Alle 22.30 il telefono di Stefano Bandecchi, morto fino a un secondo prima, si rianima. E dall'altoparlante dello smartphone esce una fumata grigia tendente al bianco. Le parole del sindaco di Terni, che da giorni sta lavorando a una soluzione per salvare la Ternana Calcio dal rischio di non giocare il prossimo campionato di serie C e, addirittura, di scomparire dal calcio professionistico, sono perentorie.
"Ho sentito in giro cose sbagliate - attacca Stefano Bandecchi -. La verità è che stiamo lavorando per tentare di fare in modo che la Ternana abbia una normale gestione e non abbia sbandamenti di nessun genere e di nessun tipo. L'attuale proprietà, momentaneamente, sta garantendo tutto ciò che è necessario per il sostentamento del club".
In città si rincorrono voci. C'è chi dà l'operazione salvataggio per già conclusa. Chi scrive suisocial di sapere tutto. Ma il sindaco Bandecchi è categorico e riporta la vicenda nell'alveo di una trattativa complessa, che lo vede come grande animatore della ricerca di una exit strategy.
"Ci sono degli interessamenti grazie all'azione portata avanti in questa fase - afferma il sindaco e presidente della Provincia -. E' arrivata la manifestazione di interesse di una società quotata in Borsa, con oltre cento milioni di euro di fatturato e ottima capitalizzazione. Il management sta valutando con molta serietà e lavorando sui numeri in maniera assidua per decidere di entrare nel capitale della Ternana Calcio".
Una vera e propria due dilegence, insomma. Condotta evidentemente anche grazie alla disponibilità di Stefano e Maurizio D'Alessandro, attuali proprietari del club rossoverde, che fin qui non sono ancora usciti allo scoperto.
Fin qui, le parole testuali di Stefano Bandecchi. Non una virgola in più. Ecco allora che bisogna andare a cercare di interpretare il mood dell'ex patron rossoverde e inquilino di Palazzo Spada e provare a leggere tra le righe della sua dichiarazione. Innanzitutto, le frasi distensive nei confronti dell'attuale proprietà, dopo le invettive dei giorni scorsi. Quelle appena precedenti all'iscrizione al Consiglio federale che ha sancito l'iscrizione del sodalizio di via della Bardesca al prossimo campionato di serie C. E poi quelle proferite nell'ormai famoso "Discorso dell'Ascensore" a Palazzo Bazzani che hanno di fatto aperto la crisi della Ternana.
La carota dopo il bastone è un segnale importante per due ragioni. La prima: i D'Alessandro stanno collaborando con Stefano Bandecchi all'apertura del paracadute per la Ternana, specialità del sindaco di Terni ex parà della Folgore. Pur non essendo presenti in sede da settimane, con tutto il personale in ferie, i libri contabili sono stati messi a disposizione dei potenziali acquirenti in una data room. E siccome l'unico dirigente che in questo momento sta operando in via della Bardesca è il direttore operativo Giuseppe Mangiarano, è presumibile che sia proprio lui a tenere acceso il filo diretto con Stefano Bandecchi e a fare da pontiere tra le due parti.
La seconda: si aprono spiragli importanti per evitare che il prossimo primo luglio la Ternana non riesca a trovare quel milione di euro circa che serve per adempiere alle scadenze federali. Può essere interpretata così la frase del sindaco che ha sottolineato come "L'attuale proprietà, momentaneamente, sta garantendo tutto ciò che è necessario per il sostentamento del club". Un approccio positivo che fa sperare in una soluzione positiva della vicenda.
Nei giorni scorsi il sindaco Bandecchi, a margine della riunione dell'Osservatorio sulla sicurezza pubblica in Prefettura, aveva fatto trapelare che i possibili soggetti coinvolti nell'operazione di salvataggio potessero essere almeno tre, tra i quali un costruttore. Le parole di stasera, invece, stringono il campo a un solo potenziale "cavaliere bianco", un gruppo industriale basato nella Capitale e quotato a piazza Affari, che ha conosciuto una grande crescita negli ultimi quattro anni arrivando a quintuplicare il proprio fatturato.
Ma secondo indiscrezioni, più avanti, nel corso del tempo, potrebbe tornare nell'azionariato del club anche lo stesso Stefano Bandecchi, probabilmente a titolo personale e non con le sue aziende, con una quota simbolica del 4-5%. Chi lo conosce molto bene sostiene che il rossoverde gli è rimasto appiccicato addosso, nonostante un rapporto fatto di amore e tormento con una parte della tifoseria. E che la tentazione di tornare (seppure da azionista di minoranza) nella sede di via della Bardesca non gli sia mai passata.
Ma qui entriamo nel campo del desiderio e della passione, rispetto a quello dei fatti. Che chiudono la giornata con i toni di un grigio sempre più chiaro. Quello di una fumata che tende al bianco, in attesa di tingersi di rossoverde.