Una piaga sociale nota sotto alcuni aspetti, meno per altri. Una vera e propria coltre di fumo – da sigaretta – raggiunge l’Umbria, dove l’abitudine continua a rappresentare una criticità, a tal punto da toccare una quota di fumatrici superiore alla media nazionale anche tra le mamme che allattano. Mentre la percentuale di fumatori in Italia continua a ridursi lentamente ma significativamente, l’analisi del trend per l’Umbria mostra una sostanziale stabilità del dato nel tempo.
È quanto emerge dai dati pubblicati in occasione della Giornata Mondiale senza Tabacco, che si celebra il 31 maggio, dalle sorveglianze Passi e Passi d’Argento del Centro Nazionale per la Prevenzione delle malattie e la Promozione della Salute.
Non è un caso che l’abitudine al fumo sia in tutto il mondo uno dei più grandi problemi di sanità pubblica ed è uno dei maggiori fattori di rischio per lo sviluppo di patologie neoplastiche, cardiovascolari e respiratorie. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, entro il 2030, il fumo potrà causare 8 milioni di decessi l’anno.
“Grazie ai dati delle sorveglianze di popolazione su base campionaria presenti in Umbria – spiega Carla Bietta, responsabile del Servizio Epidemiologia del Dipartimento Prevenzione dell’Usl Umbria 1 – è possibile tracciare la diffusione dell’abitudine al fumo nella popolazione in tutte le fasce di età, studiare l’influenza dei determinanti sociali e osservare cambiamenti nel tempo, mettendo in luce anche il ruolo delle disuguaglianze e dei condizionamenti sociali nell’adottare i comportamenti individuali che influiscono sulla salute”.
Fumo in Umbria, i dati tra gli adolescenti
La popolazione adulta umbra continua a mostrare percentuali di fumatori significativamente superiori alla media nazionale. In particolare, dai dati emerge che più di un quarto dei 18-69enni (il 29%) è fumatore – contro la media italiana che è del 24% – con quote maggiori tra gli uomini e tra coloro che hanno un livello di istruzione medio. Tra gli ultra 64enni oltre 1 su 10 (12%) è fumatore – la media nazionale è dell’11% – con percentuali maggiori fra i 65-74enni (17%). Il consumo medio giornaliero è di circa 12 sigarette, tuttavia un quarto dei fumatori ne consuma più di un pacchetto.
Nonostante i dati che non premiano gli umbri, si evince che anche nella regione è migliorato nel tempo il rispetto del divieto di fumo nei luoghi di lavoro e in casa. Ancora bassa l’attenzione degli operatori al fumo: solo 1 fumatore su 2 riferisce di aver ricevuto il consiglio di smettere di fumare da un medico o da un operatore sanitario.
Va inoltre considerato che la qualità di vita del fumatore è seriamente compromessa, a causa della maggiore frequenza di patologie respiratorie (come tosse, catarro, bronchiti ricorrenti e asma) e cardiache (come ipertensione, ictus e infarto).
L’esposizione al fumo passivo contribuisce a circa 41.000 decessi tra gli adulti non fumatori e 400 decessi nei neonati ogni anno. Il fumo passivo aumenta il rischio di ictus, cancro ai polmoni e malattie coronariche negli adulti.
I bambini esposti al fumo passivo sono a maggior rischio di sindrome della morte improvvisa del lattante, infezioni respiratorie acute, malattie dell’orecchio medio, asma più grave, sintomi respiratori e crescita rallentata dei polmoni.