Per qualcuno era soltanto l’ennesima bolletta, per qualcun altro magari si trattava di un atto importante, di una notifica e – perché no? – di una cartolina da un amico che manda un saluto da qualche bella località vacanziera. Per i più fortunati poteva essere anche una lettera di quelle scritte a mano, come si faceva una volta, chissà. Lui avrebbe dovuto consegnare la posta ai destinatari, così come suo dovere. Eppure un giovane portalettere in servizio a Umbertide era stato visto gettare la corrispondenza in alcuni cassonetti della spazzatura.
Il suo comportamento non era passato inosservato e la segnalazione è arrivata presto ai militari. Questi hanno recuperato la corrispondenza e al termine di ulteriori verifiche sono riusciti a risalire al giovane portalettere. La posta è stata quindi recuperata e riconsegnata all’ufficio postale competente per il successivo recapito agli ignari destinatari.
Il portalettere è stato prontamente denunciato a piede libero con l’accusa di soppressione di corrispondenza. Immediatamente dopo è arrivato il licenziamento in tronco da parte di Poste Italiane. Attualmente sono in corso ulteriori accertamenti per cercare di capire se la vicenda sia da ricondurre a un episodio isolato oppure se si tratti di una condotta reiteratasi nel tempo.
Il portalettere che non consegnava la posta: subito licenziato da Poste Italiane
Poste Italiane si è immediatamente attivata, garantendo la massima collaborazione alle autorità nella fase delle indagini e consegnando ai rispettivi destinatari tutta la corrispondenza rinvenuta, che è stata presa in carico dal Centro distribuzione di Umbertide.
L’azienda in una nota ha inoltre confermato di aver provveduto a licenziare il portalettere. “In riferimento al ritrovamento di posta nel comune di Umbertide, Poste Italiane informa di aver avuto un ruolo attivo grazie agli accertamenti interni volti ad appurare lo svolgimento dei fatti e le relative responsabilità del portalettere che è stato licenziato il 5 agosto scorso” si legge.
Soppressione di corrispondenza: cosa si rischia il portalettere di Umbertide
La soppressione della corrispondenza è regolata dagli articoli 616 e 619 del Codice Penale. Chi ne è autore deve essere consapevole che sta commettendo un reato penalmente perseguibile e che rischia la pena della reclusione fino a cinque anni.
Anzitutto è bene partire dalla definizione stessa di “corrispondenza” che a differenza di quanto si possa supporre, non riguarda solamente le missive che arrivano per posta. Nella “corrispondenza” rientra oltre a quella epistolare e telegrafica anche quella telefonica, informatica o telematica ovvero qualunque forma di comunicazione effettuata a distanza.
La soppressione della corrispondenza è perpetrata da “chiunque prende cognizione del contenuto di una corrispondenza chiusa, a lui non diretta, ovvero sottrae o distare, al fine di prenderne o di farne da altri prender cognizione, una corrispondenza chiusa o aperta, a lui non diretta, ovvero, in tutto o in parte, la distrugge o sopprime, è punito, se il fatto non è preveduto come reato da altra disposizione di legge, con la reclusione fino a un anno o con la multa da trenta euro a cinquecentosedici euro“. La pena detentiva è innalzata a tre anni nel caso in cui il contenuto della corrispondenza altrui venga rivelato, del tutto o in parte, con conseguente danno alla persona offesa.
Se, come nel caso di Umbertide, a commettere il reato di soppressione di corrispondenza è l’addetto al servizio delle poste, che quindi abusa della sua posizione, le pena si inasprisce prevedendo la reclusione da sei mesi a tre anni. In caso di divulgazione, in tutto o in parte, del contenuto della corrispondenza da parte dell’addetto, la pena prevista è “la reclusione da sei mesi a cinque anni e con la multa da trenta euro a cinquecentosedici euro“.