Il sistema carcerario umbro appare al collasso. Nella sera di San Silvestro al carcere di Spoleto un detenuto con le bombole del gas utilizzate per cucinare, ha appiccato un incendio nella propria cella. Per domare il rogo si è reso necessario l’intervento di molte unità della Polizia Penitenziaria. Il bilancio è stato di sei agenti portati in ospedale con prognosi varie per diversi giorni. Feriti anche due detenuti ricoverati in stato di osservazione oltre a altri due poliziotti anche loro in osservazione. Altri agenti e detenuti sono stati curati dalla struttura sanitaria interna dell’ospedale. Un episodio definito “gravissimo” dal garante dei detenuti della Regione Umbria, Giuseppe Caforio. Che però sembra essere solamente la punta di un immenso iceberg. Nei giorni del 31 dicembre e di oggi, primo gennaio, nuove tensioni si sono verificate anche nel carcere di Terni. A denunciare la situazione è il Sappe, il Sindacato autonomo polizia penitenziaria.
Tensioni al carcere di Terni, cosa è accadendo
Sono giorni di “alta tensione” per le carceri umbre. Dopo l’episodio di Spoleto, complici anche le festività, si aggiunge la Casa Circondariale di Terni dove ha avuto luogo l’ennesimo episodio di violenza. A spiegare come sono andate le cose è Fabrizio Bonino, segretario umbro del Sappe.
“A Spoleto, un detenuto marocchino lavorante – si legge nella nota dell’organizzazione sindacale – ha fatto esplodere una bomboletta messa sopra un fornellino all’ingresso della sezione transito: poi ha dato fuoco agli indumenti rendendo inagibili due celle. Due poliziotti sono rimasti intossicati e sono stati dimessi stamattina mentre è da rilevare l’intervento dei vigili del fuoco ieri sera intorno alle 21.30 oltre a tre ambulanze in via precauzionale“.
Nella stessa notte nel carcere di Terni accadeva un’altra escalation di follia. “Tre detenuti marocchini della sezione G – prosegue Bonino – hanno devastato la sezione, rompendo anche le telecamere, preso a calci e pugni il poliziotto di servizio e cercato di entrare in infermeria“.
Ma purtroppo non è finita lì. La situazione è ulteriormente degenerata andando completamente fuori controllo. “Non riuscendoci – spiega il sindacalista – uno di loro è sceso in sorveglianza generale, ha devastato il piano terra e, bloccato, ha minacciato un collega mettendogli un pezzo di vetro sotto al collo“.
Troppe aggressioni in carcere, il Sappe denuncia una situazione ingestibile
È grande la frustrazione nelle parole di Bonino, profondamente “sconfortato – di fronte ai – numerosi appelli del Sappe rimasti lettera morta a fronte di una situazione penitenziaria regionale grave, pericolosa ed allarmante“.
Da queste stesse pagine in più occasioni ci siamo occupati di episodi analoghi che dimostrano come gli agenti di Polizia Penitenziaria siano spesso costretti a lavorare in condizioni estremamente precarie. I fatti di Spoleto e di Terni appaiono infatti come l’ultimo anello di una lunga catena di violenze che avvengono nelle carceri umbre.
Tensione al carcere di Terni, a ottobre e ad agosto episodi analoghi
Ad ottobre nell’istituto di pena ternano un detenuto tunisino aveva tentato di aggredire un agente per poi danneggiare le telecamere della sezione di media sicurezza. Anche in quel caso il Sappe aveva lanciato l’allarme, denunciando l’inadeguatezza degli strumenti a disposizione degli agenti per contrastare un fenomeno in crescita costante.
Un altro appello era stato giunto alla fine di agosto dopo un’altra violenta aggressione con calci e pugni contro un poliziotto da parte di un detenuto di origine magrebina. In quel caso erano stati gli altri detenuti a porre fine alla violenza che, prevedibilmente, avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi. In quell’occasione Bonino aveva parlato di una situazione paradossale in cui la tutela dell’ordine all’interno dell’Istituto di pena di Terni era stata “affidata alla bontà dell’intervento dei detenuti“.
A rendere il quadro ancora più mortificante, c’era l’assordante silenzio da parte delle istituzioni. Donato Capece, segretario generale del Sappe, aveva sottolineato come nessuno si fosse mosso per dimostrare almeno un po’ di solidarietà all’agente aggredito. Anche le autorità della Giustizia erano rimaste in silenzio.