La Procura di Perugia ha aperto un fascicolo per un’indagine per frode ai danni dell’assicurazione. La truffa ha per protagonista un uomo, accusato di aver presentato una richiesta di risarcimento alla propria assicurazione sostenendo erroneamente di essere caduto per le scale di casa. Secondo l’investigatrice, infatti, l’assicurato avrebbe mentito e si sarebbe invece infortunato prendendo parte a un torneo di calcetto.

Eppure, il pronto soccorso dove l’uomo era stato visitato a seguito dell’infortunio, non ha ancora fornito i documenti utili a verificare le dinamiche in cui è avvenuta la sua caduta. Per questo motivo, l’assicurazione ha deciso di fare ricorso al Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria.

Truffa a Perugia, mente all’assicurazione sull’infortunio

L’assicurazione della quale l’uomo infortunato era cliente ha citato in giudizio, presso il Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria, l’Azienda Unità Sanitaria Locale Umbria 1.

A motivare l’azione, è stato il fatto che l’Asl avrebbe negato il diritto “a visionare, estrarre copia ed accedere al verbale di accesso al Pronto Soccorso dell’Ospedale … limitatamente a quanto indicato in ordine alle modalità dell’evento e alla patologia riscontrata quale elemento disvelante la causa generatrice della stessa, con omissione degli aspetti sensibili ovvero non inerenti in esso contenuti”.

La compagnia assicurativa, quindi, ha chiesto, ricorrendo al TAR dell’Umbria, il rilascio del referto “con omissione degli aspetti sensibili ovvero non inerenti in esso contenuti (ad es., nomi di terzi, circostanze non riguardanti l’accadimento, patologie pregresse, dati sanitari estranei al nesso di causalità)”.

Cade giocando a calcetto e non dalle scale

L’assicurato aveva aperto una pratica di risarcimento presso la propria compagnia assicurativa affermando di essere scivolato e di aver perso l’equilibrio mentre scendeva le scale interne della sua abitazione in Perugia, cagionandosi una distorsione al ginocchio sinistro”.

Dagli accertamenti portati avanti dall’assicurazione era emerso, invece, che l’uomo “era, nella stagione sportiva riferita all’epoca del sinistro, tesserato con una squadra partecipante ad un campionato di calcio a undici”. Non solo, dalle verifiche era scaturito altresì che il giorno prima dell’incidente denunciato “tale squadra aveva disputato … una partita di calcio di un campionato” e che, “in occasione della predetta competizione sportiva, un giocatore aveva subito un infortunio ad un ginocchio tanto da rendere necessario l’intervento di un mezzo del 118”.

Dalla registrazione audio del 118 e dalla scheda di intervento, tra l’altro, era risultato un infortunio di gioco al ginocchio proprio dell’assicurato. Ciò nonostante, per trarre delle conclusioni in via formale e definitiva, mancava la cartella completa del pronto soccorso.

Dal momento che l’’Azienda sanitaria locale continuava a rigettare la richiesta di accesso non riscontrando “l’esistenza del cosiddetto pari rango nei due interessi coinvolti, vale a dire quello patrimoniale dell’Assicurazione e quello di riservatezza per i dati ‘particolari’, relativi alla salute, dell’interessato”, la compagnia assicurativa si era infine rivolta al TAR dell’Umbria che ha, dunque, consigliato di trasmettere il fascicolo sul caso alla Procura di Perugia.

Truffa, esorcismi per profitto

La Procura di Perugia ha avuto di recente a che fare con un particolare caso di cronaca che ha riguardato riti di purificazione e pratiche magiche per allontanare il maligno. Procedure che la Procura ha ritenuto essere delle truffe e, pertanto, ha chiesto il giudizio per il titolare e quattro operatori di call center di tarocchi e oroscopi.

Nella fattispecie, la truffa risale periodo compreso tra il dicembre del 2013 e il giugno del 2016

Gli imputati, difesi dall’avvocato Alessandro Di Baia, sono accusati di avere “in concorso materiale e morale tra loro, al fine di profitto” e attraverso artifici e raggiri ingenerato nella persona offesa “il pericolo immaginario dell’avveramento di grave maleficio e facendo credere alla stessa di poterla guarire” attraverso il compimento di “esorcismi e pratiche magiche del tipo ‘purificazioni’, procurando loro un ingiusto profitto”.

La persona offesa, assistita dall’avvocato Anna Torchia, avrebbe infatti pagato per ogni singola prestazione la cifra di 50 euro per una somma complessiva di 36mila euro “versando mensilmente importi pari a 450/500 euro a mezzo postepay”.

La Procura di Perugia, inoltre, ha contestato ai cinque – il titolare e i quattro operatori del call center – anche l’aggravante per aver commesso il fatto “ingenerando nella persona offesa il timore di un pericolo immaginario”.