È tornato in libertà e, a distanza di pochissimo tempo, ha ripreso a molestare l’ex compagna. Protagonista della vicenda un sessantenne di Terni, già noto alle forze dell’ordine e con precedenti specifici per reati analoghi, che è stato nuovamente arrestato con l’accusa di stalking nei confronti della donna con cui aveva avuto una relazione.
L'episodio si inserisce in una lunga e travagliata storia di atti persecutori, già oggetto di procedimenti giudiziari che avevano portato l’uomo – difeso dall’avvocato Alessio Pressi – a scontare oltre due anni e mezzo tra carcere, arresti domiciliari, misure cautelari con braccialetto elettronico e divieti di avvicinamento.
Nonostante gli ammonimenti, le denunce e i provvedimenti restrittivi, l’uomo è tornato ad avvicinarsi alla sua vittima non appena riottenuta la libertà. A conferma di una spirale persecutoria che sembra non conoscere tregua, è bastata una manciata di giorni perché il sessantenne violasse nuovamente le restrizioni imposte, ricominciando a tormentare l’ex compagna con minacce, offese e una valanga di telefonate.
Quaranta, per la precisione, in appena ventiquattro ore: un numero che da solo testimonia la gravità e l’insistenza del comportamento molesto, tanto da allarmare nuovamente la donna e spingere le autorità a intervenire urgentemente.
La polizia, che ben conosceva l’individuo per via del suo profilo recidivo, è intervenuta tempestivamente. Dopo aver rintracciato l’uomo, le forze dell’ordine hanno proceduto con l’arresto in flagranza. L’atto è stato successivamente convalidato dal giudice, che ha disposto la custodia cautelare in carcere, considerando la pericolosità del soggetto e la sua propensione a reiterare il reato.
L'uomo è stato così ricondotto nella casa circondariale di vocabolo Sabbione, dove aveva già scontato parte delle precedenti pene.
Il sessantenne ternano non è un volto nuovo alla giustizia. Pluripregiudicato, con precedenti specifici proprio in materia di stalking e violenza privata, era stato oggetto di numerosi procedimenti penali negli ultimi anni. La sua condotta ha richiesto un progressivo inasprimento delle misure cautelari, tutte dettate dalla persistenza dei suoi atti persecutori nei confronti della stessa vittima.
"Quaranta telefonate nell’arco di un giorno”: questa la frase riportata negli atti, che riassume con brutale chiarezza l’intensità della pressione psicologica esercitata. Un comportamento che ha generato nella vittima uno stato di forte ansia, paura e tensione costante, elementi che rientrano pienamente nei presupposti del reato di stalking, come definito dall’articolo 612-bis del Codice penale.
La vicenda riaccende i riflettori su un problema purtroppo ancora estremamente attuale e diffuso: la recidiva nei reati di violenza domestica e atti persecutori. Nonostante l’adozione di strumenti di prevenzione come l’ammonimento del questore, il braccialetto elettronico e i divieti di avvicinamento, non sempre le misure risultano sufficienti a tutelare efficacemente le vittime.
Le autorità continuano a ribadire l’importanza di denunciare tempestivamente ogni episodio di intimidazione o minaccia, in modo da poter intervenire prima che si arrivi a situazioni irreparabili. Tuttavia, come dimostra questo caso, la rapidità con cui un persecutore può tornare all’azione dopo la scarcerazione evidenzia la necessità di un costante monitoraggio e, laddove necessario, di provvedimenti più incisivi e duraturi.
Con l'ennesimo arresto e la nuova detenzione a Sabbione, si chiude – almeno per ora – un ulteriore capitolo di una vicenda che sembra purtroppo non voler finire. La donna, vittima di una lunga odissea di violenza psicologica, si trova ancora una volta a dover ricostruire, con fatica, quella serenità e sicurezza che dovrebbero essere un suo diritto inalienabile.
Resta la domanda, ancora aperta, su quali strumenti servano davvero per proteggere le vittime in maniera strutturale e definitiva da chi, nonostante le condanne, non accetta la fine di una relazione e trasforma l’amore in persecuzione.