02 Aug, 2025 - 08:30

Umbria, al via Safe: 36 milioni per la salute dei migranti vulnerabili nei centri di accoglienza

Umbria, al via Safe: 36 milioni per la salute dei migranti vulnerabili nei centri di accoglienza

La sanità umbra si arma di nuovi strumenti per affrontare l'emergenza delle fragilità nascoste tra le pieghe dell'accoglienza. Il progetto Safe (Salute e accoglienza per le fragilità emergenti), presentato giovedì scorso negli eleganti saloni di palazzo Donini, disegna una mappa di interventi coordinati per dare risposte concrete ai 2.386 migranti presenti nelle strutture Cas regionali e ai 477 richiedenti asilo accolti nel sistema Sai.

Finanziato dal Fondo Fami 2021-2027, il progetto vede la Usl Umbria 1 nel ruolo di capofila, affiancata da un partenariato che intreccia pubblico e privato sociale: Usl Umbria 2, Anci Umbria, Cidis Impresa Sociale e Famiglia Nuova Società Cooperativa Sociale. Un intreccio di competenze che punta a colmare il vuoto assistenziale per una popolazione che porta con sé il peso di traumi spesso invisibili.

"Si tratta di un progetto importante, voluto e supportato dalla Regione Umbria", ha dichiarato Emanuele Ciotti, direttore generale della Usl Umbria 1. "Prevede una partnership tra pubblico e privato in cui le Usl umbre si occupano di potenziare ed aprire ambulatori per migranti. Ma l'aspetto più importante di questo progetto è la conoscenza dei servizi, che devono essere conosciuti e compresi".

La rete degli ambulatori si allarga: da Perugia a Foligno e Terni

I numeri raccontano una realtà complessa: nell'ambulatorio migranti del Distretto del Perugino sono stati seguiti oltre 100 pazienti nel 2024. Un precedente che ha fatto scuola, tanto che la Usl Umbria 2 ha deciso di replicare il modello aprendo due nuovi presidi nell'area folignate e ternana.

"Sono stati aperti due ambulatori nell'area del folignate e del ternano con l'obiettivo di dare prestazioni di prossimità", ha spiegato Simona Carosati, responsabile del Servizio di igiene e sanità pubblica della Usl Umbria 2. "L'Umbria è una terra di accoglienza e lo deve essere soprattutto per chi si occupa di salute".

Il progetto triennale si articola in cinque azioni strategiche, dalla creazione di Comitati integrati di Coordinamento territoriali (Cict) all'attivazione di un'Equipé mobile Multiprofessionale che raggiungerà direttamente le persone nei luoghi di accoglienza. Un approccio che ribalta la logica tradizionale: non più l'utente che cerca il servizio, ma il servizio che va incontro al bisogno.

Il modello umbro: governance multilivello per l'integrazione sociosanitaria

"Come presidente di Anci Umbria e come cittadino di questa regione, desidero ringraziare tutti i partner coinvolti in questo progetto", ha sottolineato Federico Gori. "Stiamo consolidando un modello di governance interistituzionale e multilivello, in cui i Comuni sono già protagonisti nell'ambito dell'accoglienza, ciascuno secondo le proprie competenze".

Il sistema di accoglienza regionale conta 16 progetti Sai attivi, di cui 10 per categorie ordinarie, 5 per minori stranieri non accompagnati e uno dedicato alle vulnerabilità. I 13 Comuni titolari spaziano da Castel Ritaldi a Terni, disegnando una geografia dell'accoglienza che tocca ogni angolo della regione.

Laura Panella di Cidis ha illustrato il contributo dell'organizzazione: "Un progetto che mette al centro tematiche sociali", con "attività di formazione ed orientamento dei servizi sanitari, alla costruzione di un think-tank regionale sul tema delle mutilazioni dei genitali femminili, ai percorsi di alfabetizzazione sanitaria con dei laboratori".

L'équipe mobile multiprofessionale, coordinata da Famiglia Nuova, avrà il compito di "incontrare le persone, a prescindere dalla patologia o fragilità presente per favorirne l'eventuale presa in carico", come ha spiegato Enrico Battini. "L'obiettivo è di garantire a queste persone il loro diritto alla salute da gestire in autonomia, in un'ottica educativa".

La presidente Stefania Proietti ha chiuso l'incontro con una riflessione sul valore dell'iniziativa: "Sono orgogliosa della nostra sanità pubblica. Con questo progetto affrontiamo una lacuna legata all'interconnessione tra migrazione e servizi di accoglienza. È un'iniziativa sperimentale pensata per creare un modello stabile di inclusione, in piena coerenza con i principi della Costituzione".

I numeri dell'emergenza: dall'Italia all'Umbria, una fotografia in movimento

Il fenomeno migratorio del 2025 disegna contorni precisi: 36.545 migranti sono approdati sulle coste italiane dal primo gennaio al 20 luglio, secondo il cruscotto statistico del Ministero dell'Interno. Tra questi, 6.545 minori stranieri non accompagnati rappresentano il volto più fragile di un'umanità in movimento. L'Umbria intercetta una quota significativa di questo flusso: la Provincia di Perugia ospita 1.697 persone nelle strutture Cas, mentre quella di Terni ne accoglie 689, per un totale che supera abbondantemente le duemila unità.

Il sistema a doppio binario dell'accoglienza mostra la sua complessità: dalle strutture di prima accoglienza gestite dalle Prefetture si passa ai 477 richiedenti inseriti nel circuito Sai, distribuiti tra 13 Comuni che hanno scelto di aprire le porte all'integrazione. Un solo progetto, con 6 posti complessivi, è specificamente dedicato alle vulnerabilità più acute, mentre 5 progetti si occupano esclusivamente di minori non accompagnati.

Il progetto Safe nasce dalla consapevolezza che circa il 70% dei richiedenti protezione internazionale presenta vulnerabilità psico-sociali, spesso conseguenza di esperienze traumatiche. Un dato che trasforma l'iniziativa da semplice progetto sanitario a laboratorio di integrazione sociale, dove la cura diventa ponte verso una cittadinanza piena.

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Federico Zacaglioni
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