28 Sep, 2025 - 11:00

Todi, due maestre indagate per maltrattamenti all’asilo nido: la Procura di Spoleto chiude le indagini

Todi, due maestre indagate per maltrattamenti all’asilo nido: la Procura di Spoleto chiude le indagini

Todi, due maestre indagate per maltrattamenti all’asilo nido. La Procura di Spoleto ha chiuso le indagini contestando episodi di violenza e negligenza nei confronti dei bambini, documentati dalle telecamere installate dai carabinieri. La notizia è stata diffusa stamane da Il Messaggero Umbria. Le accuse, mosse dal procuratore Claudio Cicchella, parlano di condotte reiterate e incompatibili con il ruolo educativo.

Le accuse della Procura: violenza fisica e negligenza reiterata

Le indagini erano partite mesi fa da denunce di alcune madri, che avevano notato atteggiamenti anomali da parte delle insegnanti. Una delle due era stata sospesa in via cautelare, mentre l’altra risulta tuttora in servizio.

Secondo l’accusa, i bambini sarebbero stati lasciati incustoditi in situazioni pericolose: nei passeggini mentre dormivano, in bagno senza sorveglianza o persino sul terrazzo. Episodi considerati non solo inadeguati, ma potenzialmente lesivi dell’incolumità dei piccoli.

Le immagini delle telecamere nascoste avrebbero documentato comportamenti violenti. In una circostanza, una maestra avrebbe colpito con lo zainetto la testa di un bambino, strattonandolo giù dallo scivolo fino a farlo cadere. In un altro episodio avrebbe sollevato un alunno per le braccia e lo avrebbe scaraventato con forza in un lettino.

Ancora più gravi, per la Procura, i fatti registrati in bagno, dove una bambina sarebbe stata fatta sedere con violenza su un water privo di riduttore, costretta a mantenersi in equilibrio con difficoltà per non cadere all’interno.

La chiusura delle indagini e i prossimi passaggi processuali

Con la notifica degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari, le due maestre hanno ora venti giorni di tempo per consultare il fascicolo, presentare memorie difensive, documenti o richiedere ulteriori accertamenti. Potranno inoltre chiedere di essere interrogate.

Solo dopo questa fase, il pubblico ministero deciderà se formulare richiesta di rinvio a giudizio o procedere con l’archiviazione qualora gli elementi raccolti non siano ritenuti sufficienti a sostenere l’accusa in aula.

La vicenda ha scosso la comunità tuderte, dove molti genitori hanno espresso indignazione e timore. Una madre, tra le prime a denunciare, ha dichiarato: “Non volevamo credere che i nostri figli potessero essere trattati in questo modo. Abbiamo chiesto solo verità e rispetto per i bambini”.

Dal canto loro, le difese delle due indagate puntano a smontare la ricostruzione accusatoria, sostenendo che alcuni comportamenti siano stati fraintesi o decontestualizzati. Gli avvocati hanno annunciato la volontà di depositare memorie a tutela delle loro assistite.

Precedenti in Umbria: un fenomeno che riapre il dibattito sulla vigilanza

Quello di Todi non è un caso isolato. Negli ultimi anni, in Umbria si sono registrati altri episodi che hanno coinvolto strutture educative per l’infanzia. A Perugia, nel 2021, un’inchiesta aveva riguardato una maestra sospesa per presunti maltrattamenti documentati da intercettazioni ambientali. A Foligno, nel 2018, fu avviato un procedimento per condotte analoghe in un asilo comunale.

Vicende che hanno aperto il dibattito sulla necessità di rafforzare i controlli nelle strutture educative, con l’introduzione di sistemi di vigilanza e formazione continua per gli operatori.

Il procedimento di Todi sarà ora chiamato a chiarire responsabilità individuali, ma la sua eco potrebbe riaccendere la discussione pubblica sul rapporto di fiducia tra famiglie e scuole dell’infanzia, un nodo delicato e cruciale per l’intera comunità.

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Federico Zacaglioni
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