Da quest’anno in Umbria l’energia cambia marcia. Addio al vecchio prezzo unico nazionale: ora si gioca su un terreno più dinamico, dove l’orologio e la mappa contano. Il costo dell’elettricità sarà calcolato in base all’orario di produzione e alla zona geografica. Chi scommette sulle rinnovabili, non solo aiuta l’ambiente, ma risparmia anche.

Umbria tra le regine della sostenibilità

Con il 69% dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, l’Umbria si posiziona tra le regioni più virtuose d’Italia. In cima troviamo la Valle d’Aosta, che sfiora la perfezione con un impressionante 97,2%, seguita dalla Basilicata (87,2%), dal Trentino (87%) e dalle Marche (80%). Il cuore verde d’Italia tiene il passo, dimostrando che sostenibilità e territorio possono andare a braccetto.

Imprese energivore: un’occasione da non perdere

Chi consuma tanta energia ha una chance da cogliere al volo. Grazie all’Energy Release, le aziende possono accedere a tariffe calmierate, a patto di investire nelle rinnovabili. La scadenza per presentare domanda è il 14 febbraio, e il gioco vale la candela: si parla di un differenziale sul costo dell’energia fissato a 65 euro per megawattora. Non solo un risparmio immediato, ma una spinta per costruire o potenziare impianti, con l’obbligo di raddoppiare la capacità produttiva rispetto all’energia ricevuta.

Un mosaico energetico italiano

L’Italia mostra un panorama a macchia di leopardo. Lombardia ed Emilia-Romagna, ad esempio, consumano molto ma hanno poche risorse rinnovabili. Dall’altra parte, regioni come Trentino e Valle d’Aosta brillano per la loro autosufficienza, producendo più energia di quanta ne utilizzano, grazie soprattutto all’idroelettrico. La Puglia, invece, è un campione nell’esportazione: tanto sole e vento per produrre energia, poche imprese energivore a consumarla.

I numeri dell’Umbria secondo Terna

Nel 2023, l’Umbria ha prodotto 2.982,5 GWh di energia elettrica, con 2.680 GWh provenienti da operatori del mercato e 302,5 GWh da autoproduttori. Le fonti sono ben diversificate: idroelettrico (1.402,2 GWh), termoelettrico (689,3 GWh), fotovoltaico (583 GWh) ed eolico (5,4 GWh).

Nonostante una produzione di tutto rispetto, la regione soddisfa solo tre quinti del proprio fabbisogno energetico, pari a 5.231,4 GWh. Tuttavia, con un saldo positivo di +2.321 GWh verso altre regioni, l’Umbria contribuisce in modo sostanziale alla rete nazionale.

L’altra faccia della sostenibilità: il costo dell’acqua in Umbria

Dal 2011 al 2024, l’Umbria ha visto la bolletta idrica gonfiarsi fino a quasi raddoppiare, spingendo Terni e Perugia tra le città italiane dove l’acqua pesa di più sul portafoglio. Con una spesa media annua intorno ai 510 euro per una famiglia tipo, l’“acqua salata” è ormai una realtà quotidiana.

A rivelarlo è l’Ircaf (Istituto ricerche consumi ambiente e formazione), che ha analizzato le bollette in 111 capoluoghi di provincia, coprendo circa 18 milioni di residenti. Il rapporto traccia un quadro di forti squilibri: mentre la media nazionale si ferma a 392,95 euro, il centro Italia vola a 519,24 euro. L’Umbria, con un rincaro del 99,3% dal 2011, si colloca al secondo posto tra le regioni più care, superata solo dalla Toscana (570,45 euro).

Nel dettaglio, Perugia e Terni si trovano rispettivamente al 15° e 16° posto in classifica, con costi che sfiorano i 510 euro. Al polo opposto, realtà come Cosenza tengono i rubinetti sotto controllo con appena 140,13 euro l’anno. Ma se la città calabrese rappresenta l’oasi del risparmio, Frosinone segna il record di spesa con ben 705,41 euro.

Il dossier mette in luce altre sorprese: tra le città più dispendiose figurano Pisa (637,86 euro), Siena (626,22 euro) ed Enna (606,77 euro), mentre Campobasso, Napoli e Milano si distinguono per le bollette più leggere, con valori sotto i 230 euro. L’Ircaf sottolinea che le differenze dipendono da molteplici fattori, tra cui la gestione del servizio, i livelli di investimento e le caratteristiche del territorio.