La giunta regionale dell’Umbria ha deciso di sospendere la caccia di quattro specie, un provvedimento arrivato al termine di un percorso controverso e segnato da ricorsi e interventi delle associazioni ambientaliste. Nei mesi scorsi le associazioni ambientaliste impugnarono il calendario venatorio 2024-2025 davanti al Tar dell’Umbria.
Il tribunale amministrativo regionale ha giudicato il ricorso infondato, ma le associazioni non si sono fermate e hanno presentato appello al Consiglio di Stato. Nei mesi successivi, il Consiglio ha accolto l’istanza, sospendendo la sentenza del Tar in attesa della discussione di merito. Venerdì, la giunta regionale ha optato per il blocco della caccia, giustificando la scelta con la necessità di tutelare la valenza ambientale e di rispettare i decreti emessi.
Umbria, stop alla caccia di quattro specie: ecco di quali si tratta
Il decreto del Consiglio di Stato ha imposto alla Regione Umbria di sospendere la caccia entro precise scadenze: il 31 dicembre per il tordo bottaccio, il 30 dicembre per la beccaccia e il 9 gennaio per le altre due specie di turdidi, cesena e tordo sassello. Tuttavia, la caccia è proseguita oltre i termini indicati, provocando una reazione decisa delle associazioni ambientaliste, che nei giorni scorsi hanno inviato una diffida formale alla Regione.
Nella diffida si minacciava il ricorso alla Procura della Repubblica e alla Corte dei conti per presunti risvolti penali e danni erariali derivanti dal mancato rispetto dei termini. La giunta regionale, nel prendere la decisione di sospendere la caccia, ha dichiarato di voler mettere al primo posto gli interessi pubblici, sottolineando l’importanza della salvaguardia ambientale.
Secondo il calendario venatorio, la caccia per le quattro specie sarebbe dovuta terminare il 30 gennaio. Ora, con i provvedimenti della giunta, si è deciso di anticipare lo stop, ma la vicenda sembra destinata a proseguire nelle aule di tribunale.
Le specie protette e la tradizione venatoria in Umbria
Le quattro specie oggetto del decreto hanno una lunga storia legata alla tradizione venatoria umbra. La cesena, un piccolo uccello migratore appartenente alla famiglia dei turdidi, è nota per il suo comportamento gregario e per le sue abitudini alimentari, che la portano a frequentare i boschi e i frutteti durante l’inverno. La caccia alla cesena è sempre stata praticata nei mesi più freddi, sfruttando il suo passaggio nelle zone collinari.
Il tordo bottaccio, invece, è uno degli uccelli più ambiti dai cacciatori, grazie al suo volo rapido e alle sfide che propone durante le battute. Si tratta di una specie migratrice che attraversa l’Italia in autunno e primavera. Anche il tordo sassello, simile per comportamento e habitat, è stato per lungo tempo una delle prede preferite dei cacciatori umbri, specialmente nelle aree boschive.
Infine, la beccaccia, soprannominata “regina del bosco”, è considerata il trofeo per eccellenza dai cacciatori. Dotata di un piumaggio mimetico e di abitudini schive, la caccia alla beccaccia richiede esperienza e grande abilità. Questo uccello migratore è particolarmente apprezzato non solo per la difficoltà della cattura, ma anche per le sue qualità gastronomiche.
La caccia in Umbria: una tradizione radicata
La caccia rappresenta una tradizione profondamente radicata in Umbria, una regione ricca di aree boschive e collinari che offrono l’habitat ideale per diverse specie di fauna selvatica. Tra le modalità più diffuse c’è la caccia da appostamento fisso, praticata soprattutto per i turdidi e altre specie di uccelli migratori. I cacciatori costruiscono capanni o torri in legno, dove attendono il passaggio delle prede.
Un’altra tecnica molto diffusa è la caccia vagante, che consiste nel percorrere le campagne con l’ausilio di cani addestrati, ideali per il recupero delle prede. Questa modalità è utilizzata principalmente per la beccaccia e altre specie di piccola selvaggina.
Non mancano poi le battute collettive, in cui gruppi di cacciatori si organizzano per cercare prede di maggiori dimensioni, come il cinghiale. Quest’ultimo, però, è regolato da normative diverse rispetto alla caccia agli uccelli migratori.