Una tragedia. Un dramma. Notizie che non vorremmo mai sentire o raccontare. Questa mattina a Terni, nella zona di Borgo Bovio, si è consumato un fatto sconvolgente che ha lasciato attonita un’intera comunità. Una giovane donna di 31 anni, di origine albanese ma da molti anni residente in Italia, è precipitata dalla finestra del secondo piano di un’abitazione, per cause che sono ancora in corso di accertamento da parte delle forze dell’ordine.
Secondo quanto si apprende, la donna era in stato avanzato di gravidanza: il parto sarebbe avvenuto da lì a pochi giorni. Immediato l’intervento dei sanitari del 118, che l’hanno trasportata d’urgenza all’ospedale dove è tuttora sottoposta a un delicato intervento chirurgico. Le sue condizioni sono gravissime. Il bimbo che portava in grembo, purtroppo, non ce l’ha fatta.
L’episodio riapre ferite ancora fresche nella città umbra. Solo pochi giorni fa, martedì 8 luglio, un altro evento drammatico ha scosso Terni: una donna si è tolta la vita gettandosi dal quinto piano dell’ospedale Santa Maria. Era l’alba quando, secondo le ricostruzioni, la donna si è lanciata dalla parte retrostante della struttura ospedaliera, rispetto all’ingresso principale.
L’impatto con una tettoia sottostante è stato fatale. Sul posto sono intervenuti gli operatori del 118, i vigili del fuoco e gli agenti della polizia di Stato con la Scientifica, che hanno avviato i rilievi e gli accertamenti necessari. In quel caso, la donna non risultava ricoverata. Un gesto estremo, in un luogo dove ogni giorno si combatte per la vita, che ha lasciato sgomenti operatori e cittadini. Due episodi, diversi per dinamica ma accomunati dal dolore, che spingono a una riflessione più ampia sulla sofferenza sommersa, sulle fragilità invisibili, e su quanto ancora la nostra società debba fare in termini di ascolto, prevenzione e supporto psicologico.
Secondo i dati più aggiornati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno si registrano oltre un milione di suicidi nel mondo: uno ogni 40 secondi. Ogni tre secondi, invece, avviene un tentativo di suicidio. Numeri impressionanti, che mettono in luce un’emergenza silenziosa, spesso sottovalutata o ignorata.
Dietro queste cifre ci sono storie, volti, famiglie. C’è chi non trova più motivi per andare avanti, chi si sente solo, chi ha bisogno disperato di aiuto. E troppo spesso quel grido rimane inascoltato.
In questo scenario drammatico, un ruolo centrale lo svolgono tutte quelle realtà che si impegnano quotidianamente nel fornire ascolto, accoglienza e supporto psicologico a chi vive momenti di crisi. Tra queste, l’impegno costante e capillare di Telefono Amico Italia rappresenta un presidio prezioso contro la solitudine e il silenzio.
Chi vive un disagio emotivo, chi è in preda a pensieri autodistruttivi, può contattare Telefono Amico ogni giorno, dalle 10 alle 24, componendo il numero 02 2327 2327. L’ascolto offerto è empatico, anonimo e non giudicante. I volontari sono formati per accogliere i pensieri di morte e offrire un primo supporto emotivo. A volte, semplicemente sapere che c’è qualcuno disposto ad ascoltare può fare la differenza.
Aprirsi non è semplice. Chi è in crisi ha spesso paura di non essere capito, di essere giudicato o di spaventare chi ha vicino. Eppure, secondo molti sopravvissuti a tentativi di suicidio, ciò che più è mancato è stato proprio qualcuno che li ascoltasse senza voler per forza trovare una soluzione.
Il dialogo autentico, empatico, può diventare la chiave per interrompere il circolo vizioso della solitudine e del dolore. Non si tratta di fornire risposte, ma di esserci. Di accogliere. Di non lasciare l’altro solo.
Non bisogna aver paura della parola “suicidio”. Nominare il problema, parlarne apertamente, è il primo passo verso una presa in carico collettiva. E anche chi ascolta ha bisogno di supporto: se affrontare un discorso così delicato risulta troppo difficile, è importante chiedere a propria volta aiuto a persone competenti.