È stato presentato da pochissimo il nuovo rapporto della Fondazione Gimbe – Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze, che offre una fotografia puntuale della situazione del Servizio Sanitario Nazionale italiano. Si tratta di una relazione che costituisce ormai un solido punto di riferimento restituendo una chiara panoramica dello stato della sanità nel Paese. Nino Cartabellotta, presidente Gimbe, preannuncia una situazione ormai prossima al collasso. L’Umbria fa bene sul numero di medici e infermieri ma molte ombre si allungano sui dati relativi a chi rinuncia alle cure e sull’allarmante diminuzione dei medici di famiglia. La presidente Donatella Tesei punta a fare meglio.
Gimbe: la situazione della sanità in Umbria
Nella nostra regione il personale sanitario è presente. L’Umbria qui fa registrare dati migliori della media nazionale con 2,43 medici ogni mille abitanti contro il 2,11. Ancora meglio per quanto riguarda gli infermieri che sono pari a 6,08 per mille abitanti contro i 5,06 del dato nazionale. Il rapporto medici-infermieri è di 2,5, anche in questo caso sopra alla media italiana che è pari a 2,4.
Le note dolenti però arrivano presto. Se a luglio c’era stato il semaforo verde da parte del Nuovo Sistema di Garanzia sui livelli essenziali di assistenza sanitaria, la situazione delineata ora dai dati Gimbe fa riflettere. Perché molti sono gli umbri che rinunciano a curarsi e la carenza dei medici di famiglia pesa sempre di più.
L’Umbria è la quinta peggior regione italiana per il numero di persone che rinunciano alle cure. I dati parlano chiaro: nel 2023 il 9,2% degli umbri ha preso la sofferta decisione di non curarsi contro la media nazionale che è del 7,1%. Male anche per quanto riguarda i medici di famiglia che lo scorso anno sono diminuiti del 14% rispetto al 2022 a fronte di un dato nazionale dell’11%, un’evidenza di come l’invocato ricambio generazionale stia pericolosamente rallentando.
Tesei sui dati Gimbe: “Io non sono soddisfatta. Noi non ci accontentiamo”
“La forza dei dati. Nel rapporto Gimbe sul personale del servizio sanitario nazionale, la nostra Umbria ne esce vincitrice“, così ha commentato Donatella Tesei, presidente ricandidata della Regione Umbria.
“Più medici della media, più infermieri, un bilanciamento migliore della media tra le due categorie – scrive in un post su Facebook -. Io non sono soddisfatta: non voglio vedere solo dei buoni numeri, voglio guardare la sanità con gli occhi degli umbri, voglio che la nostra regione diventi davvero la migliore in Italia. Davanti alle vuote critiche di qualcuno, preferisco continuare a lavorare, a testa bassa, per una sanità sempre più accessibile, sempre più giusta, sempre più pronta“.
E in post successivo rilancia. “Abbiamo avviato un percorso di cambiamento della sanità regionale, e alcuni numeri lo confermano, ma noi non ci accontentiamo. Faremo meglio e di più, ma serve continuità per portare avanti questo lavoro“.
Nino Cartabellotta, presidente Gimbe: “La tenuta del SSN è prossima al punto di non ritorno”
“Dati, narrative e sondaggi di popolazione dimostrano che oggi la vera emergenza del Paese è il Servizio Sanitario Nazionale” così esordisce Nino Cartabellotta. Rispetto ai Paesi Ocse la spesa sanitaria pro capite in Italia è inferiore di 899 euro, ovvero 52,4 miliardi complessivi. Il personale sanitario abbandona il SSN mentre aumenta esponenzialmente la spesa a carico delle famiglie (+10,3%). Nel 2023 sono quasi 4,5 milioni gli italiani che hanno rinunciato alle cure, di cui 2,5 milioni per motivi economici. Dal rapporto emergono profonde diseguaglianze regionali e territoriali e l’intensificarsi di fenomeni come la migrazione sanitaria oltre a lunghi tempi di attesa per le visite e nei pronto soccorso.
Situazioni che dimostrano come “la tenuta del SSN è prossima al punto di non ritorno, che i princìpi fondanti di universalismo, equità e uguaglianza sono stati ormai traditi e che si sta lentamente sgretolando il diritto costituzionale alla tutela della salute, in particolare per le fasce socio-economiche più deboli, gli anziani e i fragili, chi vive nel Mezzogiorno e nelle aree interne e disagiate“.