavoro.