Si continua a discutere di autonomia differenziata e lo si fa anche in Umbria. Dove, le componenti politiche ed istituzionali tanto di maggioranza quanto di opposizione, portano avanti le loro ragioni. In un dibattito che viene declinato a tutti i livelli ma che trova nel contesto regionale, e quindi dentro l’Assemblea Legislativa, il luogo di massima discussione e tensione. Non potrebbe essere altrimenti visto che il la legge sull’Autonomia va a toccare tante materie, la sanità su tutte, che rientrano nella sfera della competenza delle regioni.

Autonomia differenziata: l’opposizione dell’Umbria chiede un referendum

Ieri, 3 luglio 2024, i consiglieri regionali di opposizione dell’Assemblea legislativa dell’Umbria hanno annunciato ufficialmente la richiesta di un referendum popolare per l’abrogazione della legge 86/2024. La legge riguarda le “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”.

Stiamo parlando, in altre parole, della legge sull’Autonomia che porta la firma del Ministro Calderoli. L’iniziativa coinvolge vari membri dell’opposizione. Tra cui Thomas De Luca (Movimento 5 Stelle); Simona Meloni, Tommaso Bori, Michele Bettarelli, Fabio Paparelli (Partito Democratico), Vincenzo Bianconi e Donatella Porzi (Gruppo misto).

Le motivazioni dell’opposizione

Secondo le opposizioni regionali dell’Umbria: “E’ innegabile che il dispositivo sull’autonomia differenziata così come recentemente approvato dal Parlamento italiano contraddica nella sostanza l’esigenza di un’autentica riforma in senso autonomistico. Al contrario – proseguono – la legge in questione altera l’equilibrio dei rapporti tra le regioni e tra le regioni e lo Stato, generando disparità e disuguaglianze”.

Poi aggiungono: “La Regione Umbria, per la propria struttura demografica e le peculiari caratteristiche geografiche, è tra quelle maggiormente a rischio e si troverà a dover gestire un territorio complesso con risorse ampiamente insufficienti. Competere in solitudine su materie di assoluto interesse strategico, finirà per penalizzare oltremodo una regione piccola rispetto a realtà maggiori”.

 Cos’è l’Autonomia differenziata (Legge Calderoli)

L’autonomia differenziata permette alle regioni a statuto ordinario di ottenere competenze legislative su specifiche materie, precedentemente gestite dallo Stato. Questa possibilità è stata prevista dalla riforma costituzionale del 2001, ma solo recentemente è stata concretizzata con la nuova legge. Le materie interessate comprendono istruzione, ambiente, sanità, trasporti, energia e altre 18 aree, per un totale di 23 materie. La legge stabilisce che il trasferimento delle competenze avverrà solo dopo la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), necessari per garantire diritti civili e sociali uniformi su tutto il territorio nazionale.

Come funzionerebbe il referendum

Il referendum proposto dai consiglieri regionali umbri mira all’abrogazione della legge 86/2024. La Costituzione italiana, all’articolo 75, permette a cinque Consigli regionali di richiedere l’abrogazione totale o parziale di una legge o di un atto avente valore di legge. Se l’iniziativa otterrà il supporto necessario, l’Umbria potrebbe diventare una delle regioni promotrici del referendum, obbligando l’Assemblea legislativa a esprimersi sull’atto. L’approvazione da parte della maggioranza di centrodestra, che attualmente governa la regione, sarà cruciale per la realizzazione del referendum.

Lo scontro politico

Sul progetto c’è un timbro evidente e palese del centrodestra. È stata la stessa Giorgia Meloni ad inserire, la riforma sull’Autonomia, tra quelle più importanti del disegno politico del suo governo. La maggioranza umbra, anch’essa di centrodestra, guidata dalla presidenza Tesei, è quindi fautrice della riforma. I promotori del referendum – i gruppi di opposizione, quindi di centrosinistra – sono invece contrati ed evidenziano che l’autonomia differenziata potrebbe accentuare le disuguaglianze regionali.

Tra i punti sottolineati da loro c’è che la legge non specifica criteri tecnici minimi per la richiesta di autonomia, né pone limiti alle materie su cui le regioni possono richiedere competenza esclusiva. Questo potrebbe portare a una frammentazione normativa e a una competizione tra regioni che penalizzerebbe le più piccole e meno ricche, come l’Umbria. Lo scontro politico va avanti.