La Ternana esce di strada proprio all’ultima curva. Dopo quattro risultati utili consecutivi, i rossoverdi cadono sul difficile campo del Ravenna capolista, interrompendo la propria rincorsa e lasciando in Romagna una prestazione che ha fatto discutere. Alla terza partita nel giro di una settimana, i ragazzi di Fabio Liverani hanno pagato stanchezza, scarsa lucidità e soprattutto la mancanza di coraggio, fattori che hanno inciso in maniera determinante sul risultato finale.
Il match si è deciso al 70’, quando Rrapaj ha trovato la deviazione di Tripi che ha messo fuori causa D’Alterio. Una rete sporca, proprio come l’andamento della partita, ma sufficiente a regalare tre punti pesanti agli uomini di Marco Marchionni, sempre più saldi in vetta alla classifica.
Era dalla seconda giornata di campionato che la Ternana non assaporava l’amaro gusto della sconfitta. Allora fu l’Ascoli a espugnare il “Libero Liberati” con un netto 2-0. Da allora le Fere avevano intrapreso un percorso in crescita, condito da segnali incoraggianti e da una nuova compattezza che aveva dato fiducia all’ambiente. Il passo falso del “Benelli”, però, ha riportato indietro le lancette, ricordando a tutti quanto ancora ci sia da lavorare.
Il ko coincide con la prima sconfitta della nuova proprietà Rizzo, subentrata poche settimane fa: fino a ieri il bilancio era di un pareggio a Sassari contro la Torres e di una vittoria, seppur sofferta, ottenuta in casa col Pontedera grazie a un autogol. Una partenza prudente ma positiva, spazzata via da un pomeriggio opaco.
Il calendario non ha aiutato. Tre gare in sette giorni hanno inevitabilmente inciso sulla tenuta fisica e mentale del gruppo. Tuttavia, limitarsi a questo alibi sarebbe riduttivo. A Ravenna la Ternana è apparsa rinunciataria, con un atteggiamento attendista che non ha mai spaventato gli avversari.
La lotta sulle seconde palle è stata quasi sempre persa, sintomo di una squadra meno feroce rispetto ai giallorossi. La manovra si è sviluppata lentamente, senza verticalizzazioni né tentativi di strappo. L’unica vera occasione della prima frazione è arrivata su calcio piazzato, con Orellana e Dubickas che però non hanno impensierito più di tanto la difesa avversaria.
Fabio Liverani aveva impostato la gara con l’obiettivo di contenere la capolista e colpire in ripartenza. Una strategia che, sulla carta, poteva avere senso, ma che sul campo si è rivelata sterile. La Ternana non ha mai dato la sensazione di poter cambiare l’inerzia del match, neppure quando si è trovata costretta a rincorrere.
La reazione finale, infatti, è stata più emotiva che tattica: un forcing confuso, senza un’idea precisa, che ha reso facile la gestione per il Ravenna. È mancata quella mentalità battagliera che la piazza rossoverde pretende e che, nelle scorse stagioni, aveva rappresentato un marchio di fabbrica.
Al di là dell’episodio decisivo, la partita ha evidenziato un limite strutturale: la mancanza di un giocatore in grado di creare superiorità numerica negli ultimi venti metri. Lo scorso anno la Ternana poteva contare su Cicerelli, capace di accendere la luce con strappi e invenzioni. Quest’estate, complici i vincoli di bilancio e la complessa situazione societaria, non è stato sostituito.
In questo senso il ritorno in campo di Enrico Brignola, fermato a lungo da infortuni, rappresenta forse l’unica nota positiva. Per caratteristiche tecniche e tattiche, il fantasista ex Benevento potrebbe rivelarsi un’arma preziosa se riuscirà a trovare continuità. Ma la strada è lunga e Liverani lo sa bene.
Con la sconfitta di Ravenna la Ternana resta ferma a quota 10 punti, un bottino che con la penalizzazione in arrivo rischia di ridursi a 8. Una posizione che vale l’ottavo posto, ma che mantiene le Fere ancora in una zona di classifica fluida: playoff e playout sono distanti pochi punti e nulla è compromesso.
Il campionato è appena agli inizi, ma servirà subito una reazione. La prossima sfida con il Pineto diventa quindi un passaggio chiave per ritrovare fiducia e continuità. Un’occasione per dimostrare che quella di Ravenna è stata solo una parentesi stonata e non un campanello d’allarme più grave.