Fino al 16 maggio l'Azienda Ospedaliera di Perugia ospita quattro sanitari palestinesi nell'ambito del progetto HaemoPAL, un'iniziativa di cooperazione sanitaria che mette in rete istituzioni italiane e palestinesi con l'obiettivo di migliorare l'accesso alle cure per le malattie emorragiche congenite e le emoglobinopatie nei territori della Cisgiordania. L'attività formativa si svolge presso il Centro per le Malattie Emorragiche Congenite della Struttura di Medicina d'Urgenza, diretta dalla professoressa Cecilia Becattini, e coinvolge anche il Centro Regionale Sangue dell'Umbria, sotto la guida del dottor Mauro Marchesi.
Il progetto, sostenuto dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo (AICS), nasce dalla sinergia tra il Centro Nazionale Sangue, le Regioni Umbria, Marche, Emilia-Romagna e Toscana, la Fondazione EMO e la Fondazione For Anemia. L'obiettivo è duplice: da un lato, formare professionisti sanitari per creare una rete locale di centri specializzati in Palestina. Dall'altro, inviare farmaci plasmaderivati raccolti in Italia grazie alle donazioni volontarie, eccedenti rispetto al fabbisogno nazionale e destinati a fini umanitari in base alla legge 219/2005 e all’Accordo Stato-Regioni del 2013.
La dottoressa Emanuela Marchesini, responsabile scientifica del progetto e referente della formazione, sottolinea l'importanza strategica dell'iniziativa: "Il progetto HaemoPAL prevede l’istituzione di quattro centri per la diagnosi e il trattamento delle malattie ematologiche congenite in Cisgiordania. Tre anni fa abbiamo avviato attività di formazione in Palestina e a distanza, e ora possiamo riprendere i tirocini internazionali interrotti a causa del conflitto, presso gli ospedali italiani".
Il programma include moduli di approfondimento teorico, simulazioni cliniche e attività pratiche al fianco degli specialisti italiani. I partecipanti acquisiscono competenze nella gestione delle complicanze legate alle malattie emorragiche, nell’utilizzo dei farmaci plasmaderivati e nelle tecniche diagnostiche più avanzate. Questo bagaglio formativo sarà fondamentale per rafforzare la risposta sanitaria nei contesti di origine, dove la carenza di personale qualificato rappresenta un ostacolo alla tutela della salute pubblica.
Il progetto assume un valore ancora più forte alla luce della gravissima crisi umanitaria in corso nei territori palestinesi dove le malattie rare rischiano di essere completamente trascurate a causa della carenza di strutture e personale. "È fondamentale valorizzare una risorsa preziosa come i plasmaderivati raccolti grazie alla generosità dei donatori italiani", spiega ancora Marchesini, "contribuendo a colmare le gravi carenze strutturali e di personale sanitario qualificato nei territori palestinesi".
Inoltre, l’utilizzo etico delle eccedenze di sangue e derivati contribuisce a evitare sprechi e a rafforzare il legame tra donazione volontaria e cooperazione internazionale. La logica alla base del progetto non è solo quella dell'assistenza, ma anche della sostenibilità e della costruzione di sistemi resilienti, capaci di reggere l’urto di crisi future.
Anche la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, ha ribadito il ruolo etico di questo intervento: "Grazie al Ministero della Salute, al Centro Nazionale e Regionale Sangue e alle Regioni coinvolte abbiamo dato vita a una rete di esperti nell’ambito della cooperazione sanitaria, che riguarda in particolar modo i paesi e le popolazioni civili ingiustamente colpite da conflitti. Il gesto di cura che parte dall’Umbria diventa così un gesto di speranza di pace".
Con questa esperienza formativa, l'Azienda Ospedaliera di Perugia conferma la sua vocazione internazionale e il proprio impegno nella promozione della salute come diritto universale. Il programma non solo offre un supporto concreto alla sanità palestinese, ma testimonia anche il valore di una cooperazione sanitaria fondata sulla condivisione di conoscenze, professionalità e umanità. Un modello virtuoso di solidarietà e competenza che, partendo da Perugia, si proietta verso contesti di fragilità, contribuendo a costruire sistemi sanitari più equi ed efficaci.