Guardando la partita in mezzo ai tifosi della Ternana, il passo avanti compiuto dalla squadra di Abate a Pontedera divide nell’analisi. Come sempre in questi casi, c’è chi vive una vittoria in trasferta come una mezza delusione. E poi c’è chi torna a casa dal pub o dalla trasferta festeggiando, soddisfatto per i tre punti e per la reazione alla sconfitta interna col Pescara.
Il oOntedera era in dieci, dovevamo chiuderla prima e non soffrire cosi, dicono i primi. Abbiamo reagito a un colpo da KO, come quello subito in casa e ci siamo subito rialzati vincendo bene in trasferta, rispondono i secondi. Probabilmente andremo avanti così a lungo. E un po’ di ragione ce l’hanno entrambe le parti. Perché la Ternana di Ignazio Abate (uno che ha le sue idee e vuole metterle in pratica, senza se e senza ma) è ancora un cantiere aperto. E perché per mettere in piedi una costruzione per stralci ci vuole tempo. Passando per traguardi intermedi, che a volte riguardano il gioco e il modo di stare in campo e a volte i gol e i risultati.

In certe occasioni la passione acceca. E allora una vittoria in trasferta, con due gol segnati, due pali presi e un dominio del campo pressoché totale, se si guarda alla pancia può pure essere una mezza delusione. Poi però, passato il momento della passione, devono emergere tutti i fattori analitici che consentono una valutazione serena ed oggettiva. E quella che riguarda la prima vittoria dei rossoverdi in questo campionati di serie C, parla di un passo avanti nel processo di evoluzione. E anche di una vittoria in pieno “stile campionato”. Portata via con i denti e la sofferenza e non con lo smoking e la pipa in bocca.

Il passo avanti della Ternana che si cala nella mentalità del torneo e non cade nel tranello di sentirsi superiore

Che cosa ci è piaciuto della Ternana di Abate? Il sapersi calare nella realtà della C. Il sapersi confrontare con una squadra di categoria con le armi del contesto. La capacità di integrare i nuovi senza stravolgere il lavoro di costruzione di una identità sin qui fatto da Abate. La disponibilità ad accogliere un attegiamento umile, nei minuti finali, in nome del risultato.

È poco? Forse sì, per chi ancora è rimasto con la testa alla rincorsa alla salvezza dello scorso campionato, alle virtù della serie B, alla stagione del trapasso dallo scalcagnato carrarmato di Lucarelli all’affidabile utilitaria di Breda. Ma quella stagione, va ricordato, è finita male. Con una cocente retrocessione in serie C. E adesso si riparte da un campionato nuovo, da un nuovo tecnico, da una squadra rivoluzionata, da un ambiente che aspetta la Ternana come si attende il re della foresta. Con la speranza di appendere nel salone la testa del leone, dopo averlo sorpreso nella savana.

Al Mannucci di Pontedera, la Ternana ha trovato proprio questo clima. Campo piccolo e stretto. Tifosi su di giri. Avversari galvanizzati. Eppure la squadra di Abate, ancora in rodaggio e col portato della sconfitta interna col Pescara, ha preso subito il controllo del gioco. Ha scelto di andare a vincere e lo ha dimostrato invadendo la metà campo avversaria. Ha puntato a dominare sul piano del possesso e dell’occupazione degli spazi. Una prova di personalità che deve far ben sperare. Perché per la Ternana rappresenta un passo avanti, rispetto alla balbettante prova col Pescara.

Consolidare i miglioramenti e crescere nell’integrazione dei nuovi acquisti: ecco le priorità di Ignazio Abate

Preso il campo, forse la Ternana ha giocato meglio in 11 contro 11 che col Pontedera con un uomo in meno. Ma quell’espulsione è figlia del gioco avvolgente della squadra di Abate e della capacità di Cicerelli (che aveva già colto una traversa) di puntare e saltare l’uomo. E poi, per una squadra concava come quella toscana, che ha accettato in casa propria di aspettare e ripartire, quel rosso non è che abbia cambiato poi tanto. Si è riorganizzata, la compagine dell’ex Agostini, e si è messa dietro a cercare di ripartire, senza fare troppe concessioni al bel gioco.

Dalla sua la Ternana è stata brava a non cadere nel tranello, e anche questo è un passo avanti. Ha colto un palo con Corradini in slalom e ha trovato il gol, su un rigore netto, con un Cicerelli ritrovato. E poi, inserito Cianci all’esordio, ha chiuso virtualmente la partita con l’attaccante. Un gol, il suo, da punta essenziale, che vede la porta. Quello che era mancato sette giorni prima. Quello che Abate cercava dai tanti attaccanti che ha ruotato davanti.

Poi la forza della disperazione dei toscani. Una traversa e un gol regalato da un Tito annebbiato hanno fatto vedere le streghe. Ma basta questo per farsi la bocca amara dopo una vittoria (peraltro la prima del torneo) ottenuta in trasferta? Entrare velocemente nel mood della C farà bene a tanti. A giocatori e tecnico che devono sbrigarsi a consolidare i miglioramenti, eliminando qualche ricamino in nome della concretezza. Ma soprattutto a chi pensa che, chiamandosi Ternana, ci sia una specie di diritto divino che fa vincere facile con tre o quattro gol di scarto le partite.

Sveglia signori, siamo in serie C. E per chi non l’avesse ancora capito, in questo campionato si soffre. E le vittorie, compreso questo assunto, possono essere ancora più belle.