18 Feb, 2025 - 14:50

Tenta estorsione anche se sta ai domiciliari. Donna del perugino finisce in carcere

Tenta estorsione anche se sta ai domiciliari. Donna del perugino finisce in carcere

A molti sarà capitato di imbattersi in un oggetto smarrito dal proprietario. Un mazzo di chiavi, un portafoglio o magari anche un gioiello. In questi casi, piuttosto comuni, chi entra in possesso di un bene altrui deve seguire una precisa procedura consegnando quanto rinvenuto o alle autorità come Carabinieri e Polizia oppure direttamente all'Ufficio oggetti smarriti del Comune. Questo perché altrimenti si rischia una denuncia penale per appropriazione indebita.

Un caso ancora peggiore capita quando a fronte del ritrovamento, chi ne è entrato in possesso pensi di poter avanzare pretese, richiedendo qualcosa in cambio. La restituzione è infatti un dovere e non può essere soggetta a forme di "ricompensa" a meno ché non sia il proprietario a volerlo fare di sua spontanea iniziativa. In questi giorni un uomo del perugino è rientrato nel caso di cui sopra, vedendosi chiedere una ricompensa da una donna che aveva ritrovato il suo portafogli. Lei però è finita in carcere.

Evasione e tentata estorsione: all'origine ci sono dei pagamenti sospetti in una ferramenta

Le indagini dei Carabinieri erano partite quando l'uomo aveva denunciato lo smarrimento di documenti e carte di credito. Il malcapitato aveva notato che proprio dalle sue carte erano stati effettuati dei pagamenti in una ferramenta della città. Così si era rivolto all'esercizio commerciale che aveva rintracciato l'autrice dei pagamenti la quale, in un apparente moto di generosità, si era anche offerta di aiutarlo a ritrovare portafogli e documenti.

Da lì era cominciata una pantomima che la donna aveva inscenato con lo scopo di farsi "ricompensare" dal proprietario prima di rendergli il portafogli. Da quanto emerso dalle indagini sembra che lei lo avesse contattato più volte. Inizialmente con l'intento di restituire i documenti, ma aveva poi avanzato in più occasioni la richiesta di una somma di denaro come compenso. L'uomo si è rifiutato e a quel punto si è rivolto ai Carabinieri.

Arrestata in flagranza, commette un duplice reato

Per non lasciare spazio a dubbi i Carabinieri si sono organizzati predisponendo un servizio mirato presso la fermata del Minimetrò del "Pincetto". Giunta sul posto con la promessa di farsi consegnare il denaro ingiustamente richiesto, è stata arrestata proprio mentre lo riceveva. L'accusa però riserva anche una sorpresa. A carico della donna, una 39enne, oltre all'estorsione c'è anche l'evasione perché mentre architettava la prima, si trovava infatti agli arresti domiciliari. Ora per lei si sono aperte le porte del carcere di Capanne.

Che cosa rischia chi commette estorsione

Nell'ordinamento giuridico italiano il reato di estorsione è regolato dall'articolo 629 del Codice Penale. Commette estorsione "chiunque mediante violenza o minaccia, costringendo taluno a fare o ad omettere qualcosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno". La pena prevista va dai cinque a 22 anni di reclusione in presenza di particolari aggravanti, oltre a una multa da mille fino a 18mila euro.

L'estorsione è un reato piuttosto comune perché può essere potenzialmente commesso da chiunque. L'elemento chiave è la minaccia, verbale, fisica o anche scritta, che ingenera in chi la subisce un timore tale da costringerlo a pagare. L'evenienza più comune è il versamento di una somma di denaro come nel caso di cui sopra.

Ci sono anche casi più sottili in cui l'estorsione si configura come omissione. Un esempio? Quando il proprietario di un immobile denuncia una locazione a un prezzo inferiore rispetto a quella effettivamente concordata con l'inquilino al fine di pagare meno tasse.

La storia dell'uomo che perde il portafogli e invece di vederselo restituire come farebbe ogni cittadino o cittadina di buon senso, finisce per essere vittima di una tentata estorsione è emblematica di quanto sia importante denunciare sempre questo tipo di reati. 

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Sara Costanzi
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