01 May, 2025 - 12:30

Terni, anni di abusi contro la compagna e minacce anche ai figli: condannato a due anni con pena sospesa

Terni, anni di abusi contro la compagna e minacce anche ai figli: condannato a due anni con pena sospesa

Un dramma familiare consumato nel silenzio delle mura domestiche, tra violenze sistematiche, minacce e sopraffazioni protrattesi per anni, in un contesto segnato da un rapporto ormai definitivamente compromesso. A finire sotto processo un uomo residente a Terni, accusato di aver maltrattato l’ex compagna e i loro figli minori. Le indagini condotte dalla Procura di Terni hanno portato alla luce un quadro inquietante: insulti quotidiani, aggressioni fisiche, intimidazioni, danneggiamenti in casa e perfino ricatti sessuali. Un’escalation di abusi culminata in atti persecutori rivolti anche al nuovo compagno della donna, in un crescendo di violenza che ha travolto l’intero nucleo familiare.

Minacce, abusi e ricatti: l’orrore tra le mura domestiche

Secondo quanto ricostruito durante l’istruttoria, il rapporto tra i due era già da tempo compromesso: vivevano in abitazioni separate, e l’uomo non aveva mai riconosciuto tre dei quattro figli. Nonostante ciò, il conflitto non si era affatto sopito. Anzi, si era fatto più violento nel tempo. Le accuse raccolte parlano di calci e pugni inferti alla donna, accompagnati da minacce di morte e gravi intimidazioni. Ma non solo. La donna ha raccontato in aula di essere stata costretta, in più occasioni, ad avere rapporti sessuali contro la propria volontà, con l’uomo che la ricattava, minacciando di non provvedere al mantenimento economico dei figli. Minori che, secondo le testimonianze, spesso assistevano a tali episodi e, talvolta, erano essi stessi oggetto di vessazioni.

Il tentativo di riconciliazione e la nuova frattura

Nel 2022, la situazione degenera ulteriormente. Colpito dal lutto per la perdita del padre, l’uomo rientra dall’Albania con l'intento di ricucire i rapporti con la ex compagna e i figli. Ma la sua presenza costante in casa finisce per esasperare ulteriormente il clima familiare, suscitando la reazione delle figlie.

Proprio queste ultime, consultando di nascosto il cellulare della madre, scoprono l’esistenza di una nuova relazione sentimentale con un giovane uomo. Da quel momento la tensione esplode. Iniziano le scenate di gelosia, i pedinamenti, gli insulti e un'escalation di aggressività che non risparmia neanche i genitori della donna.

Stalking e intimidazioni: la spirale persecutoria prosegue nonostante i divieti

Nonostante l'imposizione di un provvedimento di divieto di avvicinamento, l’uomo ha continuato senza alcun scrupolo la sua condotta persecutoria nei confronti dell’ex compagna. Ignorando deliberatamente le restrizioni legali, si è presentato ripetutamente sul luogo di lavoro della donna, ha dato in escandescenze fuori dalla scuola frequentata dai figli e l’ha insultata pubblicamente, anche alla presenza di altre persone. L'episodio che ha destato maggiore preoccupazione, tuttavia, è stata l’ennesima minaccia rivolta ai genitori della vittima: "Le tiro l’acido".

Il processo e la sentenza

La Procura di Terni aveva chiesto una condanna a quattro anni di reclusione. Il collegio giudicante ha invece stabilito una pena di due anni, con sospensione condizionale, e il risarcimento di 5 mila euro alla parte civile, rappresentata dall’avvocato Andrea Petrucci. Il legale dell’uomo condannato, Mattia Contessa, ha dichiarato che sta valutando l'ipotesi di impugnare la sentenza.

Una ferita aperta nella comunità

Questa vicenda non si limita a essere un semplice caso giudiziario, ma rappresenta un dramma umano che ha segnato più generazioni. Una donna, costretta a vivere nel terrore, figli cresciuti nell'incubo delle urla e delle minacce, e una comunità che si trova oggi a riflettere sul reale significato di giustizia e sulla protezione delle vittime. Nonostante la sentenza, persiste il dubbio che la pena inflitta non rifletta adeguatamente la gravità delle violenze subite. Con la chiusura formale del processo, rimangono tuttavia il dolore e le cicatrici indelebili, lasciando una domanda ancora senza risposta: la giustizia ha davvero fatto il suo corso, o c'è ancora molto da fare per tutelare chi è vulnerabile? Ai posteri l'ardua sentenza.

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Francesco Mastrodicasa
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