06 May, 2025 - 15:21

Consultare i documenti sanitari è facile, ma quasi nessuno lo fa: in Umbria solo il 29% usa il Fascicolo sanitario elettronico

Consultare i documenti sanitari è facile, ma quasi nessuno lo fa: in Umbria solo il 29% usa il Fascicolo sanitario elettronico

Il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) promette da anni una rivoluzione digitale nell’accesso ai servizi sanitari. Dovrebbe raccogliere e rendere disponibili, in un solo spazio online, tutti i dati e i documenti clinici di ciascun cittadino, accessibili ovunque e da ogni medico autorizzato. Eppure in Umbria solo il 29% della popolazione ha dato il consenso alla consultazione dei propri dati, un dato ben inferiore alla media nazionale del 42%. Peggio ancora, solo il 4% degli umbri ha effettivamente consultato il proprio fascicolo tra giugno e agosto 2024. Il risultato? Uno strumento potenzialmente utile, ma ampiamente sottoutilizzato.

Dietro questi numeri, evidenziati dal monitoraggio dell’Osservatorio Gimbe, si nasconde una profonda disconnessione tra cittadino e sistema sanitario digitale. Il paradosso è evidente: il 69% delle 16 tipologie di documenti previste è già disponibile nel Fse umbro, eppure quasi nessuno li guarda. Mancanza di informazione? Scarsa fiducia? Complessità tecnologica? Forse un mix di tutto questo. Ma c'è anche un problema strutturale più profondo.

I limiti strutturali e il ruolo dei privati accreditati

L’infrastruttura digitale è incompleta: le cliniche convenzionate non possono ancora caricare i dati nel Fse. Un'assenza pesante che mina l’interoperabilità del sistema. Nonostante una richiesta formale da parte della Regione nell'ottobre 2022 per identificare i software usati dai privati, la piattaforma unica non è mai stata completata. Il termine del 30 giugno 2024 per l’adeguamento è passato senza che nulla si concretizzasse. E così, visite specialistiche e referti prodotti da strutture private convenzionate restano fuori dal fascicolo, tagliando fuori un pezzo importante della realtà sanitaria.

Questa grave lacuna ha contribuito al basso grado di utilizzo dell’Fse, sia da parte dei cittadini che dei professionisti. Al 31 agosto 2024, l'Umbria risulta penultima in Italia per numero di medici specialisti abilitati alla consultazione del fascicolo: solo l'1% contro una media nazionale del 76%. Una situazione che ha portato la Fondazione Gimbe a parlare senza mezzi termini di "fallimento" del Fascicolo sanitario elettronico nella regione.

Sanità territoriale tra luci e ombre

Sul fronte della riforma sanitaria territoriale finanziata con i fondi del Pnrr, l'Umbria mostra alcuni punti di forza ma anche evidenti criticità. È tra le poche regioni italiane, insieme a Molise, Trento e Valle d’Aosta, a garantire in tutti i distretti gli otto servizi previsti per l’Assistenza domiciliare integrata. Ma le Case della comunità restano ancora sulla carta: solo 6 su 22 quelle con almeno un servizio attivo, e appena 2 dotate sia di medici che di infermieri.

Anche per gli Ospedali di comunità il cammino è lento: dei 16 previsti, solo 7 hanno attivato almeno un servizio. Numeri che riflettono la difficoltà nel tradurre la pianificazione in realtà operativa, soprattutto a causa della cronica carenza di personale. Digitalizzazione a rischio e fondi europei in bilico

Il Fascicolo sanitario elettronico, secondo la stessa Gimbe, rappresenta il perno della digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale. Ma senza piena operatività e consenso informato, rischia di restare una riforma incompiuta. E il conto potrebbe essere salato: Bruxelles ha stanziato 16 miliardi per la Missione Salute del Pnrr e nel 2026 pretenderà risultati concreti, non solo obiettivi formali raggiunti sulla carta.

Come riporta un articolo di Avvenire, il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta ha ammonito: "Senza la piena operatività del Fse e senza il consenso dei cittadini alla consultazione dei documenti rischiamo di centrare i target solo sulla carta per incassare i fondi, ma di lasciare la digitalizzazione del Ssn incompiuta, frammentata e inefficace".

Il pericolo non è solo quello di dover restituire fondi europei, ma anche di trovarsi con un sistema sanitario più diseguale, inefficiente e incapace di offrire ai cittadini un servizio moderno e all’altezza delle sfide future. In Umbria, la digitalizzazione della sanità resta un progetto incompiuto: utile, certo. Ma ancora troppo lontano dalla vita reale dei pazienti.

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Giorgia Sdei
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