L’Umbria continua a perdere giovani. In vent’anni la regione ha visto diminuire la popolazione giovanile di circa 13.000 unità, una tendenza che l’Agenzia Umbria Ricerche (AUR) definisce solo apparentemente lenta ma dagli effetti irreversibili nel lungo periodo. Il quadro tracciato dall’ultimo focus AUR pubblicato oggi evidenzia uno squilibrio demografico crescente, con sempre meno under 20 e sempre più over 40. Di seguito analizziamo i dati principali, le cause di questo declino generazionale, gli effetti sul territorio umbro e le possibili strategie per invertire la rotta, basandoci su fonti ufficiali e studi di settore.
I dati AUR confermano un drastico calo dei giovani in Umbria. Nell’arco di vent’anni la regione ha perso circa 13 mila residenti under 20, segno di una generazione che si sta assottigliando. Gli indicatori demografici aggiornati al Censimento permanente 2023 mostrano in particolare la rarefazione dei bambini nei piccoli comuni: in almeno dieci borghi umbri i bambini tra 0 e 9 anni sono meno di cinquanta, e in alcuni casi addirittura sotto i trenta. Guardando alla fascia 0-14 anni, la percentuale sul totale popolazione è scesa all’11,3%, mentre nel 2004 era ancora al 12,3%. Oggi in Umbria vivono circa 149.000 giovani tra 0 e 20 anni a fronte di 260.000 persone tra 41 e 60 anni, un divario di oltre 110 mila unità. Secondo AUR questo è il segno di uno squilibrio generazionale strutturale ormai conclamato.
Parallelamente, la popolazione anziana aumenta. L’indice di vecchiaia – il rapporto tra over 65 e under 14 – ha raggiunto livelli preoccupanti: oggi si contano circa 238 anziani ogni 100 giovani, un valore ben più alto della media nazionale (200 ogni 100). Questo dato riflette un invecchiamento più accentuato in Umbria rispetto al resto d’Italia. A livello di natalità, poi, il trend è in forte calo: tra il 2008 e il 2024 il tasso di natalità regionale è crollato da 9,5 a 5,5 nati per mille abitanti, oltre il 40% in meno – una delle flessioni più marcate d’Italia secondo AUR.
Le ragioni di questa diminuzione della popolazione giovanile sono molteplici e interconnesse. Tra le principali cause emergono:
Le conseguenze di questo calo demografico giovanile in Umbria si fanno sentire su più fronti, creando squilibri socio-economici potenzialmente irreversibili. I borghi e le aree interne vedono assottigliarsi la propria popolazione giovanile. In vari comuni minori ci sono meno di cinquanta bambini sotto i 10 anni. Questo significa scuole con classi semideserte o costrette a chiudere, minori servizi per l’infanzia e un indebolimento del tessuto comunitario. Alcuni paesi rischiano di svuotarsi a tal punto da perdere il ricambio generazionale.
Una popolazione più anziana e con pochi giovani comporta difficoltà nel mantenere equilibrati i servizi sul territorio. Meno studenti portano al ridimensionamento di scuole, asili e centri ricreativi, mentre l’aumento relativo di anziani richiede maggiori risorse socio-sanitarie. Le entrate fiscali e contributive tendono a diminuire con meno lavoratori giovani, proprio mentre cresce il fabbisogno di spesa assistenziale per la terza età.
Senza giovani, manca forza lavoro attiva e innovativa. L’economia umbra potrebbe risentire della carenza di ricambio generazionale nelle imprese e nei mestieri. Molte aziende, soprattutto nei settori tradizionali e nelle aree rurali, faticano a trovare manodopera qualificata locale. Una società che invecchia tende ad essere meno incline all’innovazione. Il rischio, secondo l’AUR, è quello di una regione che diventa una società bloccata, incapace di rigenerarsi.