06 Oct, 2025 - 14:30

Terni, il Tar boccia il ricorso sull'Edificio 4 di corso del Popolo: soluzione cercasi per la buca accanto al Comune

Terni, il Tar boccia il ricorso sull'Edificio 4 di corso del Popolo: soluzione cercasi per la buca accanto al Comune

Nuovo stop and go per l'area di corso del Popolo, a ridosso degli uffici comunali del Pentagono. Il Tar dell'Umbria, presieduto da Pierfrancesco Ungari e con giudice estensore la dott.ssa Elena Daniele, ha respinto il ricorso della Corso del Popolo S.p.A. contro il Comune di Terni, confermando il diniego al permesso di costruire per il cosiddetto "Edificio 4".
A rappresentare la società ricorrente in giudizio sono stati gli avvocati Andrea Guarino e Fabrizio Giovanni Pollari Maglietta; per il Comune l'incarico è stato affidato all'avvocato Paolo Gennari. Secondo i giudici amministrativi, la mancanza dell'atto aggiuntivo alla Convenzione del 2005 - che regola l'uso delle aree pubbliche e private ad uso pubblico - e il mancato versamento del contributo di 318.960 euro per l'incremento di cubatura restano motivi ostativi legittimi e sufficienti a sorreggere il provvedimento comunale.
Nonostante la sentenza, sono però in corso nuove interlocuzioni tra le parti per valutare soluzioni condivise e riaprire il dossier ad eventuali investitori privati interessati a completare l'intervento. A prendere in mano la questione il vicesindaco di Terni, Riccardo Corridore, e l'assessore all'urbanistica Marco Iapadre che hanno avviato interlocuzioni con imprenditori del settore immobiliare. 

Una cittadella della giustizia mai partita tra atti, varianti e ricorsi

La controversia si inserisce in un iter urbanistico e giudiziario iniziato oltre quindici anni fa. L'Edificio 4, parte di un più ampio compendio edilizio previsto dalla Variante Parziale del 22 febbraio 2004, era destinato - nelle intenzioni originarie - a ospitare sedi giudiziarie.
L'atto convenzionale del 2005 affidava alla società privata la realizzazione di opere pubbliche e sei edifici a destinazione mista, con l'obbligo di stipulare un atto aggiuntivo per definire standard e modalità d'uso degli spazi pubblici. Tale adempimento non è mai stato concluso, diventando uno dei punti principali del contenzioso.
Nel 2011, con la cessione di cubatura aggiuntiva, il Comune quantificava in 318.960 euro il corrispettivo da versare al momento della richiesta del permesso di costruire. L'istanza formale, depositata nel luglio 2014, avviava un lungo confronto tecnico e legale, con richieste di documentazione integrativa, proposte di compensazione economica e pareri incrociati fra uffici comunali e legali delle parti.
Il rigetto definitivo dell'ottobre 2023, impugnato dalla società, ha trovato ora conferma in sede di giudizio amministrativo. La sentenza, redatta dalla giudice estensore Elena Daniele, ha ritenuto infondata la tesi della società secondo cui gli accordi del 2011 e 2014 avrebbero sostituito l'atto aggiuntivo, e ha respinto le eccezioni sulla compensazione del credito. 

"La motivazione finale di un provvedimento amministrativo non deve contenere un'analitica confutazione delle osservazioni procedimentali svolte dalla parte", si legge nelle motivazioni della sentenza, richiamando orientamenti consolidati del Consiglio di Stato.

L'incompiuta cittadella della giustizia: simbolo di un fallimento urbanistico

L'incompiuta "cittadella della giustizia" di corso del Popolo è diventata negli anni uno dei simboli più emblematici del fallimento urbanistico ternano. Questa vasta area scavata, situata strategicamente nel cuore della città tra il municipio e il tribunale, nasce dall'ambizioso progetto ministeriale degli anni 2000 che avrebbe dovuto ospitare un moderno polo giudiziario con la Procuraarchivi e uffici amministrativi.
Tuttavia, il progressivo disimpegno finanziario del Ministero di Grazia e Giustizia ha trasformato quello che doveva essere un intervento di modernizzazione in una cicatrice urbana permanente"Quello che doveva essere un cuore pulsante della città è rimasto un vuoto che tutti vedono e nessuno abita, testimoniando un fallimento urbanistico delle passate amministrazioni", commenta un consigliere comunale di Alternativa Popolare.
Oggi, dopo oltre un quindicennio di abbandono, l'amministrazione comunale ha riavviato le interlocuzioni con la proprietà privata dell'area, prospettando nuove destinazioni d'uso che potrebbero includere edilizia residenziale, funzioni terziarie e verde pubblico, con la prospettiva di coinvolgere operatori privati e istituzionali per la rigenerazione della zona.

Prospettive e incognite per risolvere il vuoto urbano

La sentenza del Tar, pur chiudendo il capitolo giudiziario avviato nel 2023, non esaurisce la questione urbanistica. La volontà del Comune di aprire a investitori privati appare come l'elemento più concreto per evitare che l'area rimanga in stallo per ulteriori anni.
Molto dipenderà dalla capacità di definire un quadro chiaro di obblighi e diritti, superando le criticità della Convenzione del 2005 e trovando un accordo sul corrispettivo economico legato alla cubatura. La partita sarà anche politica: la riqualificazione di corso del Popolo è da tempo considerata una priorità strategica per il decoro urbano e per la valorizzazione del comparto centrale della città.

Per i cittadini ternani, abituati a vedere il cantiere fermo e le barriere di recinzione ormai arrugginite, la speranza è che i prossimi mesi possano segnare una svolta. Il tempo delle attese potrebbe finalmente lasciare spazio a quello delle decisioni.

AUTORE
foto autore
Federico Zacaglioni
condividi sui social
condividi su facebook condividi su x condividi su linkedin condividi su whatsapp
ARTICOLI RECENTI
LEGGI ANCHE