Il traffico di droga sta vivendo una fase di evoluzione. Non è più solo una questione di piazze di spaccio che invadono i quartieri cittadini. Oggi, dietro la maschera dell’innocenza delle aree isolate, i boschi e le zone periferiche sono diventati il terreno di gioco perfetto per i trafficanti. In un contesto dove i giovani sono sempre più coinvolti in dinamiche di spaccio, l’azione delle forze dell’ordine si trova ad affrontare nuove realtà.

E se non basta la criminalità che si nasconde tra le fronde degli alberi, c’è anche quella che si infiltra nelle pieghe della vita quotidiana, tra i ragazzi che, sotto lo sguardo indifferente di chi li circonda, costruiscono le loro reti.

Boschi come rifugio: i nuovi “laboratori” dello spaccio

Nel cuore delle montagne di Collelicino, tra Terni e Spoleto, i boschi sono diventati il nascondiglio perfetto per gruppi di spacciatori. Lontani dai riflettori della città, questi luoghi offrono una protezione naturale. E la natura, con i suoi angoli nascosti, diventa un alleato dei criminali, che riescono a muoversi in modo discreto, sempre un passo avanti rispetto alle forze dell’ordine. Le operazioni, come quella recentemente condotta in questa zona, hanno messo in luce una rete criminale capace di operare con una velocità sorprendente e una discrezione assoluta.

Le boscaglie si sono trasformate in veri e propri “quartieri generali” dello spaccio, dove il traffico di droga non è più visibile a occhio nudo. Ma dietro la serenità di quei luoghi appartati, c’è un mercato fiorente. Gli spacciatori gestiscono le operazioni con un’organizzazione che non ha nulla da invidiare a un’impresa ben strutturata. La comunicazione avviene tramite messaggistica istantanea, le transazioni sono rapide, e i clienti arrivano e partono senza che nessuno possa accorgersene. I numeri sono alti, ma i rischi, almeno all’apparenza, sembrano essere ridotti al minimo.

La denuncia di un padre: un’altra faccia dello spaccio giovanile

Eppure, non sono solo i boschi a nascondere il fenomeno del traffico di droga. C’è anche un’altra realtà, ben più vicina, che colpisce i più giovani. È l’immagine di un ragazzo di 17 anni che, in un tranquillo pomeriggio, si ritrova sotto il controllo della polizia dopo che il padre ha scoperto le prove di una vita parallela. 12 bustine di droga rinvenute in una tasca dei pantaloni: è bastato questo per lanciare un allarme che ha portato alla luce una rete di giovani spacciatori.

Il caso di Assisi, dove un padre ha denunciato il figlio dopo aver trovato la sostanza stupefacente, ha avuto ripercussioni più ampie di quanto ci si aspettasse. Quel ragazzo, scoperto con 0,58 grammi di droga, non era solo. Insieme ad altri tre giovani, tutti coinvolti in un traffico che travalica le frontiere dell’adolescenza, aveva avviato una vera e propria attività di spaccio. Ma la situazione è ancora più allarmante: uno dei ragazzi, un minorenne di soli 16 anni, è stato intercettato poco dopo aver comprato droga da uno dei suoi coetanei. Questo giovane è stato segnalato come consumatore, ma la rete di spaccio resta ben radicata.

Tra due mondi: come lo spaccio si adatta

Lo spaccio, insomma, è cambiato, e le sue forme si mescolano ora con le pieghe più nascoste della società. Se da un lato il traffico nei boschi sembra una dinamica isolata e sconosciuta, dall’altro l’infiltrazione tra i più giovani, quei ragazziche vivono il loro quotidiano tra scuola e famiglia, è altrettanto preoccupante. Non ci sono confini netti tra i due mondi. I boschi diventano il rifugio dei grandi spacciatori, mentre i giovani, con la loro voglia di apparire invincibili, gestiscono le vendite con la stessa disinvoltura di un adulto.

Le operazioni delle forze dell’ordine, purtroppo, sono lontane dal fermare definitivamente il fenomeno. Non basta il fiuto di un padre preoccupato o la perquisizione nei boschi per sconfiggere una rete che si adatta e muta forma continuamente.