L'Assemblea legislativa ha acceso i riflettori su un tema scottante: la cooperazione internazionale per sostenere la popolazione palestinese e favorire il riconoscimento dello Stato di Palestina. La mozione, promossa da Fabrizio Ricci (Avs), Cristian Betti (Pd) e Luca Simonetti (M5S), ha trovato il via libera con 12 voti della maggioranza, mentre l'opposizione ha preferito tenersi alla larga, non prendendo parte alla votazione.
Durante la discussione in Aula, Ricci ha esaltato la presenza della presidente Stefania Proietti a Gerusalemme, definendola un segnale forte, e ha chiarito che la mozione vuole spingere verso il riconoscimento dello Stato di Palestina. Il testo insiste sull'autodeterminazione del popolo palestinese e sulla necessità di costruire una convivenza che non sia una lotteria della sopravvivenza.
Nel concreto, il documento propone di rafforzare i progetti di cooperazione internazionale con ONG e associazioni del terzo settore per portare aiuti dove servono davvero, senza proclami sterili. Altro punto chiave: convincere il governo italiano a prendere una posizione netta sulla ricostruzione delle aree colpite dalla guerra, senza esitazioni o equilibrismi diplomatici.
Molti Paesi europei hanno ormai dato il via libera al riconoscimento della Palestina, tra cui Spagna, Svezia, Norvegia e Stato Vaticano. Il Parlamento Europeo si è espresso a favore già nel 2014, ma il vero colpo di scena è arrivato il 10 aprile 2024, quando l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha decretato che la Palestina ha tutte le carte in regola per sedersi ufficialmente all'ONU. Tutto risolto? Neanche per sogno. Il 18 aprile, il Consiglio di Sicurezza ha affossato l'iniziativa con il veto degli Stati Uniti, nonostante 12 dei 15 membri avessero votato a favore. Un film già visto.
L'Umbria da tempo porta avanti progetti concreti per supportare la popolazione palestinese. Tra gli esempi più riusciti c'è 'Bee the change', un'iniziativa che punta tutto sull'apicoltura per dare un futuro sostenibile alle comunità locali. Poi c'è 'Support of the Italian language school in Bethlehem', una scommessa sulla cultura come strumento di crescita e autonomia per gli enti locali palestinesi.
Non mancano altre operazioni di diplomazia dal basso, come la 'Camera arbitrale palestinese', nata grazie alla collaborazione con Sviluppumbria per creare un sistema giuridico più efficace. C'è anche 'Saving children', un progetto condiviso con altre regioni italiane e il centro Peres di Tel Aviv, pensato per garantire cure a bambini palestinesi che, senza questi interventi, resterebbero senza assistenza.
L'Aula si è trasformata in un'arena politica, con dichiarazioni al vetriolo e assenze rumorose. Tommaso Bori (Pd) ha ribadito la sua posizione senza giri di parole: "Voterò convintamente questo atto. Credo che si debba lavorare per la pace e per due popoli e due Stati".
Cristian Betti (Pd) ha invece puntato il dito contro gli scranni deserti della minoranza: "Inquietante parlare con il vuoto. Non possiamo evitare di prendere posizione".
Dall'altro lato della barricata, Nilo Arcudi (Tp-Uc) ha smontato il testo della mozione, giudicandolo sbilanciato: "Se vogliamo affrontare la questione in modo serio, dobbiamo citare Israele, il 7 ottobre, i morti causati dai terroristi di Hamas e i civili rapiti".
Bianca Maria Tagliaferri (Ud-Pp) ha messo l'accento sulla necessità di una mediazione: "Serve una soluzione diplomatica al conflitto, il rifiuto del terrorismo e un ritorno alla pace".
L'assessore Fabio Barcaioli ha usato parole pesanti per denunciare la situazione in Palestina: "Discutere oggi con la Presidente in missione è un atto di orgoglio per tutti noi. Oggi è stata staccata la corrente a Gaza, gli aiuti umanitari non entrano più. Basta ipocrisie".
Dall'opposizione, Eleonora Pace (FdI) ha espresso rammarico per una convergenza che non si è mai concretizzata: "Avremmo voluto lavorare insieme su questa mozione, ma non è stato possibile".