L’emergenza carceri in Umbria rappresenta una problematica complessa e multifattoriale che riflette le difficoltà del sistema penitenziario italiano nel suo complesso. Recentemente, il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha risposto alle interpellanze del Partito Democratico sull’argomento, sottolineando le criticità presenti e delineando le azioni intraprese dal governo.

Emergenza carceri in Umbria: la situazione

A livello nazionale, il tasso di affollamento delle carceri ha raggiunto il 119,3%, con punte preoccupanti in regioni come la Puglia (152,1%), la Lombardia (143,9%) e il Veneto (134,4%). In Umbria, il tasso di affollamento è del 115,1%, con 1.548 detenuti rispetto a una capienza di 1.345 posti. Le strutture più critiche includono la casa circondariale di Perugia, con 421 detenuti per 363 posti, e quella di Terni, con 556 detenuti per 422 posti.

Le Risposte del Governo all’emergenza carceri in Umbria

Il viceministro Sisto ha evidenziato gli interventi in corso per affrontare il sovraffollamento e migliorare le condizioni di vita nelle carceri, focalizzandosi sull’ampliamento delle strutture e il loro adeguamento edilizio. Ha inoltre riportato una diminuzione degli eventi critici, come suicidi e aggressioni, sia a livello regionale che nazionale, segnalando un trend positivo nel periodo tra il 2022 e il 2024.

La Carenza degli Organici

Una delle criticità principali evidenziate riguarda la carenza di personale. Ad esempio, la casa di reclusione di Orvieto dispone di 50 unità su un organico previsto di 62, mentre la casa circondariale di Perugia Capanne ha 201 unità su 251 previste. Il governo ha avviato diversi concorsi e corsi di formazione per incrementare gli organici, inclusi 132 posti di allievo commissario e 60 vicecommissari.

Le Critiche del Partito Democratico

Nonostante gli sforzi del governo, il Partito Democratico ha espresso insoddisfazione, sottolineando che le misure adottate non sono sufficienti a risolvere le criticità strutturali. I deputati dem, tra cui Anna Ascani, hanno evidenziato la necessità di un maggiore impegno nell’affrontare le condizioni di vita quotidiana nelle carceri e nel ridurre il sovraffollamento, che compromette l’esecuzione della pena conforme ai precetti costituzionali e il reinserimento dei detenuti nella società.

L’appello del garante dei detenuti

Giuseppe Caforio, Garante per i detenuti della regione Umbria, è intervenuto nel dibattito esprimendo: grande preoccupazione. Le sue parole: “Constatiamo, ancora una volta, la sostanziale indifferenza della politica rispetto all’acuirsi dello stato di sofferenza dei detenuti, rispetto al peggioramento delle condizioni di vivibilità delle nostre carceri che, lungi dal consentire quell’inveramento del volto costituzionale della pena, continuano a tradire i basilari principi costituzionali, europei ed internazionali, su cui regge lo stato di diritto e a umiliare continuamente la dignità umana delle persone ristrette”.

E ancora: “È fondamentale, poi, far sì che il carcere cessi di essere quel luogo di ‘desertificazione affettiva’. Siamo convinti che gli Istituti penitenziari comprenderanno il valore di questa novità, per il lavoro che fanno quotidianamente nel costruire percorsi risocializzanti. Così come siamo altrettanto convinti che la Magistratura di sorveglianza non attenderà che qualcun altro risolva il problema, perché la Corte costituzionale ha delegato anche loro nella risoluzione di questa problematica”.

Quindi ha detto che: “La politica poi deve farsi carico in modo più mirato dei problemi legati al crescente disagio psichico negli Istituti penitenziari. Così come attenzione specifica deve essere rivolta alla condizione alle persone affette da disagi psichici gravi. Altrettanta attenzione, infine, va riservata ai tanti detenuti, affetti da grave disagio psichico o da infermità psichica sopravvenuta, si trovano a scontare la pena in sezioni comuni e non in articolazioni psichiatriche o in misura di detenzione domiciliare cd. in deroga. I suicidi? sono sia il prodotto della lontananza della politica e della società civile dal carcere sia della mancanza di figure sociosanitarie e di ascolto negli Istituti”.