Il titolo è molto ambito: quello di miglior pampepato dell'anno. Ad organizzare lo speciale concorso, come da tradizione, è il Met Bistrò di Piazza Tacito. In palio c'è la "cucchiara", l'utensile trofeo "che fa la differenza per il manico". Del resto in tutta la provincia ternana in questi giorni è proprio l'amato pampepato il re della tavola natalizia.
Lo storico concorso del Met è ufficialmente aperto e all'indirizzo dell'oste Andrea Barbaccia, detto Barbino, sono già arrivati i primi pampepati destinati al palato della giuria 'de la cucchiara'.
Come si partecipa? Bisogna consegnare un pampepato di propria produzione spiegano gli organizzatori, (meglio due raccomandano per eventuale secondo assaggio in caso di più pampepati con lo stesso punteggio) proprio al Met entro la mattina di lunedì 5 gennaio.
In quello stesso giorno, alla vigilia dell'Epifania, una giuria qualificata e di comprovata esperienza procederà all'assaggio. Per ogni prodotto saranno presi in considerazione diversi elementi come l'aspetto, la sensazione al tatto, il profumo, il gusto, la persistenza, la qualità degli elementi e, fondamentale, l'apporto del pepe. L'autore - o l'autrice - del miglior Pampepato vedrà il suo nome scritto sulla cucchiara.
Il pampepato a Terni è molto più di un dolce. È una tradizione che parla di festa, famiglia e convivialità e la sua preparazione fa parte dell'identità più autentica del territorio Ternano. Già da novembre le famiglie iniziano a mettere da parte la frutta secca che di solito viene mescolata - rigorosamente con la "cucchiara" in una grande bacinella, insieme alle spezie - pepe in primis -, al miele, ai canditi, al caffè, alla farina e al cioccolato cui si aggiungono altri ingredienti a discrezione di chi ci lo prepara. Il giorno tradizionalmente dedicato alla preparazione è l'8 dicembre quando in ogni casa si respira quella miscela inconfondibile di odori che fanno Natale più di ogni altra cosa. Ed è lui il pampepato, il dono natalizio per eccellenza da queste parti.
Le ricette si tramandano all'interno delle famiglie e ognuna ha i suoi ingredienti, i suoi segreti e le sue dosi. Il dolce ternano per eccellenza delle feste viene scambiato, assaggiato, nascono confronti, discorsi, si esprimono preferenze. Però c'è una cosa su cui non si fanno sconti a nessuno: il pepe si deve sentire.
Il pampepato di Terni è da tempo al centro di un'importante opera di valorizzazione che ha visto anche il riconoscimento dell'IGP, l'Indicazione Geografica Protetta come "Pampepato di Terni" arrivato ufficialmente nel 2020 a coronamento di un lungo percorso. Inoltre, da due anni nel mese di novembre, come preludio delle festività natalizie, Terni ha anche il suo festival dedicato al dolce 'Sweet Pampepato'. Tre giorni con un calendario ricchissimo di eventi che hanno già richiamato oltre a un vasto pubblico, nomi noti della cucina italiana.
Le origini del dolce ternano sono molto antiche. Gli ingredienti principali del pampepato farebbero pensare all'epoca romana quando, secondo quanto riporta la guida del Gambero Rosso, nelle feste per il solstizio d'inverno si consumavano dolci a base di miele, frutta secca e spezie. Nel Medioevo il pampepato, grazie ai monasteri, assume la sua forma attuale anche se le prime testimonianze di ricette scritte si hanno nella metà dell'Ottocento. Il primo riferimento a una produzione professionale risale al 1913 con il noto pasticcere ternano Spartaco Pazzaglia. Nel 1931 la guida gastronomica del Touring Club Italiano riportava un riferimento al dolce: "Terni da ricordare per il Pampepato natalizio". Qualche anno dopo, nel 1939 arrivò anche il primo riconoscimento nazionale con il Brevetto della Real Casa.