06 Sep, 2025 - 12:33

In Umbria è produzione record di grano, ma i prezzi sono in caduta: i numeri della Borsa Merci

In Umbria è produzione record di grano, ma i prezzi sono in caduta: i numeri della Borsa Merci

Quantità e qualità non bastano se i prezzi scivolano. È la fotografia dell’annata cerealicola 2025 in Umbria: frumento duro e tenero crescono in volumi e presentano standard merceologici elevati, ma il mercato spinge verso il basso le quotazioni. Il risultato è un quadro in chiaroscuro, in cui i produttori vedono salire le rese e calare la redditività. Detto in modo semplice: la produzione di grano in Umbria cresce, ma i prezzi calano vertiginosamente: a Perugia la Borsa Merci registra ribassi e preannuncia ulteriori tagli già dalla prossima seduta.

Andamento di produzione del grano, qualità e prezzi: dove crescono i volumi in Umbria

La regione archivia una stagione positiva sul fronte produttivo. Secondo la Camera di commercio dell’Umbria, il frumento duro tocca quota 100 mila tonnellate, un livello che vale il +25% rispetto al 2014 e il 2,3% del totale nazionale. Anche il frumento tenero migliora, con un incremento meno marcato ma comunque significativo, in attesa della completa validazione dei dati.

A fare la differenza non è solo la quantità: la merce risulta competitiva dal punto di vista qualitativo. Come conferma l’agronomo Francesco Martella, membro della Borsa Merci, “La qualità di quest’anno è stata davvero buona – anche migliore di quella dello scorso anno”. Un fattore che, in condizioni di mercato normali, sarebbe leva di valore per le filiere umbre, dall’industria molitoria alla pasta di alta gamma. Quest’anno però la qualità si scontra con dinamiche di prezzo anomale che comprimono i margini.

Prezzi sotto pressione: il segnale che arriva dalla Borsa Merci di Perugia

Il termometro delle quotazioni regionali resta la Borsa Merci di Perugia, che – elemento non scontato nel panorama italiano – indica i prezzi effettivamente pagati al produttore. Nella prima settimana di settembre 2025, il duro di migliore qualità si attesta a 264 euro a tonnellata: -4,9% su base annua e -28,2% rispetto al 2023. Il tenero di migliore qualità tiene nel confronto 2025/2024 (213 euro a tonnellata contro 202), con un +5,4%, ma arretra del -6,8% rispetto al 2023.

A descrivere il sentiment è il presidente della Borsa Merci, Giuseppe Diano: “Situazione davvero difficile sia per i produttori che per gli intermediari. La tendenza del prezzo medio è in continuo calo da qualche settimana, tanto che anche nella prossima riunione di martedì della Borsa Merci dovremo rivedere al ribasso le quotazioni, sia del grano duro che del grano tenero”. In altre parole, il ciclo ribassista non è concluso e mette in tensione i conti delle aziende.

Lo scenario internazionale: arrivi extra Ue e concorrenza russa

La debolezza dei prezzi locali non si spiega solo con i volumi umbri. Sul mercato convergono fattori globali che ampliano l’offerta e indeboliscono il potere contrattuale dei produttori italiani. Spiega Cesare Manganelli, membro della Borsa Merci: “Sono in arrivo in Italia le produzioni di Paesi grandi produttori come Canada e Francia, che quest’anno hanno avuto raccolti particolarmente grandi, a prezzi bassi. E si tenga presente che la produzione è stata eccezionale in Russia, con il quarto miglior raccolto di tutti i tempi, permettendo tra l’altro alla Russia di quasi monopolizzare – anche per regioni geopolitiche – le esportazioni nei Paesi africani, chiudendo in quel continente gli spazi per la produzione di altri Stati”.

Il risultato è un contesto di offerta ampia e aggressiva sui prezzi, che riverbera anche sulle piazze italiane.

Grano, domanda interna e competitività: perché il gap resta aperto 

A livello nazionale, il raccolto di grano duro 2025 raggiunge 4,365 milioni di tonnellate, +24,7% sul 2024. Sicilia (+110,5%) e Puglia (+37,7%) guidano la rimonta, mentre l’Umbria (+25%) sovraperforma il Centro Italia (Lazio +5,6%, Marche +5,5%, Toscana -7%). Sul tenero l’Italia cresce di circa il 5%, poco oltre 2,7 milioni di tonnellate. Numeri importanti, ma ancora lontani dal fabbisogno domestico, superiore agli 8 milioni di tonnellate (di cui 6,5 destinati all’industria molitoria).

In questo squilibrio strutturale si inserisce la pressione degli arrivi esteri a basso prezzo, che comprimono i listini nonostante standard qualitativi soddisfacenti dal punto di vista merceologico, tecnologico e igienico-sanitario.

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Giorgia Sdei
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