02 Jul, 2025 - 15:44

Umbria, controlli nei cantieri contro il caldo estremo: cosa si rischia

Umbria, controlli nei cantieri contro il caldo estremo: cosa si rischia

Temperature elevate, turni all'aperto e salute dei lavoratori: in Umbria, la Regione ha deciso di non aspettare. Con l'arrivo precoce del caldo torrido, sono partiti controlli mirati nei cantieri edili e nelle aziende agricole per verificare l'applicazione di una misura considerata tra le più stringenti a livello nazionale. L'obiettivo è far sì che assicurarsi che lo stop al lavoro all'aperto nelle ore più calde venga rispettato in ogni angolo della regione, proteggendo chi opera in condizioni climatiche estreme.

Lavorare sotto il sole nelle ore più calde, entrano in vigore i divieti

Il provvedimento, attivo fino al 31 agosto 2025, impone uno stop alle attività all'esterno tra le 12:30 e le 16:00 nei giorni in cui Worklimate segnala un rischio elevato per la salute dei lavoratori. Il sistema, sviluppato per monitorare l'impatto del clima sulle attività fisiche intense, è il riferimento adottato dalla Regione per attivare i divieti. Le aziende e i responsabili delle attività possono verificare quotidianamente le condizioni di rischio attraverso la mappa interattiva disponibile sul sito ufficiale della piattaforma.

Caldo record, la Regione anticipa le misure di protezione

“La sicurezza nei luoghi di lavoro non è negoziabile, soprattutto quando le condizioni climatiche mettono a rischio la salute dei nostri lavoratori. Abbiamo voluto essere tempestivi quest’anno, emanando l’ordinanza già a giugno, anziché attendere fine luglio come nel 2024, perché le temperature record di queste settimane richiedevano un intervento immediato”, ha spiegato Proietti. “Un ambiente di lavoro sicuro non è solo un obbligo normativo, ma un valore fondamentale che contribuisce a migliorare la qualità della vita, a ridurre i costi sociali legati agli infortuni e a promuovere una cultura della prevenzione sempre più diffusa”.

Verifiche a tappeto nei settori più esposti al rischio

Le operazioni di monitoraggio vengono gestite congiuntamente dalle Usl Umbria 1 e Umbria 2, con il supporto di altri enti coinvolti nella sicurezza sui luoghi di lavoro. Il focus è rivolto soprattutto alle attività all'aperto nei comparti agricolo, florovivaistico ed edilizio, dove i lavoratori sono più esposti al caldo diretto. Il piano di controlli è descritto come particolarmente fitto, con interventi mirati in base alle segnalazioni delle condizioni meteorologiche critiche.

Sanzioni e responsabilità per chi viola l’ordinanza

Chi non rispetta il divieto rischia sanzioni previste dal Codice Penale, in particolare l'articolo 650, che contempla l'arresto fino a tre mesi o un'ammenda fino a 206 euro. Restano validi eventuali accordi sindacali più rigidi, applicabili in ambiti specifici e circoscritti. La Giunta regionale parla di sanzioni "severe" a carico dei trasgressori.

Come devono organizzarsi le aziende per tutelare i lavoratori

Le ispezioni non si limitano a verificare l'interruzione delle attività nelle fasce orarie vietate. I controlli riguardano anche l'organizzazione interna delle aziende: si guarda alla presenza di strumenti e procedure efficaci per ridurre l'esposizione al calore, come zone d'ombra, pause regolari e accesso all'acqua.

La strategia dell’Umbria contro gli effetti del cambiamento climatico

La scelta di anticipare l'entrata in vigore dell'ordinanza rispetto all'anno precedente è legata all'aumento precoce delle temperature. L'obiettivo è ridurre i rischi per la salute e garantire condizioni di lavoro più sicure nei mesi estivi, quando l'esposizione al sole rappresenta una delle principali fonti di disagio e pericolo per chi lavora all'aperto. La Regione si dice pronta ad ascoltare le istanze dei sindacati e dei rappresentanti dei lavoratori, al fine di aggiornare o integrare le misure previste anche in relazione al piano nazionale negli ultimi tempi introdotto.

Cosa rischiano le aziende che non rispettano l'obbligo

Chi viola le regole non solo va incontro a una multa fino a 206 euro, ma può anche essere arrestato per un periodo massimo di tre mesi. Si tratta di conseguenze previste dal Codice Penale, precisamente dall'articolo 650, che interviene nei casi di inosservanza di provvedimenti legalmente dati dall’autorità. Le sanzioni, definite dalla Regione come “severe”, mirano a disincentivare comportamenti che mettono a rischio la salute pubblica.

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Francesca Secci
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