Che fine ha fatto la Ciclovia sul tracciato della Umbertide-Fossato di Vico? Di fatto è una ciclabile in mezzo al traffico. La data di apertura già annunciata la prima volta nel 2021 continua a slittare senza una ragione apparente. Nell’intento dei realizzatori avrebbe dovuto occupare il tracciato dell’antica ferrovia che congiungeva Fossato a Umbertide. La linea fu danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale e mai riparata, anzi fu tolta di mezzo e mai più ricostruita. Gran parte dei terreni dove incideva la ferrovia furono poi alienati ai privati e la gran parte del tracciato non è più fruibile al pubblico.
Ciclabile in mezzo al traffico per la maggior parte del percorso
Sembra che la ciclabile corra sul tracciato della ferrovia per soli sette chilometri, il restante tragitto incide su strade pubbliche aperte al traffico degli automezzi. Perciò chi volesse approfittare di una passeggiata in bici per respirare l’aria buona avrà una grande delusione.
Intanto, il 21 marzo, ci sarà la prova di carico sui ponti, mentre con l’arrivo della primavera infuria la polemica: “Un sesto del tracciato solo per bici, il resto passa su strade aperte al traffico“, protestano gli utenti delusi da quella che appare ai loro occhi come una vera e propria presa in giro.
Quindi solo 7 km di pista ciclabile, per il resto sarà una ciclabile in mezzo al traffico. Se lo sono chiesto anche Orfeo Goracci (Gubbio rinasce libera) e Angelo Baldinelli (Gruppo Misto), che hanno portato la questione in Consiglio comunale a Gubbio.
Goracci, non ha mancato di sottolineare come il ritardo sia salito ormai a quasi 4 anni, infatti i lavori iniziarono nel 2020. Dopo un personale sopralluogo ha potuto constatare “che in realtà, sui 52 km totali del tracciato, sono solo 7 i km di pista ciclabile vera e propria. Il resto si dovrà percorrere su strade aperte al traffico veicolare, di cui 6 km anche sulla Statale 219 Pian d’Assino, particolarmente problematica e pericolosa per il transito in bici”.
Piergentili replica alle critiche dei consiglieri comunali
“Il progetto iniziale – ha puntualizzato l’assessore ai Lavori pubblici Valerio Piergentili – prevedeva il recupero totale del percorso della ex ferrovia ma nell’attuazione pratica è stato possibile realizzarlo solo nel tratto Mocaiana-Umbertide. I motivi sono stati di natura economica, infatti per la ciclovia era inizialmente previsto un importo di 12 milioni di euro poi ridotto a 3,5, ma anche di natura tecnica, perché sarebbe stato impossibile andare ad espropriare tutti i terreni di abitazioni, attività commerciali e ricettive lì presenti. Avremmo dovuto smantellare edifici di privati che potevano legittimamente opporsi, avviando un’infinità di contenziosi”.
“Il grande merito di Fondazione Perugia, Regione e Comune, con la spinta delle associazioni – ha aggiunto Piergentili – è stato chiedere con forza questo tipo di intervento, il recupero della vecchia ferrovia sul tratto Mocaiana-Umbertide. Se oggi i turisti potranno percorrere un tratto di pista ciclabile all’interno di un paesaggio naturalistico meraviglioso come quello della zona dell’Assino, per 60 anni del tutto abbandonato e trascurato, dovranno dire grazie proprio a questi soggetti. I lavori sono comunque sostanzialmente completati e il 21 marzo ci sarà la prova di carico sui ponti presenti. Fatto ciò si provvederà al collaudo generale dell’opera e infine all’inaugurazione“.
Baldinelli critico sulla mancanza di comunicazione della Giunta Stirati
“Una ciclabile non dovrebbe avere veicoli né incroci, questo è l’Abc – ha replicato Goracci completamente insoddisfatto –. Per anni avete spacciato la ciclovia con il recupero della ex ferrovia Fossato-Umbertide e in realtà se ne fanno solo 7 km, un sesto del totale. Il resto è tutta una commistione e sovrapposizione tra veicoli, traffico normale e biciclette”.
“Secondo me – ha aggiunto infine Angelo Baldinelli – uno dei vostri errori è che comunicate male, a volte per niente e a volte in anticipo rispetto a quelle che sono le reali tempistiche. Quando si annuncia un’imminente apertura lo si dovrebbe fare a cose fatte”.
La mancanza di comunicazione tra gli amministratori eugubini è diventata infatti una prassi ormai consolidata. Provoca spesso inevitabili ritardi e malintesi nella gestione della cosa pubblica.