In Umbria, le urne raccontano una battaglia elettorale serratissima. Dopo ore di attesa, i primi dati mostrano una sfida punto a punto tra Donatella Tesei e Stefania Proietti, le uniche candidate che sembrano avere chance reali di conquistare la presidenza regionale. La corsa è apertissima e ogni sezione scrutinata potrebbe fare la differenza.

I numeri parziali: Proietti leggermente avanti

Con circa quaranta sezioni su oltre mille esaminate, Stefania Proietti, sindaca di Assisi e presidente della Provincia di Perugia, guida la competizione con un sottile margine: 49,69% dei voti. Dietro di lei, la governatrice uscente Donatella Tesei, sostenuta dal centrodestra, si attesta al 47,38%. Le due protagoniste stanno monopolizzando la scena, lasciando gli altri candidati in una posizione residuale.

La marginalità degli outsider

Tra gli altri in corsa, Marco Rizzo, portabandiera di Democrazia Sovrana e Popolare, è l’unico a superare, finora, l’uno per cento. Per tutti gli altri, le cifre restano vicine allo zero, confermando il duello polarizzato tra Tesei e Proietti. Le prime proiezioni sembrano prefigurare un finale al fotofinish, in cui ogni voto sarà decisivo per il risultato.

L’attesa è palpabile mentre si procede con lo spoglio, in una regione che continua a vivere l’elezione come un momento di trasformazione o continuità, a seconda di chi riuscirà a prevalere.

Affluenza simile nelle città delle due candidate

Assisi e Montefalco, luoghi simbolo in questa tornata elettorale, mostrano numeri quasi speculari in termini di partecipazione. Le due città umbre, rispettivamente legate a Stefania Proietti e Donatella Tesei, hanno registrato percentuali molto vicine: 56,72% per Assisi e 56,31% per Montefalco. Entrambi i dati segnano un netto calo rispetto alla consultazione precedente, quando le affluenze si attestavano al 66,54% e al 66,92%.

I numeri nei principali centri urbani

Guardando alle grandi città della regione, Perugia e Terni raccontano storie diverse. Nel capoluogo, il 55,6% degli aventi diritto si è recato ai seggi, una percentuale più alta rispetto a Terni, che si ferma al 46,72%. Anche qui il confronto con i dati storici sottolinea un calo generalizzato nella partecipazione.

La riduzione dell’affluenza, comune a tutti i principali centri, potrebbe riflettere un clima di disillusione o un diverso coinvolgimento dell’elettorato rispetto al passato. Resta da vedere quale impatto avranno queste percentuali sul risultato finale, in una sfida che si gioca all’ultimo voto.

Il centrosinistra regge in una roccaforte strategica in Emilia Romagna

Mentre in Umbria si aspetta, in Emilia Romagna è già stato decretato il nuovo presidente di Regione. Con il 56% dei voti, Michele De Pascale ha conquistato la presidenza dell’Emilia-Romagna, battendo Elena Ugolini, candidata del centrodestra, ferma al 41%. Una vittoria netta che consolida il legame storico tra la regione e il centrosinistra, grazie a una coalizione ampia che ha unito Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra.

Il risultato di De Pascale non è solo una conferma della forza del centrosinistra, ma anche un segnale chiaro agli avversari: l’Emilia-Romagna resta un baluardo, almeno per ora, di un modello politico che continua a resistere alle sfide del panorama nazionale. La prossima amministrazione sarà chiamata a dimostrare che la fiducia degli elettori è stata ben riposta, in un momento di grandi cambiamenti e aspettative.

L’Emilia-Romagna, tradizionalmente schierata con il centrosinistra, si conferma un territorio difficile da conquistare per il centrodestra. La campagna di De Pascale, focalizzata su temi chiave come innovazione e sostenibilità, ha saputo raccogliere il consenso necessario per garantire una continuità amministrativa. Ugolini, pur proponendo un programma alternativo, non è riuscita a spezzare l’egemonia politica della regione.

Un dato che non passa inosservato riguarda la partecipazione: appena il 46,42% degli elettori ha votato, un netto calo rispetto al 67,7% registrato nelle precedenti elezioni regionali. L’astensione ha caratterizzato questa tornata elettorale, confermando una tendenza nazionale di disimpegno che preoccupa gli analisti.