12 Jun, 2025 - 22:30

Archeologia e acciaio, le due facce della città di Terni: al Caos la mostra di Luigi Lanzi tra storia antica e rivoluzione industriale

Archeologia e acciaio, le due facce della città di Terni: al Caos la mostra di Luigi Lanzi tra storia antica e rivoluzione industriale

Una città si racconta anche attraverso ciò che affiora dagli scavi. E a Terni, dove la modernità industriale ha riscritto il volto urbano, proprio quegli scavi hanno riportato alla luce frammenti di un passato sorprendentemente ricco. Domenica 15 giugno, alle 10.30, il Museo civico archeologico Claudia Giontella all’interno del Caos accoglie l’inaugurazione della mostra “Archeologia e sviluppo industriale a Terni: la collezione Luigi Lanzi”, un viaggio affascinante tra necropoli antiche e cantieri siderurgici.

La collezione di Luigi Lanzi in mostra al Caos di Terni racconta due città: quella di ieri e quella di domani

La mostra nasce dal desiderio di restituire visibilità a una raccolta straordinaria quanto dimenticata: i reperti messi insieme da Luigi Lanzi, figura emblematica della Terni ottocentesca. Insegnante, collezionista, pioniere dell’archeologia locale, Lanzi fu il primo a intuire il valore di ciò che l’industrializzazione stava portando alla luce nei cantieri delle nuove acciaierie. Mentre si costruivano le fondamenta di una Terni moderna, emergono tombe e oggetti appartenenti a epoche molto più antiche.

La collezione, rimasta per lungo tempo conservata tra Roma e l’Umbria, è costituita da materiali databili dall’età del Bronzo al periodo romano, con una straordinaria prevalenza di reperti provenienti dalle necropoli di San Pietro in Campo e delle Acciaierie. Quello che colpisce è l’approccio metodico di Lanzi, che non si limitava al collezionismo: prelevava anche resti faunistici e materiali organici, in un’ottica di analisi futura, precorrendo i tempi con intuizioni che oggi definiremmo archeometria.

Un progetto condiviso: ricerca scientifica e formazione dei più giovani

Dietro questa operazione di recupero culturale si muove una rete ampia e ben coordinata: la Soprintendenza ABAP dell’Umbria, il Comune di Terni, l’Università La Sapienza di Roma e la cooperativa Le Macchine Celibi. Ma la vera novità è il coinvolgimento degli studenti del liceo classico Tacito, che attraverso un progetto PCTO sono diventati parte attiva del processo di allestimento.

I ragazzi non si sono limitati a osservare, ma hanno studiato, collaborato con gli archeologi, contribuito alla parte divulgativa. Un'esperienza che trasforma la mostra in un laboratorio di cittadinanza, in cui il sapere diventa condivisione e la memoria si trasmette grazie alle nuove generazioni.

Il percorso espositivo si avvale anche del contributo dei Musei Nazionali dell’Umbria, in particolare del Museo Archeologico Nazionale e del Teatro romano di Spoleto. Un lavoro congiunto che ha permesso di ricostruire un quadro unitario a partire da materiali conservati in luoghi diversi, offrendo al pubblico un racconto finalmente completo e coerente.

L’archeologia come specchio dell’identità urbana

Oltre alla dimensione scientifica, la mostra invita a riflettere sulla trasformazione del territorio ternano e sul dialogo, tutt’altro che scontato, tra passato remoto e modernità industriale. La voce dell’assessora alla Cultura, Michela Bordoni, coglie il senso profondo dell’iniziativa: “Un’occasione unica, una sorta di ricerca interdisciplinare tra archeologia e storia più recente. per investigare il passato più antico della Terni preromana e al contempo le forti modificazioni causate anche sul tessuto sociale a seguito dell’industrializzazione di fine ‘800”.

In questo senso, la collezione Lanzi è molto più di un insieme di oggetti: è una mappa invisibile della memoria collettiva, una testimonianza che ci aiuta a leggere in controluce il cambiamento della città e il modo in cui la sua identità si è forgiata attraverso le epoche.

Ritrovare il senso del tempo per costruire il futuro

La mostra si configura dunque come un ponte tra archeologia e contemporaneità, capace di mettere in comunicazione discipline diverse e pubblici differenti. Il lavoro di riordino e ricomposizione della collezione, portato avanti dalla Soprintendenza in collaborazione con l’Insegnamento di Civiltà dell’Italia preromana della Sapienza, ha reso possibile non solo lo studio ma anche la restituzione alla comunità di un bene che le appartiene.

L’obiettivo, insomma, non è solo celebrare il passato, ma stimolare consapevolezza e senso di appartenenza. E a Terni, dove le acciaierie affondano le fondamenta su tombe millenarie, questo significa imparare a leggere il presente con occhi nuovi.

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Giorgia Sdei
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