In Umbria il Tevere sta subendo gravi problemi ambientali perché è sempre più salato. La situazione è particolarmente preoccupante perché questo fatto sta portando gravi ripercussioni sull’agricoltura delle aree circostanti. Eppure, nonostante la gravità della situazione, sembra che in pochi stiano realmente prestando attenzione a questo problema incombente.
Umbria, Tevere salato: a risentirne è l’agricoltura
A lanciare l’allarme è Massimo Gargano, direttore generale di Anbi (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del Territorio e Acque Irrigue), che ha parlato durante un seminario formativo organizzato dal sindacato Filbi-Uil a Milano Marittima, riportato dal Corriere dell’Umbria.
“Nel 2017, quando la crisi idrica del lago di Bracciano rischiò di portare al razionamento dell’acqua nella Capitale, tutto il mondo pose gli occhi su Roma. Oggi, invece, stiamo assistendo a un fenomeno altrettanto preoccupante, ma che sembra passare completamente inosservato: la salinizzazione del fiume Tevere“, denuncia Gargano.
Le conseguenze di questo processo sono gravi e si ripercuotono sull’agricoltura di vaste aree vocate alla produzione alimentare.
“La portata del Tevere attualmente è sugli 80 metri cubi al secondo, quando la media del periodo è superiore a 200. Questo fa sì che il cuneo salino risalga sempre più verso l’entroterra, compromettendo la fertilità dei terreni e la produttività dei raccolti“, spiega il direttore di Anbi.
Il problema, purtroppo, non riguarda soltanto il Tevere. Anche altri fiumi della vicina regione Lazio, come l’Aniene, mostrano segnali di crisi, mentre i livelli dei laghi dei Colli Romani stanno calando in maniera preoccupante. “Le conseguenze della crisi climatica sono drammaticamente evidenti. Ma a questo si aggiunge una sregolata pressione antropica sulle risorse idriche, che non fa che aggravare ulteriormente la situazione“, conclude Gargano con preoccupazione.
È evidente, stando alle parole di Gargano, che occorre intervenire al più presto per affrontare questa emergenza ambientale che, se trascurata, rischia di avere conseguenze devastanti sull’ecosistema e sull’economia di vaste aree del centro Italia.
I dissalatori certamente possono rappresentare una soluzione per affrontare la scarsità idrica, ma i loro costi elevati graverebbero pesantemente sull’economia agricola e sui bilanci delle famiglie, oltre a comportare gravi conseguenze ambientali legate allo smaltimento del sale. Lo sviluppo di nuovi bacini idrici si configura come un’alternativa più sostenibile e vantaggiosa.
Una situazione nota già dal 2007
Il fenomeno della siccità e dell’intrusione del cuneo salino di acqua di mare rappresenta una grave minaccia per molti dei principali fiumi italiani, non solo per il fiume Tevere ma anche per il fiume Po e altri grandi corsi d’acqua della penisola. Questa problematica è stata evidenziata da diversi studi e ricerche nel corso degli anni, a partire da una pubblicazione del 2007 di tre ricercatori dell’Università Roma Tre sul Giornale di geologia applicata.
Nello specifico, il Tevere è particolarmente colpito da questo fenomeno, con la risalita del cuneo salino dovuta alla diminuzione della portata di acqua dolce del fiume. Ciò comporta gravi conseguenze per l’ecosistema fluviale e le attività umane che gravitano attorno al Tevere salato, come l’agricoltura.
Ma il problema non riguarda solo il Tevere: secondo la Coldiretti, il 30% della produzione agroalimentare della Pianura Padana, il bacino del fiume Po, è minacciato dall’avanzata del cuneo salino, con il mare che è risalito per ben 30 chilometri all’interno del Delta del Po.
Questa situazione di grave siccità e intrusione salina sta mettendo a rischio l’habitat naturale dei fiumi italiani e sta compromettendo seriamente l’attività agricola e produttiva delle aree circostanti. Lo studio del 2007 aveva già evidenziato questa “preoccupante situazione”, sottolineando come la salinità dipendesse anche dai livelli di piovosità. Purtroppo, negli anni successivi, i fenomeni di siccità e scarsa piovosità si sono acuiti a causa dei cambiamenti climatici, aggravando ulteriormente il problema del cuneo salino e della diminuzione della portata dei fiumi.