Un video emozionale, parole che scavano nella memoria e nel cuore, un addio che non è una resa ma la fine consapevole di un viaggio straordinario. Martina Santoro, classe 1994, nata a Roma, ha scelto di lasciare il calcio giocato. E lo ha fatto come ha sempre vissuto questo sport: con autenticità, passione e profondità. Nelle ultime ore, sui canali ufficiali della Ternana Women, è comparso un lungo e toccante monologo che racconta la sua storia, le sue radici e, soprattutto, il legame viscerale con il pallone. Un amore cominciato da bambina, tra campetti d’oratorio e cancelli automatici messi a rischio dalle sue giocate casalinghe, e culminato con la maglia rossoverde cucita addosso negli ultimi anni.
Cresciuta nella Lazio, Santoro ha vissuto gran parte della sua carriera con l’aquila sul petto. Una storia d’amore fedele, tenace, vissuta tra mille sacrifici. Lavori estenuanti prima degli allenamenti, chilometri macinati su pullman, campi freddi e docce gelide: il ritratto vero del calcio femminile, quello che non fa rumore, ma costruisce identità.
E poi l’addio a casa, la scelta coraggiosa: lasciare la Lazio per un nuovo inizio a Terni, nel 2022, con la maglia della Ternana Women. Una decisione dettata dal bisogno di tornare a respirare il campo, ma anche dalla voglia di non chiudere col calcio prima di aver detto tutto. “Il campo mi mancava come l’aria sott’acqua”, dichiara con lucidità. E in Umbria ha trovato un ambiente che l’ha accolta, amata e in cui ha potuto ancora dare molto, anche al di là dei minuti giocati.
Martina Santoro non è stata solo una calciatrice. A Terni è diventata punto di riferimento per lo spogliatoio, guida per le più giovani, figura cardine di un progetto che ambisce in alto. Se le presenze in campo si sono ridotte per via di problemi fisici, la sua presenza fuori dal rettangolo verde è rimasta costante e insostituibile.
Il suo racconto conferma quanto profondo sia stato il legame instaurato con le compagne e lo staff. Parla di “venticinque sconosciute” diventate parte di lei, di una società che “le ha teso la mano mentre stava annegando”. Un ambiente che ha saputo ridarle senso, facendole riscoprire una nuova versione di sé. “La Ternana ha dato forma a una versione di me senza precedenti”, ammette, quasi sorpresa da ciò che ha scoperto dentro di sé grazie a questa esperienza.
L’addio al calcio di Santoro è anche un manifesto di un’intera generazione di calciatrici. Quelle che hanno vissuto il passaggio dal dilettantismo all’era professionistica, portando sulle spalle il peso di un movimento in trasformazione. Quelle che non hanno scelto il pallone per la fama, ma per amore. Che hanno inseguito sogni veri, senza sponsor né copertine, ma con la stessa ossessione che solo i veri sportivi conoscono.
“Non ho mai inseguito il risultato, l’ho aspettato, cercato, me lo sono goduto. Il calcio l’ho scelto a costo di perdermi tutto il resto”. Una frase che riassume l’identità di Martina Santoro. Una calciatrice che non ha mai voluto essere altro se non se stessa. Né diva, né eroina. Solo una donna che ha deciso di essere fedele a un amore, anche nei suoi giorni più difficili.
Non è facile salutare il calcio. E non è detto che Santoro lo faccia per sempre. Nel suo video, lo chiama “l’ultimo amore”, quello “a cui nessuno dedica mai nulla”. Ma nella forma con cui lo racconta c’è qualcosa che lascia intravedere un ritorno, magari in altre vesti. Il calcio femminile ha bisogno di figure come lei. Di storie come la sua. Di esempi che raccontino quanto può essere bello e doloroso amare un pallone.
E forse, proprio per questo, il suo “ciao” al calcio non ha il sapore di una fine, ma quello di una pagina voltata con delicatezza. “Agli addii ho scelto sempre un informale ciao, uno di quelli che dici quando sai che presto tornerai nello stesso posto da cui sei appena andato via”.