In Umbria, quasi un terzo della popolazione è ormai in pensione, una percentuale che non lascia indifferenti. Il direttore regionale dell’Inps, Antonio Maria Di Marco Pizzongolo, come riporta il Corriere dell’Umbria, ha lanciato l’allarme su una questione che riguarda tutti: la regione sta invecchiando velocemente, e la popolazione è in costante declino. Negli ultimi tre anni, il numero di residenti è crollato da 870 mila a 854 mila persone, un dato che non può essere ignorato. E più la popolazione invecchia, più il sistema pensionistico si trova a dover fronteggiare una sfida economica di non poco conto.

La disparità di genere, la pensione femminile sotto tiro

Le donne in Umbria sono le più penalizzate. Gli assegni pensionistici che percepiscono sono inferiori di circa un terzo rispetto a quelli degli uomini. Non è un caso isolato, ma parte di una disparità radicata nel mercato del lavoro che, come spiega Di Marco Pizzongolo, porta a una disparità nei trattamenti pensionistici. Questi dati confermano che le carriere delle donne sono spesso meno retribuite e meno stabili rispetto a quelle maschili, il che si traduce in un assegno pensionistico più basso, un divario che continua a pesare sulla società.

Nonostante il quadro demografico tutt’altro che roseo, il mercato del lavoro in Umbria mostra qualche segno positivo. Giuseppe Siniscalchi, presidente del comitato regionale Inps, ha illustrato i numeri del 2023, sottolineando una crescita occupazionale che sorprende, considerata la stagnazione che aveva caratterizzato gli anni precedenti. Il tasso di occupazione è in aumento, e anche il Pil regionale inizia a risalire, seppur con una lentezza che non lascia molto spazio all’ottimismo. I tempi pre-Covid sono ancora lontani, ma si intravede un miglioramento che potrebbe dare una boccata d’ossigeno alla regione.

Il ruolo dell’Inps: tra contributi e prestazioni

L’Inps ha giocato un ruolo centrale nel tenere a galla la regione, gestendo un flusso impressionante di attività. Nel 2023, le entrate contributive superano i due miliardi di euro, un mix di contributi versati, recupero crediti e attività di vigilanza. Siniscalchi ha reso noto che sono state erogate “decine di migliaia di prestazioni previdenziali e assistenziali”, dimostrando la capacità dell’ente di far fronte a una crescente domanda di servizi. Oltre 280 mila sono i trattamenti pensionistici attivi, cui si aggiungono più di 68 mila prestazioni per invalidità civile. E non finisce qui: sono state autorizzate oltre due milioni di ore di cassa integrazione e accolte 26 mila domande di Naspi, un elemento chiave per il sostegno del mercato del lavoro regionale.

Il sistema delle pensioni anticipate è in evoluzione. Nel 2023, le richieste accolte per Opzione Donna sono calate drasticamente, passando da 322 a 199. Un segnale che indica una diminuzione dell’accesso a questo canale per le lavoratrici, mentre altre misure, come l’Ape Sociale, hanno visto un incremento delle domande accettate. Le richieste per Ape Sociale sono salite a 336, un numero significativo se confrontato con le sole 67 del 2022. Allo stesso tempo, le certificazioni per i lavoratori precoci sono passate da 43 a 226, segno di un crescente ricorso a queste opzioni da parte della popolazione.

Invalidità civile e il futuro del welfare

I miglioramenti non si fermano qui: nel 2023, i tempi di gestione delle pratiche per invalidità civile si sono ridotti, passando da 92 a 84 giorni. Anche le domande per il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza hanno mantenuto livelli simili all’anno precedente, con circa il 55% delle richieste accolte. Un carico di lavoro che grava su un organico di poco più di 400 dipendenti, distribuiti nelle varie strutture della regione, che Siniscalchi ha lodato per il loro impegno e dedizione nel garantire la regolare erogazione delle prestazioni.