Un caso di vaiolo delle scimmie è stato accertato a Terni. Il paziente, un giovane residente nella città umbra, è attualmente ricoverato in buone condizioni di salute. La notizia è stata diffusa ufficialmente dall’Azienda Usl Umbria 2, che ha immediatamente attivato le procedure previste dai protocolli sanitari nazionali per la gestione delle malattie infettive emergenti.
Il caso ha destato l’interesse delle autorità sanitarie per la sua rilevanza epidemiologica, ma al momento la situazione appare sotto controllo. L’indagine avviata subito dopo la diagnosi ha permesso di individuare un solo contatto a rischio, attualmente sotto sorveglianza sanitaria per un periodo di 21 giorni, come previsto dalle linee guida del Ministero della Salute.
Dopo la conferma del contagio, il caso è stato inserito nella piattaforma PREMAL, il sistema di sorveglianza epidemiologica che consente il monitoraggio in tempo reale a livello nazionale delle malattie infettive. Un elemento fondamentale per garantire un approccio coordinato tra le diverse regioni e strutture sanitarie del Paese.
Le misure messe in atto in Umbria, secondo quanto riferito dall’Usl Umbria 2, rispondono pienamente agli standard stabiliti in ambito europeo e nazionale. Il paziente è stato isolato, viene monitorato costantemente e non presenta complicazioni, segno di un decorso clinico regolare e non preoccupante. Non si segnalano, al momento, ulteriori contagi nella zona.
Il vaiolo delle scimmie, noto anche con il nome inglese monkeypox, è una malattia infettiva causata da un virus appartenente alla famiglia Poxviridae, la stessa del più noto vaiolo umano. Tuttavia, il decorso della patologia è generalmente più lieve e raramente fatale. Il virus è endemico in alcune aree dell’Africa centrale e occidentale, ma negli ultimi anni è stato al centro dell’attenzione mondiale per alcuni focolai in Paesi non endemici, incluso l’Italia.
Il contagio avviene principalmente attraverso contatti diretti e prolungati con persone infette, mediante fluidi corporei, lesioni della pelle o delle mucose e oggetti contaminati, come biancheria o asciugamani. La trasmissione aerea è possibile ma richiede un’interazione ravvicinata e continua, condizione che la rende meno probabile nella vita quotidiana.
I sintomi iniziali sono simili a quelli di un’influenza: febbre, mal di testa, dolori muscolari e gonfiore dei linfonodi. A questi si aggiunge, dopo qualche giorno, la comparsa di una tipica eruzione cutanea che può interessare il viso, le mani, i piedi e altre parti del corpo.
Nella maggior parte dei casi, il vaiolo delle scimmie si risolve spontaneamente entro due o quattro settimane. Le forme gravi sono rare e tendono a manifestarsi soprattutto in soggetti immunodepressi. Nonostante ciò, la vigilanza rimane elevata, soprattutto per evitare il diffondersi di nuovi focolai in contesti non endemici.
Nel 2022, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il vaiolo delle scimmie un’emergenza di salute pubblica internazionale, alla luce dei numerosi casi registrati anche in Europa, non legati a viaggi o importazioni di animali infetti. La dichiarazione è rimasta in vigore fino al maggio 2023, quando i dati hanno mostrato un rallentamento nella diffusione globale.
Le autorità sanitarie ribadiscono l’importanza di affidarsi esclusivamente a fonti ufficiali per ottenere informazioni aggiornate e corrette sulla situazione. È fondamentale evitare la circolazione di notizie infondate o sensazionalistiche, che possono generare panico o comportamenti sbagliati.In caso di dubbi, è sempre consigliabile rivolgersi al proprio medico curante o ai canali istituzionali della ASL. L'informazione corretta è uno strumento essenziale per affrontare con lucidità anche eventi di natura sanitaria, specialmente quando coinvolgono malattie infettive poco conosciute dal grande pubblico.
Il caso registrato a Terni rappresenta un episodio circoscritto e, per ora, senza elementi di particolare criticità. Le misure messe in campo hanno dimostrato l’efficienza del sistema sanitario regionale e nazionale, mentre le condizioni del giovane paziente restano buone. Non ci sono motivi di particolare preoccupazione, ma il richiamo alla responsabilità individuale e collettiva resta forte: attenzione, prudenza e fiducia nelle istituzioni sanitarie sono le chiavi per affrontare anche questa emergenza.