Sabato pomeriggio agrodolce per la Ternana di Fabio Liverani, che al “Liberati” ha impattato 1-1 contro la capolista Arezzo. Un punto che, se letto soltanto sulla carta, può sembrare positivo, ma che lascia anche un pizzico di rammarico: i rossoverdi hanno infatti dominato a tratti la partita, costruendo più occasioni degli avversari, ma non sono riusciti a chiudere i conti quando avrebbero potuto. Il gol di Pietro Cianci, il più classico dei gol dell’ex, ha fissato il risultato sull'1 a 1.
La Ternana di Liverani è apparsa ancora una volta in crescita. Una squadra che inizia ad assomigliare sempre di più all’idea di calcio del suo tecnico: solida, coraggiosa, con la voglia di imporre il proprio gioco. Già dall’approccio si è capito che i rossoverdi non avevano intenzione di subire la capolista, ma di affrontarla a viso aperto.
Pressing alto, linee compatte, e un centrocampo finalmente capace di dettare i ritmi. In questo senso, Mattia Proietti ha brillato più di tutti: rientrato dopo settimane di stop per una fastidiosa fascite plantare, l’ex Gubbio ha preso in mano il pallone e la squadra, orchestrando le trame di gioco con lucidità e personalità. Una prestazione che fa ben sperare per il prosieguo della stagione.
Ma ridurre il tutto a un singolo protagonista sarebbe ingiusto. La Ternana è apparsa squadra vera, dentro e fuori dal campo. Da chi ha iniziato il match a chi è subentrato, tutti hanno offerto un contributo concreto. Merito di Liverani, che sta riuscendo a creare un gruppo coeso, capace di reagire alle difficoltà e di affrontare con maturità ogni avversario.
Il vantaggio, firmato dal solito Dubickas, è stato il manifesto di questa crescita collettiva. Azione corale, costruita da destra a sinistra: cross di Ndrecka, sponda di petto di Ferrante, e girata al volo del lituano, precisa e imprendibile. Gol da manuale, ma soprattutto gol di squadra, sintesi perfetta di meccanismi che iniziano a funzionare. Con questa rete, Dubickas sale a quattro gol in sette presenze, arricchite da due assist: numeri che confermano la sua importanza nello scacchiere rossoverde.
L’unico rammarico è aver concesso il pareggio all’Arezzo in una delle rarissime disattenzioni difensive. Una palla vagante in area, una serie di rimpalli, e la zampata di Cianci, che da ex non ha perdonato. Un episodio isolato, ma sufficiente a togliere due punti preziosi. Eppure, se si guarda il bicchiere mezzo pieno, la sensazione è che la Ternana sia sulla strada giusta: la prestazione c’è, la fiducia cresce, e il pubblico lo ha percepito chiaramente.
Se il campo ha decretato un pareggio, il vero vincitore del “Liberati” è stato l’unico tifoso (foto Arezzo24.net) dell’Arezzo presente nel settore ospiti. Da solo, in mezzo a spalti vuoti, armato soltanto di una maglietta e una bandiera, ha incitato la sua squadra per novanta minuti, incurante della solitudine e del silenzio intorno. Il suo canto, quasi simbolico, ha rievocato un calcio antico, fatto di passione, appartenenza e fede.
La sua presenza è stata possibile solo per un cavillo: il divieto di trasferta imposto dal questore di Terni, Antonietta Orlando, dopo gli scontri del settembre 2024 tra le due tifoserie, ha riguardato tutti i residenti nella provincia di Arezzo. Lui, evidentemente domiciliato altrove, è riuscito a varcare i cancelli dello stadio e a rappresentare da solo un’intera città.
In un calcio che corre veloce, tra diritti televisivi, business e stadi sempre più freddi e distanti, quella figura solitaria ha riportato tutti con i piedi per terra. È stata la fotografia più pura della giornata: un ragazzo che canta da solo, spinto solo dall’amore per i suoi colori.
Un gesto semplice, ma potente. Di quelli che ricordano a tutti che il calcio, prima di essere un’industria, è ancora un sentimento.
Mentre in campo Ternana e Arezzo si affrontavano a ritmi alti, tra agonismo e qualità, sugli spalti si consumava una scena che valeva più di qualsiasi gol. Quell’unico tifoso, con la sua voce che rimbombava nel settore ospiti, ha dimostrato che la fede sportiva non si misura con i numeri, ma con la passione.
Nel calcio moderno, dove spesso la distanza tra tifosi e giocatori sembra incolmabile, la sua storia è una boccata d’aria fresca. Ricorda che l’amore per una squadra non ha bisogno di riflettori, di cori organizzati o di coreografie spettacolari: basta esserci, anche da soli, con una bandiera e una voce roca.
E forse è proprio questo il messaggio più bello della giornata: in un pareggio che lascia alla Ternana la consapevolezza di poter puntare in alto, e all’Arezzo la certezza di essere squadra solida, il vero trionfatore è stato un ragazzo che ha creduto nel valore più autentico del calcio.