Gubbio vive in questi giorni uno dei momenti più critici degli ultimi anni sul fronte della viabilità urbana, con una paralisi sempre più evidente dovuta all’apertura simultanea di grandi cantieri nel centro storico. Dopo mesi di lavori in Piazza Quaranta Martiri, ora anche via XX Settembre si aggiunge alla lista delle arterie bloccate. E così, nel cuore dell’estate, la città si presenta come un cantiere a cielo aperto, alimentando l’esasperazione di residenti, commercianti, artigiani, operatori turistici e semplici cittadini.
“Siamo chiusi dentro come in uno zoo”, lamentano alcuni abitanti del centro. Ma al di là del disagio, è giusto chiedersi: tutto questo rumore è davvero giustificato?
I malumori sono diffusi. I problemi di accesso per i mezzi di soccorso, segnalati da molti cittadini, suscitano preoccupazione: “L’ingresso principale di Piazza Quaranta Martiri è sbarrato. Le ambulanze possono entrare solo da via Cavour”, dicono i residenti.
Anche le modalità di comunicazione da parte dell’Amministrazione comunale sono finite sotto accusa: “Non sappiamo nulla di certo, solo voci e indiscrezioni”. Da qui il senso di claustrofobia e disorientamento vissuto nel cuore pulsante della città, già duramente colpito da un anno e mezzo di trasformazioni urbanistiche.
Eppure, pur comprendendo la rabbia e la fatica di chi ogni giorno deve convivere con deviazioni, barriere, parcheggi scomparsi e tempi raddoppiati, riteniamo che questa protesta sia, nel complesso, miope e sterile.
È vero: il disagio c’è, e nessuno lo nega. Ma ciò che oggi appare come un problema di circolazione, domani sarà un’occasione di rilancio.
I lavori in corso riguardano infatti la riqualificazione del selciato, un intervento di fondamentale importanza che restituirà decoro, sicurezza e fruibilità alle aree più nobili della città. Piazza Quaranta Martiri e via XX Settembre torneranno a essere spazi vivi, percorribili, moderni nel rispetto della storia.
“Si guarda al dito e non alla luna”, come si dice. Oggi ci si concentra sul traffico e sulle transenne, dimenticando che domani questi cantieri porteranno benefici duraturi per tutti.
Va detto chiaramente: in un centro storico medievale, ogni intervento urbanistico ha impatti profondi. La stessa circolazione automobilistica, già di per sé problematica tra vicoli stretti, parcheggi limitati e flussi turistici intensi, diventa quasi impossibile in presenza di cantieri.
Eppure, non si può tornare indietro. Chi ama Gubbio, chi la vive, chi ci lavora, deve oggi stringere i denti e fare uno sforzo collettivo di adattamento. Almeno fino a fine anno, sarà necessario convivere con l’inevitabile disordine del rinnovamento.
Per dirla con un termine anglosassone molto amato da Elsa Fornero, serve meno atteggiamento “choosy” e più spirito di sacrificio per il bene comune.
L’incontro pubblico alla Biblioteca Sperelliana, previsto per stasera 12 giugno, nasce proprio dall’urgenza di dare risposte a cittadini ormai esasperati. È l’occasione giusta per chiarire obiettivi, tempi e modalità dei lavori e per fare chiarezza sul futuro della città alta.
Ecco alcune delle domande più frequenti tra residenti e commercianti:
“Quando finiranno i cantieri?”
“Perché l’ingresso della Piazza è sbarrato?”
“Chi gestisce la logistica degli accessi?”
“Qual è la visione di lungo periodo?”
La Giunta Fiorucci si trova ora nella piena responsabilità del governo cittadino. È chiamata a rispondere con soluzioni, non con rimpalli di colpa. È vero che molte decisioni sono state ereditate dalla precedente amministrazione Stirati, ma ora non basta più ricordarlo: è il momento dell’azione.
L’assessore all’Urbanistica e Lavori Pubblici, Spartaco Capannelli, ha incontrato residenti e commercianti per ascoltare le istanze e chiarire le scelte. Non tutto è andato liscio, e alcuni toni sono stati tesi, ma il confronto è necessario e va incoraggiato.
Le accuse di assenza di un piano emergenziale sono serie, ma anche qui bisogna essere onesti: gestire una riqualificazione così complessa non è cosa da poco. Ogni deviazione o modifica deve fare i conti con vincoli storici, logistici, tecnici. Non è un gioco di incastri risolvibile con un clic.
E mentre si attende l’ufficializzazione dell’ingegner Francesca Rogari alla guida dei lavori pubblici, è importante che il dialogo resti aperto, ma anche che la cittadinanza riconosca la portata positiva dell’intervento.
A chi oggi protesta, vogliamo dire: sì, comprendiamo il disagio. Ma chiediamo anche di alzare lo sguardo. Non lasciamo che il rumore del presente soffochi la visione del futuro. I cantieri non sono il segno della decadenza, ma della rigenerazione. Non sono un intralcio, ma un passaggio necessario.
Gubbio ha bisogno di una nuova pelle urbana, più accogliente, funzionale, vivibile. E per ottenerla, serve pazienza.
Anche gli operatori economici, comprensibilmente colpiti da una minore accessibilità e da una temporanea riduzione del flusso di clienti, potranno beneficiare del rinnovamento. A lavori conclusi, sarà possibile godere di un centro storico più attrattivo, più sicuro, più moderno.
Piazza Quaranta Martiri, riqualificata, potrà ospitare eventi e manifestazioni con maggiore dignità. Via XX Settembre tornerà a essere un viale urbano pedonale di pregio, valorizzando le attività commerciali e la vita quotidiana.
Ciò che sta accadendo a Gubbio non è una crisi, ma un travaglio necessario. È una fase complessa, certo, ma piena di potenzialità. I cittadini sono chiamati a diventare parte attiva di un cambiamento, non a subirlo passivamente né a ostacolarlo con lamentele sterili.
“La città non è fatta solo di pietre, ma di persone che scelgono come viverle”.
Gubbio è in trasformazione. E solo se sapremo superare questo passaggio insieme, senza nostalgia né recriminazioni, ne usciremo più forti, più uniti, più fieri della nostra città.