10 Aug, 2025 - 11:35

Provincia di Terni, cantonieri in lotta: Bandecchi eredita la patata bollente sull'indennità di vigilanza e il sindacato gli chiede di risolverla

Provincia di Terni, cantonieri in lotta: Bandecchi eredita la patata bollente sull'indennità di vigilanza e il sindacato gli chiede di risolverla

Riguarda ancora le strade e il travagliato rapporto tra Stefano Bandecchi e la presidente che lo ha preceduto, Laura Pernazza di Forza Italia, l'ultima patata bollente che - suo malgrado - il sindaco di Terni e inquilino di Palazo Bazzani è chiamato a risolvere. Stavolta non c'entra la sanità, né c'entrano i finanziamenti per le strade dell'amerino e del narnese.

La vicenda, infatti, riguarda una questione tutta sindacale ed un groviglio amministrativo che arriva dritto dalla gestione di Laura Pernazza al nuovo presidente della Provincia di Terni. La vicenda, infatti, riguarda disputa che coinvolge i cantonieri e la loro indennità di vigilanza. Una vertenza iniziata tre anni fa, che oggi vede il sindacato CSA RAL lanciare un appello accorato al buon senso di Bandecchi per risolvere un contenzioso che intreccia questioni economiche, fiscali e il rispetto per chi mantiene vive le strade umbre. “Serve ascolto, prevalga il buon senso”, dichiara il segretario provinciale Sergio Silveri, auspicando un accordo che ponga fine a una battaglia che dura da troppo tempo.

Come tutto ebbe inizio: l'indennità di vigilanza concessa e poi revocata

La storia ha origine tra il 2021 e il 2022, quando la Provincia di Terni, allora guidata da Pernazza, assegna ai cantonieri una quota mensile di indennità di vigilanza per il controllo delle strade provinciali. Un riconoscimento arrivato senza che i lavoratori lo richiedessero, dopo una formazione specifica e il rilascio di un tesserino di abilitazione. “I cantonieri si sono visti riconoscere questa somma senza averla sollecitata”, spiega Silveri, “e l’hanno percepita svolgendo con diligenza le mansioni assegnate”.

Ma il vento cambia rapidamente: tra aprile e maggio 2022, Palazzo Bazzani comunica l’avvio di un procedimento per recuperare le somme versate, con effetto da luglio 2022. La motivazione ufficiale? L’assenza di un inquadramento formale dei cantonieri nell’area di vigilanza, che renderebbe l’indennità illegittima.

Ripercorrendo la vicenda: tre anni di tensioni e battaglie legali

La genesi del contenzioso risale a una decisione amministrativa che, secondo il sindacato, ha colto i cantonieri impreparati. Nel 2021, la Provincia introduce l’indennità senza un’adeguata verifica dei requisiti formali, creando aspettative nei lavoratori. Questi, formati e autorizzati, svolgono le mansioni di controllo con impegno, ma si trovano improvvisamente a dover restituire quanto percepito. La comunicazione di recupero, arrivata nella primavera del 2022, scatena la reazione dei cantonieri, che si organizzano con il supporto del CSA. La disputa si sposta in tribunale, con ricorsi al giudice del lavoro. A maggio 2025, una sentenza sembra aprire uno spiraglio, riconoscendo che il recupero deve avvenire al netto degli oneri fiscali, ma la Provincia mantiene una linea dura, rifiutando soluzioni conciliative. “È un muro di gomma”, lamenta Silveri, denunciando l’inerzia dell’amministrazione.

Il cuore del contenzioso: una questione di equità fiscale e dignità

Al centro della disputa c’è la modalità di recupero delle somme. La Provincia pretende la restituzione in forma lorda, includendo le imposte già versate dai cantonieri. Una prassi contestata dal CSA, che cita la giurisprudenza: “Il recupero, se dovuto, deve essere al netto del carico fiscale”, afferma Silveri, richiamando una sentenza di maggio 2025 che chiarisce: “Quanto richiesto va osservato che il dipendente debba riversare gli importi riscossi al netto del carico fiscale ai sensi dell’art. 150…”.

I cantonieri, sostenuti dal sindacato, denunciano un’ingiustizia: “È una battaglia di diritto, ma anche contro l’inequità”, aggiunge Silveri. “I lavoratori sono spettatori incolpevoli di decisioni altrui”.

Verso una soluzione? L’appello del CSA per un accordo transattivo

Dal maggio 2025, i cantonieri hanno ripetutamente offerto una via d’uscita: un accordo transattivo per chiudere il contenzioso senza ulteriori costi legali. Ma la Provincia sembra irremovibile, alimentando la frustrazione dei lavoratori.

“C’è la volontà di risolvere la controversia, ma serve reciprocità”, insiste Silveri. “I lavoratori non devono vedere calpestati i loro diritti dopo tre anni di lotta”. La vicenda non è solo economica: tocca la dignità di chi garantisce ogni giorno la sicurezza delle strade umbre. Ora tocca al presidente Bandecchi, già alle prese con altre sfide amministrative ereditate dal passato, decidere se ascoltare l’appello e sciogliere un nodo che unisce - secondo il sindacato - diritto, equità e gestione del personale. 

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Federico Zacaglioni
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