La transizione ecologica, pur essendo considerata una priorità, deve essere gestita con attenzione garantendo il rispetto dell’ambiente e del paesaggio. Questa è la posizione che emerge dal parere della Commissione Tecnica Regionale per le Valutazioni Ambientali (CTR-VA) della Regione Umbria, che ha rigettato il progetto per un impianto agrivoltaico da 27,06 MWp a Bevagna. Una decisione che pone al centro il delicato equilibrio tra innovazione energetica e tutela territoriale.
Un impatto troppo grande per un territorio di pregio
Il parere negativo, ufficializzato l’8 gennaio 2025, si basa su un’analisi approfondita dei fattori ambientali e storico-culturali del sito prescelto, ritenuto di alto valore. L’impianto, che si estenderebbe su circa 30 ettari, è stato giudicato incompatibile con l’area di Bevagna, che ospita produzioni agricole di rilevanza internazionale. Tra queste il vino DOCG Montefalco Sagrantino e l’olio DOP Extravergine di oliva Umbria Colli Martani. A ciò si aggiunge il valore naturalistico e paesaggistico della zona, la cui qualità è elevata anche dal punto di vista panoramico.
La Commissione ha sottolineato che la realizzazione dell’impianto comporterebbe l’artificializzazione di un territorio da sempre votato all’agricoltura, con conseguente perdita del paesaggio rurale e delle sue funzioni ecologiche, storiche e visive.
Incertezze sui dettagli tecnici dell’impianto agrivoltaico in Umbria
Oltre al forte impatto paesaggistico, la Commissione ha evidenziato un altro grave limite del progetto: la mancanza di informazioni precise riguardanti la connessione alla rete elettrica. Il progetto non specifica la posizione della stazione elettrica, il tracciato né la tipologia dell’elettrodotto. Elementi essenziali per una valutazione accurata dell’impatto complessivo sul territorio. La mancanza di questi dettagli ha sollevato preoccupazioni aggiuntive sulla gestione delle radiazioni elettromagnetiche e sull’effetto potenzialmente negativo sulla biodiversità.
Anche in termini di mitigazione visiva il progetto ha mostrato carenze evidenti. Non sono state presentate soluzioni efficaci per ridurre l’impatto visivo dell’impianto, aggravando così le preoccupazioni degli esperti riguardo all’alterazione del paesaggio umbro, che potrebbe risultare visibile anche da ampie distanze. Inoltre, la presenza di fiumi importanti come il Topino e il Clitunno, oltre al lago dell’Aiso, solleva dubbi sul rischio idraulico e idrogeologico. Quest’ultimo, infatti, potrebbe essere aggravato dalla realizzazione dell’impianto.
Impianto agrivoltaico in Umbria: difesa della transizione ecologica, ma con prudenza
Nonostante il parere contrario, l’assessore Thomas De Luca ha ribadito l’importanza della transizione ecologica, sottolineato come essa rimanga un obiettivo centrale per l’Umbria. Secondo De Luca, tuttavia, è necessario che questo processo sia guidato da una regolamentazione chiara e precisa. Capace di definire sia le aree idonee sia quelle non adatte alla realizzazione di impianti di energia rinnovabile. L’assenza di tali strumenti normativi, infatti, rischia di creare incertezza per gli investitori e difficoltà per gli enti locali.
L’assessore ha anche ribadito che la Regione Umbria continuerà a lavorare per promuovere uno sviluppo sostenibile che coniughi la transizione energetica con la salvaguardia del patrimonio naturale e culturale. Tra le priorità rientrano la definizione delle aree idonee per gli impianti e il rilancio del piano paesaggistico regionale, considerato uno strumento essenziale per evitare conflitti tra innovazione e tutela territoriale.
L’Umbria di domani: una sfida per il futuro
La decisione della Commissione Tecnica Regionale di bocciare l’impianto agrivoltaico di Bevagna solleva interrogativi su come coniugare la spinta verso la sostenibilità con la protezione del patrimonio naturale e paesaggistico. L’Umbria, regione nota per la sua bellezza paesaggistica e la ricchezza culturale, è chiamata a una sfida complessa: promuovere la transizione ecologica senza compromettere il suo unico equilibrio. È un equilibrio che deve essere protetto. Ma che deve anche evolvere, per garantire che le nuove tecnologie, come quelle agrivoltaiche, possano essere adottate in modo sostenibile e rispettoso del territorio.
In questo contesto, il “no” all’impianto agrivoltaico rappresenta un passo importante nella definizione di un modello di sviluppo regionale che non rinunci alla modernità, ma che al tempo stesso protegga l’identità dell’Umbria.