Nel corso dell’udienza del giugno 2025, il sostituto procuratore Gemma Miliani ha chiesto la condanna a 12 anni di reclusione per Kamal Ennouri, 35enne di origini marocchine. Ennouri è accusato di tentato omicidio della moglie e di lesioni aggravate nei confronti della loro figlia di cinque anni. I fatti contestati risalgono al 14 giugno 2024: secondo l’accusa, nella casa di famiglia a Tuoro sul Trasimeno l’uomo, da cui la moglie stava per separarsi, avrebbe sferrato diciotto coltellate alla donna, ferendola gravemente al torace e all’addome.
Nello stesso attacco la bambina è stata colpita alle gambe dai fendenti. L’aggressione si è conclusa con Ennouri in fuga: pochi minuti dopo i carabinieri l’hanno rintracciato tra le strade del paese, ancora sporco di sangue, e lo hanno arrestato.
La violenza è esplosa nella notte tra il 13 e 14 giugno 2024 nell’abitazione di via Console Flaminio a Tuoro sul Trasimeno. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Kamal Ennouri ha accoltellato la moglie 18 volte. La donna è stata raggiunta al torace e all’addome, e l’uomo ha continuato a colpirla anche quando era già a terra. Solo l’intervento immediato dei soccorsi ha impedito che le ferite si rivelassero mortali.
Nell’aggressione è rimasta coinvolta anche la loro figlioletta di cinque anni: la bambina, che la madre teneva in braccio, è stata ferita alle gambe da alcuni fendenti. La primogenita della coppia, anch’ella presente in casa, non ha riportato ferite gravi. Madre e figlia sono state trasportate d’urgenza in ospedale e sottoposte a delicati interventi chirurgici per le lesioni riportate. Le autorità hanno confermato che entrambi gli interventi si sono resi necessari per salvare la vita alle vittime.
La piccola, di soli cinque anni, si trovava in braccio alla madre al momento dell’attacco. Alcuni fendenti hanno raggiunto la bambina alle gambe, causandole ferite che hanno richiesto cure mediche immediate. Nonostante la gravissima situazione, la bambina è stata stabilizzata e non è in pericolo di vita.
Il processo a carico di Ennouri si sta svolgendo con rito abbreviato davanti al giudice per l’udienza preliminare Simona Di Maria. Nel corso della requisitoria del 5 giugno, il pubblico ministero Miliani ha ricostruito l’accaduto e chiesto una pena di 12 anni di reclusione. Secondo l’accusa, il movente sarebbe stato un litigio scaturito da motivi futili legati alla gelosia. Miliani ha sottolineato la brutalità del gesto: le carte processuali evidenziano come solo la prontezza dei soccorsi abbia impedito il decesso della donna. La richiesta di condanna è dunque arrivata al termine della requisitoria, all’interno del procedimento abbreviato ormai giunto alle fasi conclusive.
In aula l’avvocato difensore Donatella Donati ha chiesto la riqualificazione del fatto da tentato omicidio in lesioni. La difesa sostiene infatti che Ennouri avrebbe cessato spontaneamente l’azione violenta (“recesso attivo”) prima del compimento del delitto. Se riconosciuto, il recesso attivo potrebbe attenuare la responsabilità penale dell’imputato. Il giudice Simona Di Maria ha rinviato la conclusione del processo: le repliche delle parti e la sentenza finale sono fissate per il mese di luglio.
La conclusione del processo è attesa per il mese di luglio, quando il giudice per l’udienza preliminare emetterà la sentenza. Restano aperti gli interrogativi sulla possibilità di un’attenuazione della pena richiesta dall’accusa. Il caso continua a destare forte attenzione mediatica per la gravità dei fatti e per l’impatto sulle vittime, entrambe sopravvissute a un evento tragico.