L’Umbria si conferma una delle locomotive del Terzo Settore in Italia. Sono ben 2.390 gli Enti iscritti nel Registro Nazionale del sistema sociale ed economico che si affianca alle istituzioni pubbliche e al mercato e che interagisce con entrambi per l’interesse delle comunità.
Secondo il primo Rapporto redatto dall’Osservatorio del Runts, (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore nato nel 2021) promosso dal Ministero del Lavoro e da Unioncamere, l’Umbria si conferma nel 2023 regione vivace e sensibile sul piano sociale.
Al 31 dicembre 2023 la regione è al secondo posto in Italia per incidenza proprio degli enti iscritti al Runts.

Ogni 100mila abitanti infatti, l’Umbria conta ben 279,1 Enti iscritti, tra associazioni di promozione sociale, associazioni di volontariato, Onlus, Imprese sociali e Fondazioni. In valore assoluto, come detto, sono 2.390 le realtà iscritte in regione (di cui 375 imprese sociali). Esse rappresentano il 2% del totale nazionale (sono 119.868 gli Enti in Italia iscritti) e  movimentano un ampio numero di volontari pari a 23.402 unità.

Al primo posto in Italia, il Rapporto fotografa il Trentino Alto Adige con ben 391,8 Enti iscritti ogni 100mila abitanti.  L’Umbria è seguita dalla Toscana che sul podio si posiziona, a pochissima distanza, al terzo posto (278,4%).

Terzo settore in Umbria, la provincia di Terni fa da traino della positiva performance regionale

Scendendo al dettaglio provinciale, emerge come la provincia di Terni faccia da traino della performance regionale. La provincia si colloca infatti nella “top five” nazionale. È la quinta provincia in Italia per incidenza di Enti del Terzo Settore. Svetta Bolzano (433,6), seguono Rieti (362,9), Trento (350,6) e Firenze (309,5). Terni ha una incidenza pari a 307,6 Enti ogni 100mila abitanti.

Al 31 dicembre 2023, i 2.390 Enti registrati in Umbria nel Runts sono in netta prevalenza Associazioni di promozione sociale (pari al 65,7% del totale), Organizzazioni di volontariato (pari al 28,2%), il restante 6,1% è rappresentato da Onlus, Fondazioni, Enti Filantropici (esclude le imprese sociali ndr).

Per quanto riguarda la concentrazione di APS in Umbria, la regione si colloca al secondo posto in Italia subito dopo l’Emilia Romagna (67%).

Il presidente della Camera di commercio Mencaroni: “Umbria regione sensibile alla sussidiarietà”

Il Registro unico del terzo settore – ha detto il Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni ci permette di guardare con più chiarezza a questo comparto significativo della nostra economia. E rappresenta un valido strumento di trasparenza per tutti i cittadini perché il Registro è pubblico ed è possibile consultare i dati di tutte le  realtà iscritte nel nostro Paese. Ci tengo anche a sottolineare l’ottima performance dell’Umbria nel quadro nazionale, a conferma di una sensibilità diffusa tra i cittadini, frutto di una tradizione di impegno sociale che viene da lontano“.

Il Runts  consente anche di effettuare scelte più consapevoli riguardo a se, e come sostenere un determinato Ets, se associarsi o meno o se svolgere attività di volontariato per suo tramite. Dunque si attua, grazie alla trasparenza dello strumento, un controllo “sociale” diffuso sull’attività degli stessi Enti.

Enti ricreativi e di socializzazione al vertice della classifica del Terzo settore dell’Umbria

Per quanto riguarda i settori di intervento, oltre un terzo degli Ets umbri opera nelle attività ricreative e di socializzazione (34,4%). Rappresentativi  anche i settori delle attività culturali e artistiche (22,3%), e della assistenza sociale e protezione civile (20,3%).

Dei quasi 120mila Enti registrati nel Runts, in prevalenza risultano Associazioni di promozione sociale (oltre 52mila, pari al 43,7%), Organizzazioni di volontariato (circa 37mila, pari al 30,7%) e Imprese sociali (quasi 24 mila, pari al 19,9%). Complessivamente, quindi, queste tre tipologie di Ets rappresentano il 94,3% del totale degli enti registrati. Sono inferiori le quote relative agli Altri enti del terzo settore (5,4%) e residuali quelle riferite agli altri soggetti. Oltre un quarto degli Ets italiani opera nelle attività ricreative e di socializzazione (26,5%). Altri ambiti particolarmente rappresentativi sono: assistenza sociale e protezione civile (23,2%); attività culturali e artistiche (19,8%) e sanità (13,1%).