11 Dec, 2025 - 12:10

La cucina italiana diventa patrimonio Unesco: anche l'Umbria festeggia

La cucina italiana diventa patrimonio Unesco: anche l'Umbria festeggia

Il 10 dicembre è stata una giornata storica per l'Italia: la cucina italiana è infatti entrata ufficialmente a far parte del patrimonio immateriale dell'Unesco. Si tratta della prima cucina al mondo ad ottenere nella sua interezza il prestigioso riconoscimento che ieri è stato deliberato all'unanimità dal Comitato intergovernativo riunito a New Delhi in India.

Un risultato dalla portata immensa che alla tradizione della cucina italiana riconosce sia l'indubbia valenza culturale che quella spiccatamente affettiva. Se da un lato essa è "una miscela culturale e sociale di tradizioni culinarie" dall'altro viene descritta come "un modo per prendersi cura di sé stessi e degli altri, esprimere amore e riscoprire le proprie radici culturali, offrendo alla comunità uno sbocco per condividere la loro storia e descrivere il mondo che le circonda". L'Umbria, al pari di ogni altra regione italiana, può vantare una tradizione culinaria eccellente costellata di prodotti, produzioni e preparazioni che ne rappresentano l'identità più autentica.

Prisco: "Cucina umbra patrimonio autentico"

"Un risultato straordinario che premia la nostra identità nazionale, la storia dei territori e le eccellenze che l'Italia sa esprimere da nord a sud" così ha accolto la notizia il sottosegretario all'Interno e coordinatore di FdI in Umbria, Emanuele Prisco.

Prisco, in una nota, ha ricordato come questo traguardo si sia concretizzato "dall'intuizione del ministro Francesco Lollobrigida, dal lavoro del ministro della Cultura Alessandro Giuli e dall'impegno dell'intero Governo Meloni, che ha creduto fin dall'inizio nella candidatura della nostra tradizione gastronomica, oggi finalmente riconosciuta nella sua integrità e unicità".

Guardando alle proprie radici, si è dichiarato "particolarmente orgoglioso del contributo che la cucina umbra, con le sue eccellenze e i suoi saperi, ha portato a questo prestigioso risultato. Un patrimonio autentico, fatto di qualità, lavoro, cultura e legame con la terra".

Cotarella: "Un riconoscimento dove entra di diritto anche il vino"

Entusiasta anche Riccardo Cotarella, presidente nazionale di Assoenologi che con l'Ansa regionale ha definito il riconoscimento Unesco "di fondamentale importanza per il nostro Paese e per la sua identità culturale". Un risultato prestigioso dove, ha sottolineato, "entra di diritto anche il mondo del vino, parte integrante della nostra storia e della nostra cultura alimentare".

"Il vino - ha aggiunto - se consumato in modo moderato, equilibrato e consapevole, è senza ombra di dubbio un alimento di fondamentale importanza. Lo dicono la medicina e la scienza, che da anni ne riconoscono il valore positivo per la salute all'interno di corretti stili di vita". 

Elogiando il percorso istituzionale che ha portato all'iscrizione, il presidente di Assoenologi ha evidenziato come la cucina italiana sia molto più di "un insieme di piatti" parlando di "un sistema che unisce agricoltura, territori, tradizioni e saperi" dove il vino occupa un ruolo centrale. "Accompagna il cibo, ne completa il significato e racconta le comunità che lo producono. Il riconoscimento Unesco premia un modello alimentare fondato sulla qualità, sull'equilibrio e sul rispetto delle materie prime, in cui il vino, quando vissuto con responsabilità, entra pienamente nel patrimonio alimentare mondiale" ha concluso.

Arrivano a 20 le eccellenze italiane nel patrimonio culturale immateriale Unesco

Con il riconoscimento della tradizione culinaria, sono ora in totale 20 le eccellenze italiane che da Nord a Sud sono state iscritte nella lista del patrimonio immateriale dell'umanità. Quali sono?

Oltre alla cucina c'è l'Opera dei Pupi Siciliani, il canto a tenore della Sardegna; la liuteria tradizionale di Cremona; la dieta mediterranea (condivisa con altri Paesi che affacciano sul Mediterraneo); le feste delle grandi macchine a spalla (come ad ed esempio quella di Santa Rosa a Viterbo); il metodo tradizionale di coltivazione della vite ad alberello a Pantelleria; la falconeria; l'arte del "pizzaiuolo" napoletano in Campania; l'arte dei muretti a secco; la Perdonanza Celestiniana in Abruzzo; l'alpinismo; la transumanza; l'arte delle perle di vetro lavorate a fuoco; le tradizioni di allevamento del cavallo lipizzano; il suono manuale delle campane; l'arte musicale dei suonatori di corno da caccia; l'irrigazione tradizionale; la cerca e cavatura dei tartufi e la tradizione del canto lirico, riconosciuta lo scorso anno.

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Sara Costanzi
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