Scende sotto le 20 mila unità la truppa dei NEET, i giovani dell’Umbria che non lavorano, non studiano, non partecipano a percorsi formativi. Una riduzione sensibile registratasi negli ultimi anni, ben oltre il calo demografico regionale. Il fenomeno è stato fotografato dall’AUR, l’Agenzia Umbria Ricerche, in un paper curato da Elisabetta Tondini, responsabile dell’area di ricerca.

I NEET (Not in Education, Employment or Training) sono i giovani in età compresa tra i 15 e i 29 anni (in Italia si monitorano soggetti fino a 34 anni) che non sono occupati, né inseriti in un percorso di istruzione o formazione. Erano circa 32 mila appena 5 anni fa e oggi quasi il 40 per cento di loro è sceso dal divano per darsi da fare. Un numero importante superiore alla tendenza di centro e nord Italia, aree considerate benchmark dall’istituto regionale.

I NEET rappresentano un universo variegato di giovani che subiscono la fase di transizione dall’istruzione-formazione al lavoro – dice Elisabetta Tondini -. Un percorso diventato più complesso, meno lineare, più fragile rispetto a un tempo. In questo passaggio alcuni di loro rischiano di incepparsi. sono i giovani “dei tre no”. Quelli che, oltre a non essere più coinvolti in nessun percorso di istruzione o formativo, non partecipano al mondo del lavoro“.

Giovani inattivi in Umbria: la “generazione perduta” ha invertito la tendenza della rinuncia all’attività

I NEET si dividono in due categorie: quelli non trovano un’occupazione (sono disoccupati, spesso di lungo periodo) e quelli che non la cercano attivamente. E in questo caso, non facendo parte delle forze di lavoro, sono proprio slegati dal mercato, in quanto scoraggiati o disinteressati. Insomma, giovani disincantati e disillusi, al punto da evocare l’appellativo di “generazione perduta”.

Nel 2023 i giovani umbri NEET dai 15 a 34 anni sono scesi sotto le 20 mila unità (erano quasi 32 mila nel 2018)

Ma in Umbria la tendenza sembra essersi invertita. Nel 2023 i giovani umbri dai 15 a 34 anni che non lavorano, non studiano, non sono coinvolti in percorsi formativi sono scesi sotto le 20 mila unità (erano quasi 32 mila nel 2018), per una flessione del 38,8 per cento, nettamente superiore alle aree benchmark, soprattutto Italia e regioni settentrionali.

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Quelli tra i 15 e i 29 anni sono diminuiti del 44,9 per cento, scendendo nel quinquennio a poco più di 12 mila. L’elemento più importante da sottolineare è che la contrazione dell’universo NEET è imputabile solo in maniera residuale al calo demografico dei 15-34 enni residenti in Umbria. Lo attesta la flessione, particolarmente sostenuta nella regione, della quota dei NEET sulla popolazione di riferimento

In estrema sintesi, se dal 2018 al 2023 i residenti umbri dai 15 ai 34 anni sono calati di 4.046 unità, i coetanei NEET sono scesi di 12.644 unità. E così per le singole classi di età, comprese quelle con meno di 25 anni, ove la flessione dei NEET è andata in controtendenza rispetto all’aumento demografico.

Le ragioni della diminuzione dei NEET in Umbria: focus sulla formazione

In Umbria i NEET sono copiosamente diminuiti per diversi motivi. “Un po’ perché i 15-34 enni sono diventati numericamente di meno – spiega Elisabetta Tondini di AUR –. Un po’ perché è aumentato il numero di occupati (passati da quasi 74 mila a oltre 75 mila). con l’esito congiunto di un incremento del tasso di occupazione 15-34 anni, salito nel 2023 al 46,4 per cento (dal 44,2 del 2018)“.

Allora, cosa è che più di tutto ha provocato il forte ridimensionamento dell’universo dei giovani inattivi in Umbria? Due sono i fattori principali: l’allungamento della partecipazione a percorsi di istruzione e l’allentamento dell’abbandono scolastico. Nel dettaglio, per l’Umbria è evidente l’aumento progressivo degli alunni iscritti alla scuola secondaria di secondo grado. Alimentato in particolare dalle preferenze verso gli orientamenti generali a discapito degli indirizzi professionali (+30,2 contro -9,4 per cento dal 2013 al 2021). Salendo anagraficamente, dunque considerando la fascia di età da 25 a 34 anni, si scopre che, a partire dal 2020, il tasso di istruzione terziaria tra i giovani umbri ha finito per surclassare le regioni settentrionali (34,4 per cento contro il 30,6 e il 32,9 in Italia e al Nord).
I numeri parlano chiaro, insomma. E ribadiscono ancora una volta l’importanza dell’investimento personale in istruzione e formazione per agevolare la collocazione sociale e nel mondo del lavoro. D’altro canto, agire a livello pubblico per contrastare l’esclusione e l’estraniamento giovanile dalla vita lavorativa deve continuare a costituire un impegno imprescindibile. Oltretutto, perché sarebbe un paradosso lasciare disperdere una risorsa già scarsa che, come tale, andrebbe invece valorizzata appieno.