Un gesto di solidarietà che tocca il cuore, quello della comunità di Polino, piccolo borgo umbro a pochi chilometri da Terni abitato da sole 200 persone. Polino ha infatti aperto le sue porte a una famiglia palestinese di 10 persone, fuggita dalla devastante realtà di Gaza. Questa famiglia, composta dal giornalista di 51 anni Safwat Alkahlout e sua moglie Eman, comprende anche la suocera Fatima e i loro sette figli. Alle spalle ha lasciato “la situazione peggiore, una guerra incredibile, migliaia di vittime ogni giorno”, come dice Safwat Alkahlout, con l’obiettivo di cercare sicurezza e pace.
Arrivati in Italia grazie al supporto della Fondazione “Aiutamoli a vivere”, la famiglia palestinese fuggita da Gaza è stata accolta a braccia aperte a Polino. Porta con sé storie di sofferenza ma anche di speranza. Safwat, con la voce di chi ha visto troppo dolore, racconta di una Gaza segnata da una crisi umanitaria senza precedenti. L’uomo ha dichiarato: “Adesso sono felice di essere in Italia e di aver portato con me tutta la mia famiglia“. Spiegando che la mancanza di cibo e medicinali a Gaza rende ogni giorno una lotta per la sopravvivenza. I suoi figli, il più piccolo di 11 anni e la più grande di 23, hanno realizzato il loro sogno di venire in Italia.
Ora che è al sicuro a Polino, la famiglia di Safwat nutre un nuovo sogno: la fine della guerra. La loro nuova casa è stata fornita dal Comune e il sindaco Remigio Venanzi ha accolto personalmente la famiglia palestinese. Questa è stata l’occasione per mostrare come anche un piccolo borgo di pochi abitanti possa essere un esempio concreto di umanità e accoglienza.
L’importanza dell’accoglienza: l’esempio di Polino de della famiglia palestinese in fuga dalla guerra
La situazione a Gaza continua a essere tesa e preoccupante. In particolar modo dal punto di vista delle condizioni di vita dei palestinesi che, tra mancanza di cibo e assistenza medica e bombe che piovono dal cielo, rischiano la vita ogni giorno. Israele in queste ore ha annunciato che sospenderà le spedizioni di cibo nel nord di Gaza da parte dell’Unrwa. L’agenzia delle Nazioni Unite, che si occupa di fornire assistenza umanitaria ai profughi palestinesi dal 1949, svolge un’attività fondamentale all’interno della Striscia, specialmente a nord dove le consegne di aiuti umanitari sono più difficili.
La situzione umanitaria è allarmante e sono in molti a cercare rifugio non solo nei paesi vicini, ma anche e soprattutto in Europa. In questo contesto, storie come quella di Safwat e della sua famiglia accolta a Polino, che cerca sicurezza e una nuova vita lontano dalla violenza, mettono in evidenza le profonde conseguenze umane del prolungato conflitto a Gaza e l’urgente necessità di soluzioni pacifiche e umanitarie.
Accogliere rifugiati significa offrire non solo un rifugio sicuro, ma anche opportunità di integrazione, educazione e lavoro. Elementi fondamentali per la costruzione di una nuova vita. Quello che si offre è la speranza. Speranza che le popolazioni che fuggono da conflitti, carestie e guerre hanno perso. Attuare un processo di accoglienza e integrazione contribuisce a ridurre le tensioni sociali, promuove la comprensione interculturale e arricchisce la società ospitante con nuove prospettive e competenze.
Il gesto del borgo di Polino ha mostrato come anche le piccole comunità possano svolgere un ruolo cruciale nell’offrire un nuovo inizio a chi è stato costretto a lasciare il proprio paese.